Un McEnroe da Slam dura lezione a Lendl
Un McEnroe da Slam dura lezione a Lendl TENNIS Senza storia, in 3 set, la finale a Flushing Un McEnroe da Slam dura lezione a Lendl L'americano ha lasciato otto giochi in tutto al cecoslovacco NEW YORK — Dopo avere esorcizzato il complesso del Grande Slam, battendo McEnroe in finale a Parigi, dopo essere stato in svantaggio per due set a zero, Ivan Lendl si era presentato con qualche credenziale in più alla sua terza finale consecutiva agli Open degli Stati Uniti, nonostante le otto sconfitte subite negli ultimi dieci incontri con Supermac, le cinque rimediate nelle ultime sei sfide. L'ultima delle quali, oltretutto, al Roland Garros, aveva avuto il merito di interrompere una scoraggiante serie nera. Con sette ore e 24 minuti di gioco complessivi nelle gambe e sulle racchette, con un Roland Garros e un Wimbledon sui rispettivi piatti della bilancia, i primi due giocatori del mondo si apprestavano a disputare una •bella* che per McEnroe aveva il sapore di una rivincita, per Lendl quello di una conferma. Ma il cemento di Flushing Meadow non è stato clemente come la terra del Roland Garros, nei confronti di Ivan. Non un set, non un servizio strappato a McEnroe, due sole occasioni di break in tutto l'incontro, ma soltanto grazie ad altret¬ tanti doppi falli di Junior. Una dura lezione, insomma: 6-3, 6-4, 6-1. Un po' quello che era già successo al Master di gennaio che, con lungimiranza, aveva designato McEnroe numero uno del mondo. Pet- Lendl, una débàcle che è significata la terza sconfitta consecutiva in finale, una poco edificante impresa che nessuno era più riuscito a realizzare da 59 anni a questa parte, da quando, cioè, nel 1925, Little Bill Johnston si arrese per la quarta volta consecutiva sotto i colpi di Big Bill Tilden. Per McEnroe, che aveva già vinto per tre volte consecutive tra il 1979 e il 1981, si è trattato del quarto Open, della seconda prova consecutiva del Grande Slam, dopo Wimbledon, della 66" vittoria nel corso del 1984, contro due sole sconfitte, quella subita con Lendl in finale a Parigi e quella rimediata da Amritraj due settimane fa, al primo turno, a Cincinnati. Lendl si è imbattuto dunque nell'ennesimo fallimento in una finale del Grande Slam, dopo che nel 1983 aveva sempre perso con coloro che avrebbero poi vinto i quattro tornei più importanti del mondo: Noah a Parigi, McEnroe a Wimbledon, Connors a Flushing Meadow, Wilander agli Open d'Australia. E' stata, soprattutto, la conferma della incolmabile superiorità di McEnroe sui terreni veloci: al •supreme*, che è sempre stata la sua superficie favorita, si sono aggiunti ormai definitivamente l'erba e il cemento, con buone probabilità (i primi due set della finale del Roland Garros lo dimostrano in maniera eclatante) di inglobare al più presto anche la terra rossa. Gli Open di Flushing, che già erano stati stregati per il grande Borg (è stato l'unico torneo che non è mai riuscito a vincere), cominciano ad assumere un aspetto sinistro anche agli occhi del povero Ivan, mentre McEnroe, da bravo ragazzino testardo e presuntuoso, non avrà pace finché non avrà defiorato il Roland Garros. Intanto, Supermac sì consola con la montagna dì soldi che è riuscito ad accumulare: basti dire che, escludendo le sponsorizzazioni, ha già guadagnato, primo nella storia del tennis, più di sei milioni di dollari di soli premi. Con una Wimbledon e un Open degli Stati Uniti consecutivi nel palmarés, Mac potrebbe provarci ora con gli Open d'Australia che, con Parigi '85, potrebbe costituire un Grande Slam con gli esami di riparazione, come quello già realizzato da Martina Navratilova. Tra due tornei, Martina concluderà il suo doppio Slam (otto tornei di seguito), ma nel tennis femminile non ci sono Ivan Lendl, Mats Wilander e, soprattutto, l'imprevedibile, grande, vecchio Jimbò Connors. Frank Polisan
Luoghi citati: Australia, Cincinnati, New York, Parigi, Stati Uniti
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