C'era una volta il varietà tv elegante, fiacco e censurato di Ugo Buzzolan

C'era una volta il varietà tv elegante, fiacco e censurato Comincia su Raitre «Dadaunpa», 60 puntate di rievocazione C'era una volta il varietà tv elegante, fiacco e censurato La Rai rievoca se stessa. Con spirito critico o — ipotesi più attendibile — con sentimento e nostalgia? Dalla prossima settimana, martedì pomeriggio, prende il via su Raitre Dadaunpa (titolo tratto da una canzone delle Kessler), gigantesca retrospettiva del varietà televisivo in 60 puntate di un' ora ciascuna, quotidiane dal martedì al venerdì. Infaticabile topo d'archivio e paziente .archeologo, è ancora Sergio Valzania cui si deve l'altra grande antologia, quella sugli sceneggiati. Ma se il discorso sul vecchio sceneggiato tv non può essere che pacato, con un certo margine di indulgenza e di affetto, il discorso sul varietà Anni SO e 60 non può essere che polemico. La storia della rivista Rai di quel periodo non è mai stata scritta, ma se venisse scritta potrebbe essere lo specchio di una mentalità, di un costume, di una situazione politica, e la parola censura dovrebbe comparire in ogni pagina. La faccenda del mutandoni alle ballerine è significativa, ma è, in fondo, la cosa di minor conto. Chiaramente allora, su pressioni delle autorità di governo che subivano a loro volta pressioni da autorità e associazioni religiose, i dirigenti Rai erano ossessionati dall'idea dello spettacolo •per famiglie» il quale doveva escludere qualsiasi abbigliamento anche lontanamente piccante: quindi, almeno per i primi anni, ecco mutandoni o abiti lunghi alle ballerine, e davantini di pizzo per i seni prorompenti, e raccomandazioni di non inquadrare mai gambe e sederi femminili. Ma non è questo il punto più importante. La censura colpiva pesantemente i testi, e se Tognazzl e Vianello si sono in piccola parte salvati, è per il fatto che recitavano in diretta e che perciò nel copione vistato e approvato potevano di quando in quando infilare qualche battuta leggermente arrischiata. Comunque, tolti pochi esempi di satira sfuggita chissà come, la storia della rivista tv Anni SO e 60 è tutta una storia di tagli, di omissioni, di incidenti anche clamorosi. Pensiamo al varietà con Alba Arnova sospeso perché la ballerina aveva mostrato un lampo di mutandine (e perché si era osata una facezia sul ministro Tavlani); pensiamo al varietà Tempo di musica soppresso perché sfotteva blandamente il fascismo e le guerre fasciste; pensiamo a Dario Fo e alla Rame costretti ad andarsene da Canzonlssima perché il loro umorismo era giudicato irriverente... Non che parecchie riviste televisive non fossero realiz¬ zate professionalmente con validi interpreti e con notevole eleganza formale: il guaio del varietà sul video è sempre stato quello di avere uno spirito cauto, fiacco, convenzionale, così che non potesse offendere nessuna istituzione e nessun ^personaggio-. Questo era il panorama di ventanni fa, e non è da dire che oggi sia molto cambiato. L'ontologia — che in ogni caso contiene preziosi «documentU sottratti all'oblio e alla distruzione — comincerà con un pezzo curioso ma assolutamente innocuo, un recital di Odoardo Spadaro, baldo chansonnier, sessantenne; più avanti arriveranno Tognazzl e Vianello con il mitico Un, due, tre, ma è un peccato che di questa rivista sia andato perso quasi tutto e sia stato possibile recuperare soltanto tre puntate. Seguiranno Il mattatore core Gassman, Oiardino d'inverno con te Kessler, e Rascel, Delia Scala, Manfredi, Panelli ecc. ecc. Intanto proponiamo una terza antologia, che sarà la più istruttiva e la più divertente, sui TQ degli Anni SO e 60. Ma la Rai ci sta?' Ugo Buzzolan