Il pm ha chiesto otto anni per l'editore Bevilacqua di Claudio Cerasuolo

Il piti ha chiesto otto anni per l'editore Bevilacqua Conclusa la requisitoria al processo per bancarotta fraudolenta Il piti ha chiesto otto anni per l'editore Bevilacqua Per gli altri responsabili della «Editor» che gestì la Gazzetta del Popolo dal '75 all'81, proposte pene da 2 a 5 anni - «Disinvolto manager con potenti amicizie politiche» • Avrebbe distratto 4 miliardi Con la requisitoria dei pubblico ministero De Crescenzo contro i responsabili del fallimento della Editor, la società che gesti la Gazzetta del Popolo dall'ottobre '75 al luglio dell'81, si avvia a conclusione il processo che era cominciato il 3 aprile scorso alla prima sezione del tribunale (pres. Rita Garibaldi). Queste le pene proposte dal pm: 8 anni di reclusione per l'amministratore delegato Lodovico Bevilacqua, un 'manager venuto dal nulla», secondo la definizione di Bruno Tassan Din, testimone al processo; 5 anni per Carlo Kauffmann, responsabile del marketing, accusato in concorso con Bevilacqua di bancarotta fraudolenta e falso in bilancio; 5 anni di reclusione per i tre sindaci Maria Bertorelll, Mario Bassi e Marino Orsini, accusati di falso in bilancio; 2 anni, con le attenuanti generiche, per i due direttori amministrativi Carlo Alberto Corte-Rapis e Vincenzo Bergamo. OH imputati, tutti a piede Ubero (Bevilacqua ha ottenuto la libertà provvisoria nel giugno scorso), si sono presentati in aula, eccetto Kauf¬ fmann. Più provato di tutti, segnato in volto e Invecchiato nel giro di pochi mesi, è apparso Bevilacqua, 40 anni compiuti da poco, il personaggio su cui ruota la vicenda giudiziaria che ha segnato 11 penultimo e più sfortunato capitolo della storia di uno del più vecchi quotidiani Italiani, la Gazzetta del Popolo. Ha detto il pm De Crescenzo: 'L'affossamento della Gazzetta cominciò il giorno stesso che Bevilacqua acquistò la testata con i 500 mi¬ lioni che si era fatto anticipare dalla Sipra come compenso della pubblicità. Alte spalle, il disinvolto manager aveva potenti amicizie politiche (la più importante, quella con V onorevole Aldo Moro, allora presidente del Consiglio) ma nessuna solidità finanziaria». Non è stato facile per il perito d'ufficio De Oennaro ricostruire la contabilità della Editor, perchè, ha affermato il pm, «accanto ai conti ufficiali c'erano quelli in nero, fatture fasulle nascoste nell' ufficio milanese di Bevilacqua, conti personali sui quali venivano fatti affluire i finanziamenti al giornale e dai quali poi sia Bevilacqua sia Kauffmann prelevavano liberamente». Secondo De Cresclenzo, nel giro di sei anni, nelle casse della Editor entrarono finanziamenti per oltre 20 miliardi, accumulando però ben 31 miliardi di debiti. Quattro miliardi — sempre secondo 11 pm — finirono nelle tasche dell'amministratore delegato, 150 milioni in quelle di Kauffmann. Nessun dubbio sulla responsabilità del tre sindaci accusati del falsi in bilancio. Meno gravi le colpe dei due direttori amministrativi che tentarono senza successo di sottrarsi all'influenza dell' amministratore delegato e che hanno tenuto un comportamento processuale molto più lineare. Le arringhe del difensori, avvocati Chiusano, Zaccone, Oiordanengo, Accatino, Piecatti, Scaparono e Bovio di Milano, dovrebbero concludersi giovedì. Poi il tribunale si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza. Claudio Cerasuolo uuinnumuuuimm mi ninnili imi i u

Luoghi citati: Bevilacqua, Milano