Stelle, strisce e nuovi eroi

Stelle, strisce e nuovi eroi UN'ONDATA DI PATRIOTTISMO ATTRAVERSA GLI STATI UNITI Stelle, strisce e nuovi eroi La vendita dì bandiere ha superato ogni precedente - Trionfano «giochi di guerra» e «He Man», pupazzo muscoloso in uniforme da commando - Studenti medi hanno chiesto in dono all'esercito 75 mila zaini - Storie di soldati, amore e onore decretano il successo di film e telefilm - Ma «Fautoesaltazione alle Olimpiadi è stata eccessiva» ha scritto Gregory Peck, e non mancano altre polemiche NEW YORK — Circola voce die le ragazze di Radcliff preferiscono gli uomini in uni/orme. Radcliff, die insieme con Harvard era l'università più -gauchisla» d'America, sta dunque attraversando un periodo di grande trasformazione. I ragazzi die fino a tre anni fa dicevano di essere «liberal» (52 per cento) adesso si sono trincerati su un modesto venti per cento. Un maggiore dei marines, attraversando in divisa le strade di Atlanta, ha notato die le automobili si fermavano per farlo passare, la gente sul marciapiede gli dava la precedenza e varie persone lo hanno accostato per complimentarsi della sua divisa, dello sbarco a Grenada, del tiastrino die lo indicava come reduce del Vietnam. Il maggiore si chiama Emory Hagan, ha 34 anni e ha fatto notizia perché Ila raccontato l'episodio in un discorso alle reclute. Ma se qualcuno fosse incredulo sull'Unprovvisa ondata di nuovo patriottismo in America, basta dare un'occhiata alle cifre. La vendila di bandiere (nove milioni in un anno) ha superato ogni precedente, moltiplicando per dicci le putite più alle del passato. Un'iniziativa dell'esercito americano per gli studenti di scuola media (regalare uno zaino a chi ne facesse richiesta) ha portato alla distribuzione di 75 mila zaini d'ordinanza in omaggio. Fra i giocattoli, trionfa He Man che turba le madri femministe, ma incontra un successo grandissimo fra i bambini: ..Il mio psichiatra mi ha consigliato di cedere», racconta una madre che era decisa a tenere duro, contro He Man, un pupazzo muscoloso in uniforme da «commando» che ha l'aria di sapersi sbarazzare di qualunque ostacolo. La cultura dominante suggerisce con forza anche Aquile Urlanti, un «gioco di guerra» die comprende un elmetto, una riproduzione molto accurata delitti. 16, un coltello da combattimento (lama di plastica), una mitraglietta Uzl (riproduzione del modello israeliano) e un tascapane pieno di .bombe a mano» che naturalmente non esplodono, ma sembrano vere. Posso testimoniare che la fine delle vacanze (con decine di migliaia di bambini che tornavano a casa dai campeggi) ha rtfèato una vera crisi, in molti aeroporti. Gli addetti alla sicurezza continuavano a trovare •mitragliatori» e granate nei bagagli di genitori stanchi, die cercavano di spiegare la nuova moda ai poliziotti male informati. In un caso, a Los Angeles, un'intera famiglia è stata messa al muro e tenuta sotto controllo con le pistole spianale finché è giunta una squadra speciale per esaminare «le armi». Come illustrazione del cambiamento, il Washin¬ gton Post ha pubblicato lo scorso ,, dicembre quattro grandi ritratti di un giovane fra i venti e i trent'anni. Nella prima immagine il giovane ha in mano una copia del giornale di musica Rolline Stoncs. Nella seconda mostra un periodico di ginnastica e sclf-improvcment. Nella terza si vede una copertina di Fortune, la prestigiosa rivista d'affari. E infine il giovane appare in tuta mimetizzata tenendo fra le mani un giornale che ha acquistato da poco: Prestigio e credi- billtà in America. Era una pubblicuzione per minoranze di avventurosi e di mercenari, un catalogo di armi da ordinare per posta. Ha triplicato le sue seicentomila copie e va forte anche tra gli studenti universitari dopo avere ripulito la veste editoriale e portato il centro dell'attenzione dall'amore per l'avventura all'amore per la patria. Quando ondate di questo genere attraversano un Paese, la televisione e il cinema ne sono il termometro e infatti le nuove serie delle grandi reti per il prossimo inverno prendono spunto da argomenti militari. Love and honor è risultata la più popolare e ha subito strappato indici altissimi di gradimento. Probabilmente si deve al fatto die gli accorti autori si sono tenuti lontani dagli eccessi di eccitazione del momento. Vi compaiono soldati calmi e maturi, preoccupati di essere buoni cittadini e di rispettare il sistema democratico, ci sono riabilitazioni attente sia degli ex combattenti del Vietnam die di coloro die avevano protestato contro la guerra, creando una atmosfera da -fratelli ritrovati» die. a quanto pare, il pubblico Ita gradilo moltissimo. «Alba rossa» Diverso è il caso del più popolare film per l'estate, Red Dawn (Alba rossa). Non è uno di quei successi accidentali che avvengono quando un piccolo film si impiglia inavvertitamente nella passione di massa. Red Dawn costa sedici milioni di dollari, dunque più di Fellini o di Lawrence d'Arabia, ed è un prodotto semplice nel disegno, grandioso nell'esecuzione