SPECIALE SMAU

A Milano il panorama dell'ufficio che s'affaccia sul ventunesimo secolo SPECIALE SMAU A Milano il panorama dell'ufficio che s'affaccia sul ventunesimo secolo Una ventunesima edizione dello Smau tutta rivolta alle soglie del prossimo secolo, il ventunesimo, appunto con una coincidenza di cifre che potrebbe sembrare in odore di cabala. Ormai è di indiscussa importanza e le sue dimensioni lo pongono sicuramente in Italia al primo posto tra le fiere del settore ufficio e allo stesso livello di rassegne prestigiose come il CeBlt di Hannover o il Sicob di Parigi. L'internazionalità dello Smau aumenta e si consolida di anno in anno come è dimostrato dai dati: su oltre 82.000 visitatori dell'anno scorso (quest'anno i previsti sono almeno 90.000), ben 5000 prò- vengono dall'estero. Su oltre 1100 espositori 600 sono case estere; su 250 giornalisti accreditati ben 40 vengono dai più disparati angoli della Terra (dalla Jugoslavia al Brasile, dalla Germania alla Svezia, dall'Inghilterra al Canada, dall'Austria agli Stati Uniti, al Giappone). L'area esposltlva coperta quest'anno è di 90.000 mq con un incremento del 30 per cento rispetto all'anno scorso. Ma non sono tanto queste le cose importanti quanto le attestazioni di apprezzamento che all'organizzazione dell' esposizione sono giunte da parte di autorità del settore Usa, francesi e tedesche. Da quest'anno, poi, la Gemufficlo, l'ente che organizza lo Smau, ha ottenuto in base alla legge regionale dalla Regione Lombardia 11 riconoscimento ufficiale come Ente Fieristico, il che va ad aggiungersi alla qualifica di internazionalità che lo Smau ha ottenuto da oltre 20 anni dal ministero dell'Industria e del Commercio. Contrariamente alle altre edizioni dello Smau, questa del 1984 non sarà affiancata dall'Eimu, Esposizione Internazionale del Mobili per l'Ufficio che diventa biennale e, dal prossimo anno, sarà tenuta tutti gli anni dispari. La decisione è stata presa dai due enti patrocinati dell' Elmu, Gemufficlo e Cosmit, a conclusione di sondaggi effettuati sugli espositori e sui visitatori del settore che, a grandissima maggioranza, si sono espressi per la biennalità dell'esposizione. Dall'alto del loro successo, e quindi senza il sospetto che parlino per timore di flessioni, 1 responsabili dello Smau, e per primo il presidente Gian Luigi Hugnot, ammoniscono contro un proliferare eccessivo delle esposizioni. «Fiere e mostre — dice Hugnot — nacquero storicamente per supplire alla carenza delle comunicazioni e al molti ostacoli che si frapponevano al movimento degli uomini e delle merci. Oggi la nostra società, detta dell'informazione, ha visto l'esplosione delle complessità. Ma oggi che la gente vive eventi lontani in tempo reale e può spostarsi da un continente all'altro nello spazio di ore potendo contare su una crescente rete di banche dei dati, la funzione della fiera "tout court" parrebbe conclusa, se non sussistesse evidentemente un bisogno di rapporti interpersonali diretti e la visione dei beni e dei servizi in un contesto appropriato com'è, per sua natura;'un salone specializzato che fa propri anche gli stumentl tecnologicamente avanzati: •Se un pericolo sembra esistere oggi non è dunque quello della morte delle fiere, ma di un loro eccessivo numero. Chiediamo — ha aggiunto 11 presidente dello Smau — ancora una volta che queste mostre settoriali cosi altamente specializzate vengano al più presto regolamentate a livello regionale e statale centrale perché comprendiamo il continuo disagio degli operatori del settore e il disorientamento dei visitatori: Il giro di affari del settori merceologici al 21° Smau (esclusi dunque 1 mobili per ufficio) si è aggirato sui 9200 miliardi con un incremento del 19,5 per cento rispetto al 7700 dell'anno precedente. Il tasso medio di sviluppo del settore Informatico e di quello delle telecomunicazioni è stato, nell'82 come nell'83, su- pertore al 23 per cento e quindi In linea col trend di sviluppo degli anni successivi al boom dell'Edp. Il livello di crescita