Beirut auto-bomba devasta ambasciata Usa: trenta morti

Beirut, auto-bomba devasta ambasciata Usa: trenta morti L'attentato rivendicato dall'organizzazione islamica «Jihad» Beirut, auto-bomba devasta ambasciata Usa: trenta morti Un «camion suicida» con 175 chili di tritolo esplode dinanzi alla sede diplomatica - Ferito leggermente l'ambasciatore americano Bartholomew, scosso ma incolume il capo-missione inglese Miers - Fra le vittime un marine, oltre 70 feriti NOSTRO SERVIZIO BEIRUT — Per la terza volta nell'arco di 17 mesi, la terribile arma dei «camion suicidi» è scattata contro un obiettivo americano nel Libano. Come il 18 giugno 1983, giorno dell'attentato all'ambasciata Usa (costò 63 morti), e con la stessa tecnica usata nell'attentato compiuto quattro mesi dopo contro il quartier generale delle forze statunitensi del contingente di pace a Beirut Ovest (allora 1 morìnes uccisi furono 241), estremisti islamici hanno lanciato un'auto imbottita di tritolo contro i locali che ospitano la rappresentanza diplomatica della Casa Bianca, nella periferia nord-orientale della capitale. La tremenda deflagrazione ha provocato oltre trenta vittime ed una settantina di feriti. Fra questi vi sono l'ambasciatore americano Reginald Bartholomew ed il suo pari grado britannico David Miers. I due capi-missione stavano per concludere la riunione settimanale di consultazione, in una sala al quarto piano dell'edificio, situato nel quartiere di Awkar, quando, alle 11,40, l'esplosione li ha gettati a terra. Bartholomew, racconterà un funzionario dell'ambasciata, rimasto sepolto dai calcinacci, si è potuto liberare grazie all'aiuto subito prestatogli dal collega inglese. I due ambasciatori sono stati trasportati al vicino ospedale Abu Jawdeh. Il plenipotenziario americano, secondo quanto ha dichiarato a Washington il vicesegretario di Stato per il Medio Oriente, Richard Murphy, è rimasto lievemente ferito (pare al petto e ad una gamba) e verrà dimesso già oggi. Miers invece, che è stato visto dai giornalisti con il vestito imbrattato di sangue, se l'è cavata con un piccolo taglio al cuoio capelluto. «£' scosso ma incolume», dicono al Foreign Office, a Londra. I cittadini americani deceduti sono due, uno del quali era il marine di guardia all' ingresso della palazzina, e i feriti non meno di venti, quasi tutti appartenenti all'ufficio visti situato al pianoterra. Sulla dinamica dell'attentato numerosi testimoni hanno fornito versioni che confermano quanto purtroppo era successo nei due prece denti episodi. Un furgoncino con targa diplomatica olandese , che la polizia libanese sostiene avesse a bordo 175 chilogrammi di tritolo (carica calcolata sulla base dei danni dello scoppio, una buca larga otto metri e profonda tre), si è avvicinato alla barriera di cemento armato eretta intorno al caseggiato. Improvvisamente l'autista ha accelerato tentando di superare l'ostacolo, però la fulminea reazione dei servizi di sicurezza (comprendono «gorilla» americani ed inglesi) lo ha bloccato. I soldati hanno aperto il fuoco, uccidendo 1' uomo. Un istante dopo la carica è saltata in aria, facendo crollare la facciata dell'edificio. Mentre scattava l'allarme e decine di ambulanze della difesa civile e della Croce rossa cominciavano ad affluire nel¬ la zona, gli attentatori hanno telefonato all'agenzia Franca Presse rivendicando l'azione. -Parla Jihad-, ha detto l'interlocutore. •■Siamo dell'organizzazione claiìdestina della guerra santa islamica. Abbiamo dimostrato di mantenere le promesse, e cioè che nessun americano resterà vivo sul territorio libanese. Chiediamo ai libanesi di allontanarsi da tutte le sedi che ospitano uffici americani. Siamo e resteremo i più forti-. Bisogna ricordare a questo punto che 1*8 settembre la «Jihad islamica» aveva preannunciato con una serie di messaggi anonimi l'inten¬ zione di distruggere «un'installazione americana nel Medio Oriente- per protestare contro 11 veto opposto dagli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza dell'Onu sulla risoluzione che condannava la presenza delle truppe israeliane nel Libano del Sud. L'ambasciata americana si era trasferita il 2 agosto ad Awkar, abbandonando l'edificio sul lungomare della Beirut musulmana, attìguo alla sede diplomatica Inglese, e rlduccndo al minimo il proprio personale. Della sua protezione, dopo la partenza del soldati delle Forze multinazionali, si occupava un distaccamento di fanti di marina. Alle operazioni di soccorso, rese molto difficoltose dagli incendi appiccati dall'esplosione alle case vicine, hanno partecipato elicotteri della Sesta Flotta (molti feriti sono stati ricoverati nelle infermerie delle navi che si sono avvicinate nel frattempo alla costa), e li personale medico dell'esercito libanese. I cadaveri sono stati sparpagliati attorno all'edificio. e. st. Beimi. Un marine statunitense ferito nello scoppio riceve le prime curo (Tel. Associ a loci Press)

Persone citate: David Miers, Miers, Reginald Bartholomew, Richard Murphy