L'ora del ping pong nello spazio

L'ora del ping pong nello spazio Un articolo dell'ex segretario di Stato Henry Kissinger: guerre stellari e gambero russo L'ora del ping pong nello spazio Anche per la smilitarizzazione del cosmo l'Urss farà ricorso alla diplomazia retrospettiva: resta da vedere se Washington accetterà di discutere preliminarmente sulle armi difensive - Forse è impossibile chiudere tutte le «finestre spaziali»: resta perciò valida la necessità di poter contare su basi terrestri per la difesa dei missili balistici intercontinentali ■ L'enigma dei Paesi nucleari terzi (Segue dalla l'pagina) 1 sovietici sono stati insistenti nel chiedere il bando delle armi difensive nello spazio fino a quando la tecnologia americana è stata supcriore. Sono stati ambigui o silenziosi sui sistemi difensivi piazzati a terra sui quali banno condotto ricerche approfondite (sembra che stiano costruendo dei radar che violano lo spirito e quasi sicuramente anche la lettera del trattato ÀBM). Pochi fatti, per favorire la comprensione del problema: un trattato ora limita per ambedue le superpotenze le basi a terra di missili ABM. Gli Stati Uniti hanno smantellato unilateralmente le loro. 1 sovietici le hanno mantenute e hanno accresciuto la ricerca sulla tecnologia tradizionale. Cìli Stati Uniti stanno conducendo ricerche pei un nuovo sistema capace di distruggere le testate in arrivo dallo spazio nìa avrebbero anche bisogno di alcune basi difensive a terra, capaci di intercettare i missili in arrivo. Costruire un sistema del genere significa rinegoziare o abrogare il trattato ABM. Non mi sono ancora fatto un'opinione precisa su quale dovrebbe essere in definitiva la posizione degli Stati Uniti su questo problema. Quando lessi per la prima volta il discorso di Reagan sulle «guerre stellari» non ne fui per nulla entusiasta. Come uno degli artefici del trattato ABM esistente, istintivamente resistevo all'idea che fosse modificato. Inoltre una difesa totale della popolazione civile — che sembrava implicito in quel discorso — è un miraggio. Anche una difesa effettiva al 90 per cento permetterebbe ancora il passaggio di ordigni in quantità sufficiente per distruggere in proporzione inaccettabile la popolazione degli Stati Uniti. Riflettendo, quell'argomento mi è sembrato sempre più inconsistente. L'era nucleare costringe I' uomo di Stato a navigare tra il. cinismo che riduce gli stermini di massa ad una equa/ione matematica dei tecnici e il nichilismo che abdica di fronte al totalitarismo in nome della sopravvivenza. Da quando c stato firmato il trattato ABM è risultato chiaro che basarsi su una strategia di reciproco annullamento fondata sull'inesistenza di armi offensive solleva complessi problemi politici. Un presidente ha il diritto di esporre per sempre la gente ai capricci di decisioni imprevedibili? Una siffatta tendenza comporta la quasi certezza di una crescita del pacifismo o il rischio di un olocausto come risultato di un errato calcolo della escalation graduale delle crisi periferiche. Anche ammettendo, come io penso, che una difesa «totale» della popolazione americana sia quasi certamente irraggiungibile, l'esistenza d'un si¬ stema difensivo del genere significa che l'aggressore deve cercare di eliminarlo. lì questo complica massicciamente i suoi calcoli. Qualsiasi cosa che aumenti il dubbio ispira esitazione c aumenta l'elemento deterrente. L'evidenza diventa più forte se si pensa alla difesa dei missili balistici intercontinentali (ICBM). La salvaguardia della popolazione civile dovrebbe essere garantita a circa il cento per cento, mentre una difesa che proteggesse anche soltanto il 50 per cento dei missili con base a terra e delle basi aeree accrescerebbe ancor più il potere di dissuasione. L'incentivo per il «primo colpo» sarebbe sensibilmente, forse decisivamente, r^ptto^ejUD/^resMrc sapesse clic meta dei missili ICBM avversari soprawiverebbc a ogni prevedibile attacco. C'è poi il problema dei Paesi nucleari terzi, cioè di quelli che, oltre Stati Uniti e Unione Sovietica, hanno potenzialità nucleari. 