Nato in Israele (Peres premier) il governo di unione nazionale

Nato in Israele (Peres premier) il governo di unione nazionale Dopo oltre quaranta giorni di tormentata trattativa e colpi di scena Nato in Israele (Peres premier) il governo di unione nazionale Attesa nella notte la fiducia della Keneseth - Il leader laborìsta ricopre temporaneamente anche i ministeri dell' Interno e del Culto - Si è impegnato a richiamare l'esercito dal Libano - Shamir dovrebbe succedergli tra 25 mesi GERUSALEMME — L'accordo per il governo d'unione nazionale in Israele è stato firmato ieri pomeriggio dal premier uscente Shamir e dal premier incaricato, il leader laborìsta Shimon Peres, 61 anni. Si è cosi conclusa un' estenuante trattativa che durava dal 5 agosto. Più tardi, Peres ha presentato il governo alla Keneseth; il voto di fiducia, atteso nella notte, è scontato. Peres ricopre temporaneamente anche i dicasteri degli /Interni e del Culto; al premier uscente (che dovrebbe subentrargli fra 25 mesi) sono stati assegnati gli Esteri e l'incarico di vlcepremier; a Rabin la Difesa; a Gad Yacobl l'Economia, a Sharon l'Industria e Commercio. Illustrando 11 suo programma, il premier laborìsta si è impegnato a risanare l'economia e a ^-garantire la sicurezza dei centri lungo il confi- ne nella Galilea e a riportare a casa dal Libano i nostri soldati». Ha esortato la Giordania ad aprire negoziati di pace con Israele, e invitato Mosca a riallacciare le relazioni diplomatiche rotte nel 1067. NOSTRO SERVIZIO GERUSALEMME — La classe politica israeliana, che tanto ama 1 colpi di scena, ha superato se stessa: è riuscita a far durare sino all'ultimo la suspense, mantenendo l'incertezza sulla sorte del governo di unione nazionale, che è finalmente nato ieri. La giornata di mercoledì era incominciata in un clima da fallimento. Malgrado una notte passata in bianco, Peres e Shamir non erano riusciti a dare l'ultimo tocco a quell'accordo la cui firma sembrava soltanto una formalità. L'ultimo round di negoziati si arenava, in sostanza, su due ostacoli: l'ubicazione di alcuni insediamenti ebraici che nei prossimi mesi devono essere istituiti nei territori occupati, e l'assegnazione del ministero del Culto. Sul primo punto, il problema era se le colonie in questione dovessero essere situate in zone a forte densità di popolazione araba, come vuole 11 Likud, o al di fuori, come auspicano 1 laborlstl. Il secondo pomo della discordia riguardava, in un certo senso, due impegni Incompatibili: i laborlstl avevano promesso il ministero del Culto al Partito nazlonalreligloso; il Likud aveva fatto la stessa cosa con il piccolo partito sefardlta ortodosso Chas. Sembrava inconcepibile che queste due difficoltà, in fondo di importanza relativamente secondaria, potessero rimettere in discussione la conclusione di un accordo di¬ scusso per due settimane, limato in decine di ore di colloqui, difeso da Shamir e Peres di fronte al loro rispettivi partiti. Ma Peres e 1 suoi parevano all'Improvviso ossessionati da un grande sospetto: e se 11 Likud, deliberatamente, tentasse di trascinare le cose per le lunghe? Se avesse deciso di lasciar scadere il tempo, prendendo come pretesto due divergenze mtnorl e ingigantendole e dismisura? Il giorno precedente, durante la riunione del Comitato centrale dello Herut, Ariel Sharon aveva messo, senza troppa sottigliezza, la pulce nell' orecchio ai laborlstl, affermando che dopo tutto non c' era fretta. Invece, il tempo incalzava per Peres. Il suo mandato di 42 giorni ricevuto dal presidente Herzog sarebbe scaduto domenica prossima. Dove¬ va portare a termine la sua missione a tutti i costi, prima del riposo sabbatico: gli restava soltanto la giornata di ieri per sottoporre 11 suo governo all'investitura del Parlamento. In caso di fallimento, Shamir avrebbe ereditato 11 mandato presidenziale. Passando subito al contrattacco, Peres ha fatto sapere di essere deciso a presentare comunque 11 suo governo nella giornata di ieri, che fosse di unione nazionale o di coalizione ristretta. Pareva di essere tornati al punto di partenza. Nel corridoi della Keneseth tornava un'agitazione febbrile. Il mondo politico si concedeva solo una piccola pausa per eleggere alla presidenza del Parlamento 11 deputato laborìsta Sili omo Hill ci; poi trattative e manovre riprendevano a plano ritmo. Peres era deciso a formare il suo governo, anche se di minoranza. Senza difficoltà otteneva l'accordo del movimento per i diritti civili Rate; ma il ruolo-chiave spettava al Partito nazlonalreligioso, 11 cui capo, Burg, affermava che l'assegnazione del ministero del Culto alla sua fcjjjj mazlone era un condizione^ sine qua non: era disposto ad appoggiare una coalizione ristretta a maggioranza laborìsta. La radio prospettava addirittura una riconciliazione fra laborlstl e Mapam, che avevano divorziato due giorni prima. Con il passare delle ore, questa ennesima crisi pareva sempre più uno psicodramma. Nel telegiornale della sera, la tv lasciava intendere, con prudenza, che l'unione nazionale sarebbe stata suggellata. Bisognava attendere «l'incontro dell'ultima spiaggia» tra Peres e Shamir, in programma dalla mattina. I due, effettivamente, hanno trovato un compromesso sulle due divergenze. Il Likud sottoporrà ai laborlstl l'elenco del 27 nuovi insediamenti ebraici in Cisglordanla; ma il documento non costituirà alcun impegnò per il governo. I ministeri del Culto e degli Interni resteranno per alcune settimane nelle mani di Peres, in attesa di una soluzione che soddisfi tutti. Al termine di quella lunga giornata, verso le due della mattina, Peres annunciava la conclusione dell'accordo per l'unità nazionale. Il governo rappresenta sei formazioni: laborlstl, Likud, Partito nazlonalreligioso, Yahad (centrista) di Welzman, SMnut, e Omete, 11 partito di Horwltz, e ha l'appòggio di 07 deputati su centoventi. Jean-Pierre Langellier Copyright «I* Monde» e per l'Italia «l.a Stampa»