Inutile suicidio sul metrò Alter ego di un poeta russo

Inutile suicidio sul metrò Alter ego di un poeta russo «Sonatine», Leone d'argento, e «Giardino d'infanzia» di Evtuscenko Inutile suicidio sul metrò Alter ego di un poeta russo DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — Lo canadese Michcline Lanctot hd fatto con «Sonatine» (•Sonatina») un'opera ragguardevole. Dapprima sembra che ti film stenti a partire, nel buio delie notti di Montreal brillano solo gli occhi della giovanissima Pascale Bussières, viaggiatrice di autobus per amore platonico di un autista di messa età, l'unico che le rivolga del complimenti. Poi arrivano altri due occhi e il naso a patata di Marcia Pilote, amica di Pascale: è sempre notte, ma il luogo è cambiato, una nave bulgara all'attracco nel parto con un marinaio turltato che cerea di spiegare al/c radazza limpossibtlità diu'nU'fuga fanciullesca. Le due amiche sono abituate ad incidere i loro sfoghi su piccoli registratori, poi si scambiano i nastri, è l'unico modo per sentirsi ascoltate in famiglie benestanti, ma molto distratte. ■ Pascale e Marcia decidono che l'indifferenza altrui deve essere punita con un gioco pe¬ ricoloso. Scrivono un cartello (■«Mondo indifferente, stiamo per ucciderci, fai qualcosa per impedircelo.;, rubano tutti i tranquillanti e i barbiturici che trovano, comperano due cartoni di latte e salgono in metropolitana. Avete presente le facce della gente sul meeei pubblici? Ognuno per conto suo, immusonito, scorbutico, irritato. Nessuno guarda il cartello delle due rogasse oppure ci butta un occhio nemico, loro testarde nel gioco cominciano a inghiottire manciate di capsule, la gente sale, la gente scende, al capolinea il personale del metrò proclama uno sciopero, l'altoparlante prega tutti di uscire, restano le due ^'ri&Se 'ormài ìrì^iin sonno comatoso, troppo ingenue, troppo radicali, troppo indifese per sopravvivere. Nella seconda parte la mano della Lanctot è leggera e lo sguardo sull'indifferenza generale molto intelligente. Un poeta ufficiale gira sempre circondato di sospetti, se alea la voce è un trombone, se sussurra è un complice. Evgenij Evtuscenko è di quelli che alzano la voce, essere il più noto poeta russo e il più mondanamente celebrato non gli giova neppure in patria. «Detsklj sad. ("Giardino d'infanzia») suo primo film a 55 anni, dopo molti libri di poesie, è arrivato fuori concorso alla Mostra di Venezia col seguito di sferzanti critiche internazionali e di molte obiezioni politiche nate in patria sull' incompletezza delle sue poetiche ricostruzioni storiche. Le critiche e le obiezioni hanno giovato al film di Evtuscenko che ci è sembrato notevolmente meno brutto di quanto si temeva e, nella sua universale effutfone -poetica, perfino commovente.''Certo, rimandi al cinema italiano (Fellini, anche il De Sica di «Ladri di biciclette./, ma una costante figurativa russa che dal film del disgelo scende giù fino a Tarkovski, neve, grandi spazi, soldati saggi e marinai pazzi, ladri di buon cuore e prostitute redente, cori immersi nella malinconia, don¬ ne dagli occhi chiari e dai fianchi generosi, bambini malinconici come tonti piccoli Evtuscenko, anche (finalmente, una delle pochissime del Festival) una gioiosa donna nuda che si rotola a lungo nella neve. Si racconta del piccolo Zenja, alter ego del poeta, che nel 1941 fugge da Mosca con altri profughi per raggiungere la nonna nel villaggio siberiano di Zima, chiamato col poetico appellativo di Stazione inverno. Quando giunge, dopo molte traversie, anche l'incontro con una banda di ladri e un mercato della borsa nera, il piccolo Zenja decide che deve tornar» per combattere i fascisti e dare il suo contributo alla vittoria. Va bene, ancora la seconda guerra, ancora un appello «retorico, ma gradito, alla fratellanza universale dopo i fascismi. Ma proprio il film del poeta e giurato Evtuscenko dovevano mettere in coppia con «Claretta» per chiudere la Mostra (e aprire le polemiche)? s. reg.

Persone citate: Alter, De Sica, Evgenij Evtuscenko, Evtuscenko, Fellini

Luoghi citati: Mosca, Venezia