Don Giovanni è femmina di Colette Godard

Don Giovanni è femmina Da stasera a Parigi una «commedia cantata» con sei scatenate messicane Don Giovanni è femmina Si infrange il mito del grande seduttore - Al posto del Commendatore c'è Santa Teresa PARIGI — La *MaÌson des culture» du monde» apre la stagione stasera (repliche fino ai 20 ottobre) con Dona Giovanni. •' Quésta insolita • ai' none uh; refuso, ni l'opera in questione è quella di Mozart. Si tratta d'uno spettacolo di Jesusa Rodriguez, una commedia cantata per tei attrici messicane con accompagnamento di pianoforte. La scenografia, di Fiona Alexander, ritaglia fra le pieghe lascive del sipario il volto smisurato d'una santa in estasi. Teresa d'Avila, trafitta dalle saette luminose della passione. Sono proprio le celebri arie che vengono a carezzare le palpebre semichiuse, le labbra gonfie, aperte in un sospiro. Sono proprio le parole di Da Ponte — ma qui l'italiano si mescola allo spagnolo — quelle che cantano le sei donne con insolente buonumore. Farsa sacrilega, in particolare per un Paese come il Messico, dove domina un ben radicato machlsmo. Una dopo l'altra le donne entrano nella parte di Don Giovanni (il solo personaggio non interscambiabile è Leporello): indossano il suo farsetto, si mettono in testa la sua berretta. Ma nel momento in cui rappresentano l'uomo, si prendono anche gioco di lui, lo scompongono e cosi facendo l'annullano. Infrangono il mito d'un maschio che Ita dalla sua il diritto divino, egemone proprio in quanto maschio. • Il signore e padrone.ilNarciso che insegue il proprio io nel femmineo sguardo adoratore. E queste femmine ritessono l riti della seduzione, ma il seduttore non è più che un' immagine dai contorni sbiaditi che finiscono nel nulla. Sema il suo riflesso Narciso muore. Il potere di Don Gio- vanni non si regge che sulla fede in questo potere cui Jesusa non crede. L'uomo è assenza, i assente dal suo spettacolo,-completamente. La statua del Commendatore è divenuto quella della santa. Le donne raccolgono la sfida che il libertino lancia a Dio e lo fanno con una vitalità, una gaiezza davvero carnale, senza sfumature. Non hanno più rispetto per Mozart che per il suo eroe. Fanno dell'opera uria via intermedia fra il cabaret e la commedia dell'arte, che si ricollega a una tradizione popolare messicana, la Carpa, teatro di derisione gioiosa la cui versione francese potrebbe essere il Magic Circus. Oggi questa tradizione si mantiene a fianco d'un teatro ufficiale che ha fama d'accademismo stantio, da cui ci si disamora confrontando semplicemente titoli e foto con quelli degli show televisivi. Esiste comunque un teatro più ambizioso, di maggiore professionalità, che fruisce di sovvenzioni ed è legato all' Università del Messico, ma con molto più prestigio che presa sul pubblico. Due piccole sale: un ghetto in un parco immenso. L'incontro con chi ci lavora sprigiona una morbida amarezza. Forse è l'aria del Messico, ma non solo. Salta agli occhi che questi uomi¬ ni percorrono un cammino circolare alla ricerca di radici sfuggenti. Dove sono? In Europa? Negli Usa? In terra india? Per vivere la sua giovinezza il teatro ha bisogno d'un passato molto antico, che forse si sta costruendo. La sua vitalità, in ogni caso, si trova nei ■ teatri da music-hall come Blanquita, il più celebre e il più vecchio, dove si fanno due spettacoli per sera. Canzoni, sketches, paillettes, uno spirito corrosivo e — a giudicare dal tono delle risate — spinto, davanti a un pubblico che resta nondimeno familiare: coppie, padri con ragazzini (le bimbe, sembra, non ne hanno diritto). Un'atmosfera da caffè concerto, con reazioni spontanee, un vero ping-pong tra il palcoscenico e la sala, in cui i venditori di popeorn e di gelati si precipitano appena cominciano ad accendersi le luci che annunciano l'intervallo... Il pubblico messicano, popolare o sofisticato, si accosta senza reticenze a ogni forma di spettacolo satirico. Il Dona Giovanni di Jesusa Rodriguez, che all'origine era stato allestito per un festival, ha avuto diversi mesi di repliche. Gusto di Messico. Colette Godard Copyright di «Le Monde» e. per l'Italia de «La Stampa»'

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