Le pulsioni di Lama di Rossana Rossanda

Le pulsioni di Lama Il referendum sul taglio della scala mobile Le pulsioni di Lama Anche commentatori in genere ben disposti verso il pei, da Rossana Rossanda a Eugenio Scalfari, non nascondono la loro quasi attonita perplessità verso il referendum per reintrodurrc i quattro punti perduti di scala mobile, una iniziativa destinata ad alimentare l'inflazione e a scardinare del tutto i già disastrati rapporti sindacali. Il fatto che nel periodo di applicazione del decreto i salari reali siano stati salvaguardati, grazie al raffreddamento dell'inflazione e agli sgravi fiscali, non sembra minimamente influire sulla determinazione di Botteghe oscure, confortata ora anche dalla firma di Luciano Lama. Gli 6 che a spiegare certe decisioni non basta più solo il metro della politica e si dovrebbe ricorrere ormai ad altre discipline, magari a quel concetto di bilogica che Ignacio Matte Bianco ha introdotto nella psicoanalisi per indicare la contemporanea presenza nell'individuo di comportamenti apparentemente contraddittori: gli uni dettati da modalità «razionali» di ragionamento, gli altri frutto di pulsioni più profonde, ma non per questo meno influenti, che agiscono anche inconsciamente sulle emozioni. Di qui la «comprensibilità» di azioni e reazioni altrimenti non interpretabili. E' questa forse la chiave per «capire» la firma di Lama, il quale come dirìgente sindacale si augura che il referendum non abbia luogo, mentre come ,militante di partito lo rivendica con disciplinato entusiasmo di bandiera, tanto da meritarvi dall'altro segretario della Cgil, il socialista Del Turco, l'accusa di comportarsi come un incendiario il quale «si metta a cercare un secchio d'acqua per spegnere le fiamme». I comunisti, comunque, respingono qualsiasi crìtica affermando che il referendum è una spada nel fianco degli ini prenditori per costrìngerli a cedere nelle trattative sulla ri' forma del salario. Argomento non convincente poiché questa spada ha, quanto meno, due punte e la più acuminata proprio quella rivolta contro il sindacato. La Confindustrìa e l'Intcrsind, come dimostrano le prime avvisaglie, se il tavolo delle trattative si rivelasse im praticabile o di troppo incerto esito a causa del referendum avranno, infatti, pur sempre a disposizione la carta della di sdetta della scala mobile. Di contro il sindacato, per non fi nire completamente esautora to, è condannato a concludere, comunque, un accordo nei tempi imposti dalle scadenze referendarie, anche a rìschio di dover cedere più di quanto vorrebbe. Sempre che il pei, che a questo punto figurerà nella trattativa, sia pure per interposta persona, non ponga qualche veto di ultima istanza. Persino il governo, che può sempre ricorrere agli strumenti della leva fiscale o del tasso di sconto, si troverà meno esposto del sindacato di fronte all' offensiva che Natta ha lanciato, soprattutto per rivalsa contro Craxi. Sempre che la maggioranza non si lasci ipnotizzare dall'avversario c sappia, fin . dall'approvazione della legge finanziaria, rispondere coerentemente. In base a quale preventivo, ad esempio, sarà fissa ta la spesa per i nuovi contratti degli statali? Come ci si assicurerà che essa non superi il tetto del 7% e che il deficit re sti nei limiti prestabiliti, anche in caso di reintegro dei quattro punti? Opportuno sarebbe che il governo dichiarasse in proposito fin d'ora quali e quante tasse dovrà imporre ai cittadini per farvi eventualmente fronte, così che tutti, all'occorrenza, vadano a votare con piena consapevolezza. Siano uno o più milioni le firme raccolte esse appaiono, quindi, destinate a sottrarre -i Jt' spazio e libertà di manovra al sindacato, ad incidere su quel che resta della sua unità, a provocare nuove lacerazioni all'interno della Cgil. In definitiva, malgrado il contrappunto delle autorevoli voci che quotidianamente dalle colonne àe\V Unità propugnano l'alleanza del mondo produttivo contro i celi parassitari, la pulsione emotiva alla «storica diversità», l'aspirazione incoercibile ad un'identificazione di classe che induce a contrapposizioni e rotture, il lucifcrino orgoglio ideologico di chi si ritiene depositario del buono e del giusto, finiscono per prevalere su ogni ragionevole ipotesi. Anche se gli eventi avvalorano questo giudizio, resta pur sempre difficile capire fino in fondo perché i dirìgenti comunisti siano stati spinti ancora una volta ad evocare una specie di ostruzionismo sociale di massa che, anche in caso di successo, li condanna all'opposizione permanente e sottrae una parte larga c decisiva delle classi lavoratrici all'impegno per mantenere l'Italia nel novero delle economie avanzate. Mario Pirani

Persone citate: Craxi, Del Turco, Eugenio Scalfari, Ignacio Matte Bianco, Lama, Luciano Lama, Mario Pirani, Natta

Luoghi citati: Italia