Indici dei prezzi menzogneri?

Indici dei prezzi menzogneri? Secondo i commercianti la realtà del mercato torinese è diversa Indici dei prezzi menzogneri? I rappresentanti di Lega, Confesercenti e Ascom sostengono: «I meccanismi sono antiquati e non tengono conto delle scelte dei consumatori» - Un esempio: «Si continuano a rilevare le quotazioni del burro in latteria, mentre la maggioranza lo compra oggi al supermercato» Qualcosa non funziona nella formazione dell'indice dei prezzi al consumo a Torino? Ci sono distorsioni tra le medie delle rilevazioni statistiche e la realta con la quale si scontrano le famiglie? Se il parere dei consumatori può essere viziato da abitudini sbagliate negli acquisti o nella scelta del punto di vendita, da pregiudizi sulle qualità dei prodotti, l'opinione delle categorie commerciali ha radici nella loro esperienza e nel loro quotidiano lavoro. E proprio i dettaglianti sostengono che «i meccanismi di rilevazione non sono veritieri*. Denuncia Enrico Buemi, vicepresidente della Lega regionale cooperative: «Con le medie statìstiche tutto salta, anche perché il confronto pressi dovrebbe avvenire su reti omogenee, cioè supermercato con supermercato, negosi specializzati con negasi specializzati. I sistemi di rilevamento in generale danno scarsa affidabilità per la non eccessiva professionalità del rilevatori. Manca una specializzazione». Anche secondo Giovanni Oiustetto, segretario provinciale della Confesercenti, «2' indice del pressi al consumo necessita di una radicale revisione che tenga conto dell' evolusione della spesa delle famiglie e dellincidensa che i vari capitoli del "paniere" hanno nell'attuale struttura dei consumi. Dalla verifica dei singoli pressi rilevati viene spontaneo chiedersi come mai la "inedia" riscontrata sia così diversa dal "mercato" per una serie di prodotti. Forse l'errore sta nella scelta de- gli esercizi che concorrono a comporre il presso medio, ad esempio il bar privilegiato sul supermercato per la rilevazione della birra o la macelleria piuttosto che la salumeria per la carne suina». Insomma bisogna seguire passo passo i consumatori, vedere dove vanno a comprare una merce e dove un'altra, osservare le variazioni dei prodotti più venduti e non di quelli meno richiesti. Insiste il vicepresidente dell'Ascom, Giovanni Perfumo: «£' assurdo che rientri nella formazione dell'indice il costosissimo Salame Milano, quando a Torino il suo consumo è inferiore all'I per cento rispetto ad altri tipi più convenienti. Oppure che si rilevi il presso del burro ancora in latteria, mentre si sa che i torinesi lo comprano in prevalenza in supermercati, superettes, minimarket, grandi salumerie o drogherie: Non basta. «Alcuni rilevatori — sostiene Perfumo — si affidano al commerciante, non fanno controlli diretti sui prodotti; con la frase "E' cambiato qualcosa?" gli porgono un foglio da firmare e tutto è fatto. In questo modo, senso la scelta della qualità più venduta e sensa un controllo adeguato in un ventaglio di punti di vendita rispondenti alle preferenze del consumatori, si fa apparire Torino come una città più cara di quanto non sia in realtà». La verità la conoscono bene le famiglie che il caro vita ha costretto a cercare punti di vendita diversi, più convenienti, e a cambiare anche le abitudini alimentari. Una prova è nella riduzione del consumi dell'ortofrutta rilevata più d'una volta dai grossisti del mercato generale. Sulla base dell'indice elaborato dall'Ufficio Statistica del Comune, unica fonte ufficiale per un confronto nell'arco di un anno (agosto '83-'B4), le cipolle secche gialle sono rincarate del 49,4%, prezzo medio 1221: chi le compra a Porta Palazzo le paga anche 600 lire, altrove tra le 1000 e le 1500, in molti negozi addirittura 2 mila. Anche le patate Blnthla, pasta gialla, hanno fatto un balzo del 48,4%, in media costano 816 lire, ma a comprarle sfuse sul mercati (per non parlare dei negozi) si pagano, in maggioranza, mille lire tonde; il prezzo diminuisce per il sacco da trecinque chili, ma quanti torinesi fanno questo rifornimento? Sono carissimi i fagiolini, +59,8% In un anno, 3760 lire 11 kg, una media un po' troppo alta secondo parecchi consumatori intervistati. Sono rincarate le melanzane, +27,7% la «violetta tonda», 2232 lire 11 kg, anche se sul mercati, al quali In prevalenza si rivolgono i torinesi per l'ortofrutta, ce n'erano in abbondanza a 1500 lire. Forte rialzo anche per 1 pomodori, +36,7% 1 «tondi lisci» e +32% i «costoluti», in media rispettivamente a 2384 e 2803 lire il kg, e per i peperoni, +24,2% 11 «colorato quadrato», prezzo medio 3152 lire, definito dagli stessi commercianti -piuttosto elevato». E per le pesche un 42,5% in più rispetto all'anno scorso. Simonetta Conti

Persone citate: Enrico Buemi, Giovanni Perfumo, Perfumo, Simonetta Conti

Luoghi citati: Milano, Torino