Bonn all'ambasciatore «Andreotti si spieghi»
Bonn all'ambasciatore «Andreotti si spieghi» Convocato il nostro rappresentante diplomatico Bonn all'ambasciatore «Andreotti si spieghi» Energica protesta del governo della Repubblica federale Perché l'amministrazione Kohl ha reagito così duramente DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — I giudizi di Andreotti sulla «questione germanica» hanno punto sul vivo 11 governo di Bonn, che, ieri, ha subito convocato 11 nostro ambasciatore per «chiarimenti e spiegazioni ». Il riserbo delle fonti ufficiali, italiane e tedesche, è rigoroso, ma non occorre molta fantasia per comprendere che l'amministrazione Kohl vede nelle parole del nostro ministro degli Esteri uno schiaffo bruciante ad alcuni del suoi più sacri principi. Non vi sarà probabilmente una escalation di proteste, ma 11 corruccio di Bonn è evidente. Gli ambasciatori non vengono bruscamente chiamati per amichevoli scambi di opinione: e se lo sono, non se ne dà sempre notizia. In questo caso, invece, le autorità tedesche non hanno teso veli sulla convocazione, che ha avuto luogo alle 2,30 del pomeriggio. Mezz'ora circa è durato 1' incontro del sottosegretario agli Esteri, Meyer-Landruth con il nostro ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris. La parola spetta adesso a Roma. L'unico commento è quello attribuito dal' foglio popolare Bild Zettung al portavoce del governo Boenisch, commento gravido di pesante Ironia germanica: -Quello die viene attribuito al ministro degli esteri italiano, potrebbe non averlo detto così. Poiché nemmeno un italiano al volante di una Ferrari può, contro tutte le regole del traffico, svoltare così risolutamente intorno agli angoli della storia-. Con le sue frasi, Andreotti sembra aver colpito convinzioni e azioni della Repubblica Federale. Ha parlato di due Germanie, quando la Costituzione post-bellica di Bonn concepisce soltanto un' unica Germania e ancora oggi la Repubblica Federale nega alla Repubblica Democratica, nel diritto internazionale, lo status di Paese straniero. Si è augurato che le due Germanie restino divise, quando ogni governo, ogni politico, ogni autorità deve auspicare, sia pure retoricamente o ipocritamente, una riunificazione. Ha detto «no» al pangermanesimo, quando Bonn ripete, ogni giorno, che questo pangermanesimo è un'Invenzione di Mosca. Non basta. Andreotti ha dato altresì l'impressione di non considerare una calamità la mancata visita di Honecker alla Repubblica Federale. Un sacrilegio, per Bonn. Non sarà facile dare al governo Kohl e al pubblico tedesco convincenti -chiarimenti e spiegazioni-; Andreotti ha infranto troppi idoli. Bisognerebbe forse essere sinceri e rispondere che il ministro ha commesso il solo grave errore — indubbiamente grave, in diplomazia — di dire a voce alta ciò che tutti pensano. Tutti, da Washington a Londra, da Parigi a Mosca. Mario tinello
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