Una Cenerentola in «cerca d'autore» e un Mandarino intellettuale in crisi
Una Cenerentola in «cerca d'autore» e un Mandarino intellettuale in crisi Alla rassegna teatrale di Benevento due «fiabe» di Pietro Favari e Ubaldo Soddu Una Cenerentola in «cerca d'autore» e un Mandarino intellettuale in crisi BENEVENTO — La fiaba, come è noto, ha attraversato la storia del teatro negli ultimi tre secoli: c'è una fiaba antlilumlnista (Gozzi), romantica (Tieck), simbollstlcodecadente (Maeterltnck). Nulla di strano, dunque, se, in tempi in cui la fiaba dilaga tra simposi e convegni d'accademia, anche qui, alla quinta Rassegna Citta-Spettacolo diretta da Ugo Gregoretti, due crìtici-drammaturghi l'abbiano prega a pretesto delle loro commedie. Pietro Favari, collaboratore per la crìtica teatrale del .«Corriere della Sera», lmma- glna In Cenerentola in cerca d'autore che 1 personaggi della fiaba omonima si presentino ad un regista che va provando.! Sei personaggi e gli chiedano di uscire dalle «funzioni» in cui i semlologl li hanno imprigionati. Quale stimolo più suaslvo, per quel regista, per Immaginare una Cenerentola alla maniera di Pirandello, con tanti «costi», •vedano, lor signori; ed una fatlna negli ambigui panni di Madama Pace, e via parodiando? La seconda parodia è quella di un dramma epico-didattico alla Brecht: Cenerentola è una sfruttata del focolare che deve Intendere le ragioni del plusvalore da una fata in falcemartello, i cartelli e le canzoni abbondano, 11 principe è un Arturo Ui che preferisce in fin dei conti la matrigna corrotta. La terza parodia, infine, è quella del teatro di rivista, con Cenerentola lanciata nel firmamento delle soubrettes da una fata-sarta di scena, che la sa lunga sui trucchi del palcoscenico. Divertimento, a sua volta, di un semiologo allievo di Umberto Eco, la Cenerentola di Favari è dlseguale, a tratti sussiegosa, a tratti un poco corriva: ma ti tiene sempre all'erta sul filo dell'allusione intelligente. La regia di Massimo Cinque trae il massimo effetto dalla singola battuta: e le trovate sceniche sprizzano indubbia fantasia. Gli otto attori sono poi scatenati: c'è una Silvana De Santls, già colonna del Gruppo della Rocca, che canta, balla, mima, occhieggia con una espansività irresistibile; e Licinia Lentini, oltreché bella, ha un'ironia vitale che prométte molto per il futuro. Altrimenti pensoso, liricamente trascolorante, ricco di suggestioni che una scrittura raffinata spande intorno a sé, come un fuoco d'artificio, è il Mandarino meraviglioso di Ubaldo Soddu, vice crìtico teatrale de «Il Messaggero». Il richiamo all'omonima suite-balletto di Béla Bartók è esile. Qui 11 Mandarino cinese Jodosan, adorato dalla sua imperatrice, è l'intellettuale di oggi, saturo di doveri e poteri, che evade, sotto il pretesto di una missione segreta, verso una Ungheria del piacere (vi regnano in cucina tre cuochi che si chiamano Bakko, Koka, Eros: ed è il simbolo di un'esistenza libera, paga del proprio edonismo). Ma Jodosan non ha fatto i conti con Olimpia, pollatola di ta¬ lento, bella e perversa. S'innamora di lei, l'amore lo fa uomo, ma gli dà nel contempo la morte. Olimpia sarà, tra breve, il nuovo, allineato Mandarino. Ugo Gregoretti ha siglato una regia in stato di grazia, tra féerie ed operina buffa, badando da una parte a fissare simbolicamente 1 personaggi, come fossero appunto archetipi di un sogno collettivo, sempre eguale; dall'altra a trarre dalla vicenda esterna 11 maggior numero di trovate, fresche e gustose. Lo hanno molto coadiuvato gli sgargianti costumi di Mariolina Bono, e le musiche furbescamente ammiccanti di Germano Mazzocchetti, eseguite dall'autore in quartetto a vista. Angela Cardile è un'imperatrice di ferma, impietosa durezza; Paolo Graziosi un Jodosan stentoreo e baritonale, con il dovuto sarcasmo; Susanna Javicoli un'Olimpia lucidamente sospesa tra cinismo e tenerezza. Guido Davico Bonino Susanna Javicoli è un'Olimpia sospesa tra cinismo e tenerezza
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