« Re Artù » non salva le Unions di Paolo Patrono

« Re Artù » non salva le Unions Il congresso di Brighton, tra entusiasmi e polemiche, ha confermato il declino del sindacato britannico « Re Artù » non salva le Unions Soltanto la tenace battaglia dei minatori e del loro leader, Arthur Scargill, ha animato un dibattito che sui posti di lavoro sembra già spento - Le decisioni sono state inferiori alle attese: la sfida al thatcherismo è stata lanciata, ma con poca convinzione e scarso seguito - E ora si levano appèlli perché si dialoghi con il governo - La scommessa tecnologica e il dramma della disoccupazione DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — «// movimento sindacale inglese proseguirà sulla china di un inarrestabile declino se, respingendo ogni forma di dialogo con governo e imprenditori, non riuscirà a delineare nuovi rapporti sociali, non acquisirà una visione più moderna delle relazioni industriali'. L' analisi, venata di pessimismo, sulla crisi delle Trade Unlons ci è stata prospettata dal professor Benjamin C. Roberta, docente di relazioni industriali alla celebre «London School of Economica», a commento del congresso della confederazione sindacale conclusosi Ieri a Brlghton. Di questo congresso si è parlato tanto in Gran Bretagna, dove lo si considera il più importante dal 1926, quando il sindacato venne stroncato dal governo conservatore dell'epoca dopo il più lungo sciopero (oltre sette mesi) della storia inglese. E molto se ne è parlato anche all'estero, dove si segue con estremo interesse il risultato del «braccio di ferro» tra il governo della signora Thatcher e il leader dei minatori Arthur Scargill, soprannominato «re Artù-, per la sua temeraria sfida al primo ministro. Il congresso delle Trade Union;; si è incentrato sul duro sciopero dei minatori, si è infiammato e diviso sulle dichiarazioni di appoggio alla «guerrìglia» di Scargill, si è mobilitato contro la politica anti-slndacale portata avanti senza scrupoli dal governo conservatore. Ma su questo tasto, il congresso ha esaurito tutta la sua spinta, la sua vitalità, lasciando agli osservatori l'impressione che a , Brlghton si sia combattuta una battaglia di retroguardia, che si sia persa l'occasione di ridisegnare il ruolo del movimento sindacale, alle corde dopo cinque anni di energica «cura» della signora Thatcher. Da quando «regna» la •dama di ferro; le Trade Unions hanno imboccato quello che per alcuni studiosi è il viale del tramonto. I suol iscrìtti sono diminuiti da dodici a meno di dieci milioni, e oggi rappresentano al massimo la meta dei lavoratori in- glesL E fra questi soltanto un decimo svolge un sindacalismo militante. Oli altri seguono, strascicando i piedi. -Soltanto nell'ultimo anno, dopo il bis elettorale della signora Thatcher, le Trade Unions hanno perso messo milione di iscritti, alcuni sindacati hanno registrato punte di defezione addirittura del 25 per cento- precisa il professor Roberts. Quali sono le ragioni del declino? Oli specialisti inglesi ne enumerano tante. Si riscontra, anzitutto, una sorta di «rigetto» psicologico dopo le esperienze degli Anni 60 e 70, quando il sindacato faceva e disfaceva i governi flaboristi o conservatori che fossero), quando era diventato una regola l'appuntamento del sindacalisti con birra e panini a Downlng Street. La spirale di scioperi, la crisi economica, l'elevata disoccupazione avrebbero finito per allontanare gli inglesi dal sindacato. A questo primo motivo si aggiungono altre cause, strutturali al mondo del lavoro. Sono In declino anche le industrie tradizionali, dove più forte era la presa sindacale: i cantieri navali, l'industria tessile, il settore siderurgico, l'automobile, l'industria mineraria. E si sviluppano 11 settore terziario, i servizi, le piccole aziende ad alto livello tecnologico dove i dipendenti sono ridotti e il sindacato quasi sconosciuto. Si accentua, in concreto, la forbice Nord-Sud, che in Inghilterra ha segno opposto rispetto all'Italia. E' il Nord che si sta de-industrìalizzando, che si sta impoverendo con la crisi delle sue miniere, delle acciaierie, del porti, mentre le regioni meridionali prosperano sui servizi, sulla