Poliziotti a scuola, è una farsa

Poliziotti a scuola, è una farsa PRIME FILM: l'allegra storia di Hugh Wilson è in testa negli incassi Poliziotti a scuola, è una farsa «New York nights» di Vanderbees, nove episodi non troppo raffinati della vita gaia nella metropoli Usa SCUOLA DI POLIZIA di Hugh Wilson, con Steve Giittenberg, Kim Cattrall, G. W. Baley, Michael Wlnslow. Comico, colori, Usa 1984. Cinema: Renosi, Torino; Ambasciatori, Milano; Riti e Ariston, Roma. ■ Fin dai tempi del muto il cinema americano trova lo sfondo a certi film in accademie militari come West Paint, Annapolis (più recente Atlanta, dov'è ambientato Ufficiale e gentiluomo). Ne derivano pellicole illustrative e celebrative, affidate ad attori in voga, innamorati di belle ragazze, e alla fine non più cadetti ma ufficiali destinati a fulgide carriere all'ombra della bandiera stellata. Tempi, abitudini, costumi sono cambiati e alla retorica e all'enfasi scopertamente propagandistiche di quel film' si va sostituendo la dissacrazione in chiave àemenzialfarsesca di istituzioni una volta tabù. In Scuola di polizia il bersaglio di un'ironia spiccatamente goliardica è la «Po/ice Academy; la scuola delle forze dell'ordine, nel film dotata di classi miste essendovi abolita qualsiasi restrizione di età, sesso, razza ecc. Rivoluzionaria innovazione, per cui se negli aspiranti poliziotti vi sono imbranati bianchi e neri, maschi e femmine, negli istruttori, oltre al solito graduato lavativo e fesso che tiranneggia i futuri sbirri uscendone però scornato, c'è anche la sergentessa Lesile, marziale e grintosa durante gli addestramenti, poi nelle ore notturne arroventata sexy-bomb. Ma tutta la galleria dei personaggi e delle macchiette è vivida quanto pittoresca; il racconto ha ritmo veloce e un po' meccanico, inevitabile nell'articolazione frantumata in eplsodietti secchi e brevi, nel quali spicca il fertile lavoro dei gagmen e del regista Hugh Wilson. Steve Guttenberg è il discepolo piti in vista; il «superiore» carognetta, G. W. Baley; la sergentessa appetibile fuori servizio, Kim Cattali. a.v. NEW YORK NIGHTS di Romano Vanderbees, con Corinne Alphen, Bobby Burns. A episodi, colori, Usa 1983. Cinema Eliseo Blu. Passato dal documentario scandalosetto ai film dichiaratamente pruriginosi, il regista Vanderbees ha messo in-, sterne una specie di excursus nella vita gaia, e sotto certi aspetti terribile, della metropoli atlantica. Allo scopo ha ambientato nove racconti diversi, tutti a tema erotico, in locali notturni, alberghi malfamati e no, ritrovi equivoci, appartamenti miliardari, uffici confortevoli di executlves altrettanto miliardari ecc. Il girotondo delle nove spregiudicate storielle (spregiudicate è un eufemismo) inizia con quella del cantante rock preda, in macchina, della ninfomane che si ritrova nell'ultimo sketch come maliarda seduttrice del proprio patrigno. Non è il caso di soffermare l'attenzione su questa «ronde» del desiderio e dei sensi (V affinità narrativa, argomenti e dettagli a parte, con La Ronde di Ophuls è evidente) riferendo il contenuto di ogni episodio; basterà tradurne i titoli, che lo schermo dà in inglese: La debuttante e il Rock Star; Il Rock Star e la scrittrice; La scrittrice e il fotografo; Il fotografo e la modella; La modella e il marito; Il marito e la prostituta; La prostituta e la pornostar; La pornostar e 11 finanziere; Il finanziere e la debuttante. a. v. Una scena di «Scuola di polizia»: pittoresca galleria di macchiette con sergentessa «sexy-bomb»