1 ragionamenti e gli scrupoli che sono del tutto normali per le società industriali avanzate non sono persuasive nella stessa misura per Icadcrs del genere di Gheddafì. Per quanto difficile da concepire nei confronti delle superpotenze, una difesa totale delle popolazioni contro attacchi nucleari dei Paesi nucleari tei zi potrebbe essere realizzabile prima del Duemila. l'orse l'argomento più forte è l'effetto positivo che un sistema di difesa missilistica avrebbe sul controllo degli armamenti. La teoria del controllo degli armamenti è ora ad un punto morto. Lo stallo dei negoziati riflette un blocco dell'immaginazione. Le riduzioni proposte dall'Amministrazione Reagan contribuiscono poco alla stabilità. Il congelamento, che rappresenta I! alternativa, lascerebbe irrisolti i problemi da affrontare. Un progresso in questo senso richiede una riduzione del numero di testate di dimensioni inconcepibili fino a quando la bilancia strategica dipende interamente dalle ai mi offensive. Nelle condizioni attuali e relativamente piccolo il margine di riduzioni che può essere controllato. Tali riduzioni sono pericolose perche semplificano i calcoli dell'aggressore, oppure diventano irrilevanti in quanto lasciano un residuo, ampio numero di testate. Se tuttavia le testate strategiche di ambo le parti fossero ridotte a poche" 'centinaia' — una quantità astronomicamente inferiore a tutte quelle finora considerate — la parte capace di occultare un migliaio di testate sarebbe in grado di disarmare l'avversario con un attacco a sorpresa, o di ricattalo fino a costringerlo alla resa. Ma con un sistema di difesa adeguato sarebbe necessaria una quantità assai più grande di testate per una sortita strategica decisiva, 'e tale quantità potrebbe essere rilc- vata in anticipo. Considero questi argomenti decisivi rispetto a tre proposte: — gli Stati Uniti non dovrebbero fidarsi molto della smilitarizzazione dello spazio; — gli Stati Uniti dovrebbero procedere attivamente nella ricerca e nello sviluppo, accantonando la moratoria; — gli Stati Uniti dovrebbero essere pronti a negoziare il controllo di tutte le armi difensive; Prima che gli Stati Uniti si fidino dello spiegamento effet¬ tivo delle superarmi occoric rispondere alle seguenti questioni: — I;' possibile progettare un sistema di missili balistici di difesa che valga in primo luogo a salvaguardare le forze di rappresaglia o che possa essere usato contro Paesi terzi nucleari dal compottamento imprevedibile? — Se un tale sistema limitato di difesa diventasse partedi un accordo sul controllo delle armi, come si potrebbero stabilire i limiti e come si po- trebberò attuare le verifiche? - Gli Stati Uniti potrebbero evitare scappatoie per ulteriori espansioni di una difesa ad ampio raggio? - Un tale sistema sarebbe destabilizzante perché indurrebbe al «primo colpo» e perché farebbe affidamento sulla difesa per assorbire la reazione avversaria? (In teoria non dovrebbe essere così se ambedue le parti avessero un sistema difensivo relativamente limitato). — In un tale contesto quale sarebbe il basso livello appropriato delle forze offensive per determinare un progresso verso un reale controllo degli armamenti, che è sfuggito per un decennio agli Stati Uniti? — Oppure la difesa strategica ad ogni livello distrugge tutte le speranze di un equilibrio? Il veto dibattito ci sarà dopo le elezioni americane. Teoricamente, ambedue le superpotenze dovrebbero essere interessate alla prevenzione di un conflitto dovuto a calcoli errati e al ricatto nucleare da parte di potenze atomiche terze. E nessuna delle due parti può guadagnare dal perseguimento di vantaggi unilaterali. Cosi, la ripresa dei negoziati non sarà un test d'ingenuità, ma di maturità politica. Sembra ci sia una sensazione generale di precarietà, sia fisica che psicologica, nei confronti di un equilibrio fondato su un ampio sistema incontrollato di armi offensive. Da questa analisi si deduce che un sistema limitato di difesa — ancora da mettere a punto — accoppiato ad un approccio rivoluzionario alla riduzione delle atmi offensive attraverso un accordo potrebbe far progredire gli Stati Uniti verso lo sfuggente obicttivo della stabilità. Resta da vedere se all'interno gli Stati Uniti potranno superare il dibattito fatto di slogan e, sul piano internazionale, se le superpotenze potranno passare, nella ricerca della pace, dalle polemiche all' impresa comune. Henry Kissinger Copyright «I.. A. limi". Suidicuti.) '• e per l'Italia ci.a Stampati .. £3 Henry Kissinger in una caricatura di David Irvine (Copyright N.Y. Rcvlew of Books. Opero Mundi e per l'Italia -La Stampa-)

Persone citate: David Irvine, Henry Kissinger, Reagan