Caso David dal giudice di Marzio Fabbri
Caso David dal giudice PROCESSO La famiglia dello sciatore contro la Fisi Caso David dal giudice Chiesti i danni per il dramma di cinque anni fa - La prima udienza ieri a Milano MILANO — // calvario di Leo David, lo slalomista italiano in coma dal marzo 1979, è stalo ieri rievocato in un'aula di tribunale. Si trattava dell'inizio della causa civile promossa dai congiunti del giovane nei confronti del Coni, della Federazione Itm liana Sport Invernali, del suo presidente Arrigo Gattat, dei due sanitari Danilo Tagliabue e Massimo Palearì, rispettivamente presidente della commissione medico sportiva della federazione e medico federale, di Erich Demetz, vicepresidente della Fisi e re¬ sponsabile del settore tecnico per il quale David gareggiava, dell'allenatore Romeo Arrigoni e del direttore agonistico Josef Messner. A chiedere il risarcimento dei danni sono il padre, Davide, nominato dal tribunale jAosta tutore e legale rappresentante del figlio, la madre Martuccio Follis e la sorella Daniela. Non si parla ancora di cifre per il "danno patrimoniale passato e futuro», come recita la legge; sarà il giudice a fissare l'ammontare se giudicherà fondate le argomentazioni del congiunti dello sciatore. Ieri l'udienza è servita solo per la comparizione delle parti e i lavori veri e propri del tribunale sono stati rinviati al 4 dicembre prossimo. La tesi ripetuta dai familiari dello sciatore è che le condizioni di Leo David non sarebbero quelle attuali se fossero state adottate delle normali cautele. Come si ricorderà Leo, specialista dello slalom, in quella stagione di Coppa del Mondo 1978-1979 gareggiava anche in discesa libera più che altro per raggranellare punti e per com- pletore il proprio bagaglio tecnico e agonistico. Il 16 febbraio cadde durante un allenamento in preparazione alla discesa di Cortina d'Ampezzo valtda per il campionato italiano, picchiò la testa e in seguito a quell'incidente accusò dei disturbi. Parti ugualmente con la squadra azzurra per la trasferta americana e sulle nevi di Lake Placid, il 3 marzo, si afflosciò a 50 metri dall' arrivo, si rialzò e tagliò il traguardo. David scambiò qualche parola con il suo allenatore, poi perse la conoscenza e da allora — sono passati cinque anni — non è più uscito dal coma. Ritenendo la Federazione responsabile dell'accaduto, la famiglia David ha già promosso in passato una causa penale che però, visto il tempo trascorso, si concluse con una amnistia. Non era ormai più punibile il reato di lesioni gravissime di cui erano imputati Messner, Demetz e Palearì. Nella documentazione esibita nella prima udienza di questa causa civile i legali del David hanno prodotto una dichiarazione rilasciata dai dottori Poole e Holmes, che compilarono lo «Sfcl Center Accldent Report» subito dopo avere raccolto l'atleta in coma. Dicono i legali: «Si spera che qualcuno non voglia sostenere che i dottori Poole e Holmes hanno avuto allucinazioni uditive quando, interrogando gli accompagnatori della squadra Italiana e gli atleti, si sono sentiti rispondere che Leonardo David aveva patito problemi di equilibrio a partire dal trauma cranico subito a Cortina. I tecnici, i dirigenti di una organizzazione sportiva e 1 medici devono sapere che Tizio è idoneo a gareggiare solo quando non esistono dubbi di sorta sul suo stato di salute. La conclusione dei legali di Leo David è che «la caduta rovinosa a fine discesa verificatasi a Lake Placid fu causata dalle conseguenze endocraniche di una precedente caduta verificatasi il 16 febbraio. Tali conseguenze furono completamente ignorate dal responsabili della squadra e soprattutto dal medico: costoro fecero gareggiare Leonardo David In condizioni di non idoneità». Marzio Fabbri
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