burocrazia statale, sulle Industrie di punta. •A Brlghton si è confermato un gap già indicato dai sondaggi dopo le ultime elezioni, quando era apparso che il 40 per cento dei membri del sindacato aveva voltato le spalle al partito laborista votando per i socialdemocratici o addirittura per la signora Thatcher — rileva il prof. Roberts —; la base dei lavoratori, impaurita dalla disoccupazione, disamorata dal sindacato, si sposta verso destra, mentre il vertice delle Unions si sbilancia a sinistra-. Si è ridotta, infatti nel consiglio direttivo delle Trade Unions, la maggioranza di centro-destra raccolta dall'ex segretario generale Len Murray. E anche 11 nuovo leader della confederazione, Norman Willis, è considerato dai commentatori inglesi più a sinistra del suo predecessore. Questo significa che Scargill ha vinto la sua prima battaglia, conquistando l'ap¬ poggio totale del sindacato? Niente è meno sicuro. La solidarietà (non. entusiasta) del vertice sindacale non ha impedito che due categorìe importanti come elettrici e siderurgici abbiano negato il loro appoggio «operativo» ai minatori in sciopero per non mettere in pericolo 1 loro posti di lavoro. Resta, a favore di Scargill, 11 parziale blocco dei porti (circa la metà) attuato da qualche migliaio di scaricatori, mentre si minaccia per la prossima settimana un'agitazione del ferrovieri. Ma 11 vertice sindacale è all'origine della ripresa dei contatti fra i minatori e l'ente carbonifero statale, prevista per domani. E, secondo l'analisi àeil'-Economist- di questa settimana, sarà proprio il movimento sindacale, con le sue pressioni, a determinare la sconfitta finale di Scargill perché «i lavoratori non vogliono rischiare i loro posti per preparare un letto di piume ai minatori-. Resta il fatto che, in attesa di trovare la soluzione a una vertenza che sta incrinando pericolosamente il clima sociale del Paese per la sua violenza, 11 sindacato si è limitato a una battaglia difensiva contro il governo. E ha quasi dimenticato di far emergere dal suoi dibattiti temi che dovrebbero essere più impor- tanti per il movimento sindacale che una lotta di retroguardia per salvare posti di lavoro in un settore industriale condannato dal tempo alla ristrutturazione. L'approccio davanti alle nuove tecnologie appare infatti sbrigativamente negativo, almeno stando al caso dell'Industria carbonifera. E del tutto superficiale è stato l'accenno fatto a Brlghton alla riduzione dell'orarlo di lavoro Il congresso ha chiesto, certo, le 35 ore settimanali, le vacanze estese su cinque settimane, l'abbassamento dell'età pensionabile a 60 anni, con l'obiettivo dichiarato di facilitare cosi la creazione di 750 mila nuovi posti di lavoro. Ma è mancato un approfondimento del dibattito sul «costo» di queste richieste, sui tempi di realizzazione, proposte sull'eventuale riduzione di salario legate alla riduzione dell'orario. Come se le esperienze maturate in Belgio, in Germania, in Francia fossero troppo remote per essere discusse o prese a modello. Tutto è rimasto nel cassetto, rinviato magari al congresso del prossimo anno. -La politica del sindacalismo inglese è contraddittoria — conclude l'esperto della London School of Economics —, chiede maggiori investimenti nell'industria, ma si oppone alle nuove tecnologie. Rifiuta qualsiasi forma di dialogo con il governo Thatcher. Eppure dovrebbe capire che è nel suo interesse accettare l'attuale situazione perché la signora Thatcher è stata rieletta un anno fa e non riusciranno a farla cadere con l'ostruzionismo o gli scioperi, come era avvenuto dieci anni fa con Heath. Barricandosi dietro le nuove leggi sul sindacato, il governo riuscirà a rendere il Paese più produttivo ed efficiente — termina il prof. Roberts —. Ci vorrà del tempo, ma negli ultimi anni è già stata domata l'inflazione, è aumentata la produttività, sono diminuiti gli scioperi, almeno fino allo scoppio dell'agitazione dei minatori è stato facilitato lingresso delle tecnologie di punta. Conviene anche al sindacato partecipare a questa sfida sul futuro-. Paolo Patrono

Luoghi citati: Belgio, Brlghton, Francia, Germania, Gran Bretagna, Inghilterra, Italia, Londra