e calcolato con cura. Una mattina all'alba il cielo del Colorado fiorisce di paracadute che all'improvviso si aprono a migliaia, a decine di migliaia. Sono le truppe russe e cubane che vengono a occupare gli Stati Uniti. Un gruppo di adolescenti sfugge alle retate degli invasori e dà inizio a una guerriglia destinata a non dar tregua ai sovietici. Evitando lo spettro atomico si può finalmente parlare di guerra senza paralizzare la fantasia o terrorizzare il pubblico. Gli eroi sono giovanissimi, cioè il gruppo più ansioso d'avventura e più lontano dalla storia. Per ogni soldato russo che cade sotto i colpi di fucile, di coltello, di karaté e di lotta libera di questi eroi ragazzini, il pubblico, quasi sempre di coetanei, si abbandona a una festa. Il film ha incassato finora sessanta milioni di dollari e, incurante delle stroncature unanimi della critica, avanza verso un traguardo che sembra destinato a superare Indiana Jones. Afa anche Indiana Jones viene listato da quasi tutti i commentatori fra l segnali del •nuovo patriottismo». L'eroe positivo è un americano protettore dei deboli. Gli è a fianco un piccolo vietnamita che evoca una, buona dose di ricordi con la sua faccino orientale e la sua decisione di non arrendersi mai. I nemici sono stranieri, identificati dall'accento, sbagliato, dalla cultura estranea e dal comportamento infido. La sfacciata simpatia del film di Spielberg fa di Indiana Jones un eroe speciale. Ma sono in mpjti a vederne anche il segno politico e a immaginare, alle spalle di Harrison Ford, bandiere che sventolano anche se non si vedono. La prova? Alla Convenzione repubblicana era molto popolare lo slogan (la scritta e il bottone e il manifesto) «E adesso, Indy, qual è la tua prossima mossa?». Si è creata, hanno spiegato i commentatori politici, un' identificazione inconscia, forse non voluta, ma ben visibile, fra patria, famiglia, vita, avventure, l'immagine stessa del Paese, e il comportamento spavaldo e tutto azione del nuovo eroe. Il sorriso simpatico e l'innocente capacità di impossessarsi di ciò che è -buono» certo non mancano a Indiana Jones. Ma questo fenomeno di impossessamento patriottico è avvenuto, secondo alcuni, non solo nel film, ma anche nella, vita. Per esempio nelle Olimpiadi. La rete televisiva Abc aveva acquistato la esclusiva mondiale dei Giochi. Ma il pubblico di tutto il mondo ha visto, giorno dopo giorno e gara dopo gara, quasi solo gli atleti americani e l loro trionfi. Per ogni vittoria americana la bandiera saliva sul pennone in sovraimpresstone sul volto dell'atleta intento a mormorare le parole dell'inno nazionale. Se fra i tre vincitori di una gara non c'era un americano (evento raro, d'accordo) la Abc rinunciava a riprendere la cerimonia. Altrimenti la faceva seguire da interviste volanti in cui centinaia di persone si accalcavano a dire davanti alla telecamera: «Non sono stato mai tanto orgoglioso di essere americano». Credo che sia fondata la difesa della Abc, «abbiamo servito il nostro pubblico». Un po' meno sportivo è stato il rapporto col resto del mondo, che ha visto celebrare un solo Paese. Un certo grado di stupore deve essere circolato anche in America, tanto da indurre il Los Angeles Times, cioè il giornale della, città olimpica, a pubblicare un'appassionata stroncatura sulle riprese televisive e poi, per due settimane, centinaia di lettere di lettori, come quella di Gregory Peck, l'attore: «Mi congratulo con il solo giornale che ha notato la nostra ossessiva autoesaltazione. Temo che la nostra esclusiva attenzione per gli atleti americani ci abbia portato a una celebrazione convulsa da scuola media piuttosto che a un giusto compiacimento dei nostri successi». Confusione? E' toccato al capo redattore da Londra del New York Times, R. W. Apple jr., di fare il punto sul nuovo sentimento che sembra dominare in America nell'ultimo anno. Da una parte, propone Apple, ci sono fatti veri: «Il momento storico, alcune fortunate vicende internazionali, la straordinaria ripresa economica, giustificano sentimenti di orgoglio, identificazione e amore del proprio Paese». Dall'altra c'è l'uso o l'effetto politico die può derivarne, e che non è la stessa cosa, ma una conseguenza delicata, da osservare con attenzione. «Il sentimento di orgoglio appartiene a tutti, ma può diventare bandiera' di alcuni. Un modo nobile di amare il proprio Paese può trasformarsi nell'accusa ad altri di essere "non patriottici"». «L'America, scrive Apple, non ha un re come gli inglesi e non ha un Presidente come gli italiani, un punto di riferimento del sentimento di identità che non si piega ai partiti. Siamo un Paese ricco di facce e di tradizioni diverse e per questo il Presidente Wilson inorgogliva gli americani con la frase: "Noi crediamo nella razza umana". C'è il rischio di una confusione fra patriottismo e conformismo. Da noi non è mal accaduto. Dunque possiamo sperare che non avvenga». ^0 Colombo lxts Angeles. Un venditore di bandiere americane durante le recenti Olimpiadi (Tel. Ap)