rimane comunque superiore a quello medio degli altri settori anche se, confrontato con 11 resto del Paesi industrializzati, non appare molto elevato. In rapporto al prodotto nazionale lordo 11 mercato dell' elettronica sembra ancora ristretto, meno del 2 per cento contro il 5 delle quote delle nazioni occidentali e ciò mentre le importazioni si avvicinano da anni al 40 per cento. Un limite, quel più 20 per cento di valore delle apparecchiature Installate, che nasconde una realtà consolidata ormai da qualche anno e che pare confermata anche per il 1983 a causa della lentezza del decollo dell'economia. L'Italia si presenta oggi come un Paese sufficientemente informatizzato nonostante permangano alcuni ritardi e carenze come la mancanza di sensibilità per i problemi delle tecnologie avanzate, gli squilibri settoriali nella diffusione dell'informatica; i ritardi nell'avvio del nuovi servizi di telecomunicazioni e la generale carenza nella formazione di specialisti. Tra i segmenti di mercato più dinamici, si possono segnalare quello finanziario (principalmente banche e assicurazioni) e quelli della distribuzione e del servizi; proprio questi ultimi stanno crescendo con notevole progressione e stanno per lasciare le fasce più arretrate dell'utenza Informatica. Il rapporto Informatica-valore aggiunto va inserito in una prospettiva più ampia: il suo recupero, pur verificandosi già da oggi a valle nelle applicazioni dei sistemi informatici, è una condizione indispensabile per avviare il complesso processo della ripresa. E proprio In questo settore,, apparentemente poco collegato al livello di competitività generale, l'Italia sembra essere più penalizzata rispetto agli altri partner europei. Una valutazione Sirmi sottolinea le carenze delle strutture pubbliche nella formazione professionale dell'informatica. Alcune fonti prevedono che per il 1985 In Italia l'H per cento della forza lavoro sarà addetta all'infor¬ matica (oggi è ancora attorno allo 0,8); 11 problema di fondo sarà quello di organizzare In tempo reale corsi di formazione e di aggiornamento che consentano ad un numero sempre più vasto di cittadini di potersi specializzare nel sistemi di informatica e nel trattamento del relativo software. Con questi rapporti si conosce ora con precisione la reale situazione in rapporto agli altri Paesi. I dati consentono di formulare previsioni ottimistiche per 1 prossimi anni; certamente è necessario impostare subito una politica di sviluppo più dinamica e costruttiva: comunque non ci si potrà più nascondere dietro una presunta ignoranza della situazione. Non esiste più alcun punto di un'azienda che non possa essere facilmente meccanizzato e di conseguenza non esistono più impiegati e dirigenti che possano permettersi il lusso di non sapere cosa sta succedendo solo perché a loro non è ancora capitato. La diffusione di queste apparecchiature sempre meno costose e sempre più potenti, ma al tempo stesso sempre più facili da usare, continua a permettere al fornitori sia hardware sia software di dare un supporto concreto all'individuo, alla struttura professionale e all'azienda e quindi di creare o di continuare a creare una nuova forma di cultura informatica non fine a se stessa, ma che sia supporto alle esigenze di tutti I giorni e tenda all'aumento della produttività necessaria per rendere competitiva la nuova economia. Il dato più Interessante è che in Italia l'offerta di informatica hardware cresce come fatturato ma non si espande (come avviene negli altri Paesi europei) quanto a nuove Iniziative di largo respiro; il settore software mostra problemi di identità e di consolidamento: è questa una conseguenza di quelle carenze evidenziate prima. Tuttavia, e io confermano alcuni dati della bilancia dei pagamenti, contrariamente a quanto si ritiene il saldo negativo non è poi cosi eccessivo e vi è in alcuni settori qualche significativo contributo all'export (macchine per scrivere, macchine calcolatrici e alcune macchine per ufficio).

Persone citate: Gian Luigi Hugnot