Dai falsi ad una crisi in Comune? Chieste le dimissioni della giunta di Alfredo Venturi

Dai falsi ad una crisi in Comune? Chieste le dimissioni della giunta Livorno, al centro d'un giallo che ogni giorno regala un nuovo capitolo, vive ore difficili anche sul piano politico Dai falsi ad una crisi in Comune? Chieste le dimissioni della giunta La notìzia della seconda beffa è arrivata come una bomba in municipio - Vacilla il monocolore pei DAL NOSTRO INVIATO LIVORNO — In questa incredibile estate del centenario di Modigliani, le notizie non vengono mai sole. Il 24 luglio, poche ore dopo che aveva ripescato la prima testa, la draga al lavoro nel Posso Reale raddoppiava 1 prematuri entusiasmi tirando su la seconda. Il 2 settembre mentre a Villa Maria si presentava il catalogo sulle -due 'pietre ritrovate, da Milano arrivava la notizia bomba: tre studenti livornesi hanno raccontato a Panorama di avere scolpita loro una delle teste, altro che Modigliani. Ieri poi, mentre il Consiglio comunale affronta i risvolti politici di questo incredibile pasticcio, ecco la nuova bomba che chiude felicemente il cerchio della grande beffa: esce allo scoperto il padre della testa numero uno del 24 luglio. Costui rivendica anche la scultura numero tre, quella che, recuperata soltanto il 9 agosto dalle acque verdastre del Fosso Reale, non ha fatto in tempo a fruire, come le altre, di gioiose celebrazioni editoriali. L'annuncio del secondo falsario per burla è piombato come un fulmine nel bel mezzo di una giornata piuttosto tempestosa. Su Livorno abituata alle tempeste di libeccio si stava infatti abbattendo una tempesta politica che non era meno violenta per il fatto di essere stata facilmente prevedibile e prevista. Il Consiglio comunale si riunisce in mattinata: sono all' ordine del giorno durissime mozioni, perentori inviti alle dimissioni. La riunione è preceduta da un passo della federazione comunista: nessuno nel partito, si legge nella nota del pei, ha mai parlato di complotto. E' un segnale di pace, quello del partito comunista, che non ottiene l'effetto sperato. Bisogna ricordare che la schiacciante maggioranza del pel nell'elettorato livornese si traduce. In aula consiliare, nella presenza di 28 consiglieri comunisti su 50. Ma gli altri 22 hanno la mano pesante. Chi chiede le dimissioni del sindaco, come il consigliere missino. Chi va oltre, come i consiglieri socialisti, socialdemocratici, democristiani: e chiede le dimissioni dell'intera giunta che è un monocolore di soli comunisti. Tocca a Claudio Prontera, assessore alla Cultura, il compito ingrato dell'autodifesa municipale. In che cosa abbiamo sbagliato, come Co¬ mune? domanda Frontera. Se qualcuno ha sbagliato, implica, non siamo certo stati noi. Noi abbiamo contribuito a organizzare una mostra il cui valore è testimoniato dal successo di pubblico: 50 mila visitatori in poco più di due mesi. Certo, poi la vicenda ha avuto una -evoluzione inattesa e indesiderata: Abbiamo organizzato il dragaggio dei fossi sulla base di una letteratura attendibile, e di testimonianze convincenti. Frontera è abile, non una volta cita i fratelli Durbè, animatori di questa bizzarra estate livornese: Vera, conservatrice del museo progressivo, e Darlo, soprintendente alla Galleria nazionale d'Arte moderna. Dice che dopo il ritrovamento delle sculture si è imboccata la via delle analisi affidate agli esperti. Ammette che la pubblicazione del catalogo è stata frettolosa: ma il catalogo, fa notare, non è un'iniziativa del Comune In quanto tale. C'è però un suo intervento, e una breve dichiarazione del sindaco Ali Nannlpieri. Frontera dice che le celebrazioni del centenario si prestavano alla burla, e introduce nel lessico una parola di cui forse si sentiva la mancanza: burlismo. Poi segue la raffica di accuse delle minoranze. C'è chi coinvolge gli esperti. Per esemplo un consigliere, riferendosi alla perizia di Rino Giannini, docente di tecnica del marmo all'Accademia di Carrara, che ha riconosciuto nelle sculture dei fossi la tecnica caratteristica di Modigliani, dice che cosi si spiega come mal a Carrara non nascano più del Michelangeli. Altri chiedono non soltanto le dimissioni della giunta, ma anche 11 sequestro del famoso catalogo, e un'azione civile contro i gestori della mostra e gli esperti che hanno avallato 1 falsi, perché risarciscano i danni infertl all'immagine della citta. E' durante l'interruzione meridiana della seduta che arriva la nuova attestazione di paternità artistica. Le minoranze chiedono che la seduta venga sospesa, ma la giunta non se ne da per intesa: si va avanti, la seduta si trascina fino a sera in un'atmosfera sempre più avvelenata. Intanto là citta commenta 11 completamento della beffa. La nuova rivendicazione non si presta più a certe Interpretazioni un po' strane, ma fino a ieri non prive di seguito a Livorno: la beffa come episodio della lotta di classe. Erano infatti tre ragazzi bene, gente dell'Ardenza che è come dire della media borghesia, che con il loro scherzo mettevano in difficoltà la giunta rossa, espressione del proletariato livornese. Niente da fare, stavolta si tratta di un portuale. Sulla grande beffa di Livorno il cerchio si chiude anche sul plano sociologico. Alfredo Venturi Livorno. Le due teste che avrebbe scolpito il giovane Angelo Fraglia: la prima in pietra arenaria e (sopra) quella in granito

Persone citate: Ali Nannlpieri, Durbè, Frontera, Michelangeli, Modigliani, Rino Giannini

Luoghi citati: Carrara, Livorno, Milano