Parla in liberale ai francesi il premier socialista Fabius di Bernardo Valli

Parla in liberale ai francesi il premier socialista Fabius Il primo show televisivo dopo cinquanta giorni di governo Parla in liberale ai francesi il premier socialista Fabius Niente miracoli per la disoccupazione, abolita la supertassa sui grandi patrimoni, creazione di ( nuove aziende - Lavoro o scuola per i giovani - Il pcf non si considera più nella maggioranza DAL NOSTRO INVIATO PARIGI — Un commentatore di destra scrive che è come «un prato all'inglese». Laurent Fabius gli sembra fresco e liscio. Ha 38 anni. E' il primo capo di governo francese nato dopo la guerra. E' stato lui stesso, Fabius, a ricordarlo mercoledì sera. E non ha esitato a esibire la sua giovinezza durante lo show televisivo di un'ora e mezzo, che era il debutto come primo ministro davanti all'opinione pubblica. Ha messo in mostra i suoi pochi anni adottando un linguaggio senza arcaismi ideologici, senza ricorrere ai vecchi miti della sinistra. Al tempo stesso è riuscito a evitare l'idioma di tecnocratico dei giscardiani nonostante la formazione tecnocratica. Ed è stato pragmatico, realista. Si è presentato sui teleschermi senza gli abiti socialisti. Un primo ministro «nuovo». 1 milioni di francesi che l'osservavano e ascoltavano, dopo cena, hanno cosi scoperto il new look mitlerrandiano. Nella sostanza la svolta c già avvenuta negli ultimi due anni, a tappe, talvolta con improvvise accelerazioni. Tanto che il supcrliberalc Raymond Barre, parlando dei socialisti al governo, dice da un pezzo con ironia: «Quando li guardo mi vedo». Fabius in effetti, sui teleschermi, sembrava un suo allievo. Un perfetto neolibcrale. Non il militante di un partito socialista che arrivato al potere, ncll'81, si proponeva di «rompere con il capitalismo». Non c'era traccia, nelle sue parole, del giovane e scattante dirigente che anni or sono richiamava all'ordine Michel Rocard, giudicato troppo a destra, accusato di essere il capo della «sinistra americana». Diceva il moderato Rocard ai socialisti riuniti a congresso a Metz: «Compagni, dovete scegliere tra il piano e il mercato». E Fabius, discepolo di Mitterrand, lo rimbeccava pronto: «Tra il piano e il mercato, compagno Rocard, c'è il socialismo». Gli anni di potere hanno trasformato il socialismo francese e Laurent Fabius, che come ministro del Bilancio voleva tassare, nell'81, se Mitterrand non glielo avesse impedito, anche le opere d'arte di proprietà privata, correndo il rischio di una fuga di quadri, mobili e altri oggetti preziosi. Il «cambiamento» promesso da Mitterrand l'aveva già archiviato Mauroy, predecessore di Fabius, il quale restava tuttavia ancorato al linguaggio della gauche, rendendo poco credibile o comunque fumosa la svolta. Fabius ha mutato ancl • a forma. Parla di giustizia sonale non come Mauroy, sindaco socialista di Lilla, capoluogo del Nord operaio, ma come Raymond Barre, professore di economia che non perde mai d'occhio le cifre. Da qui la definizione di «barrismo di sinistra». La gauche non ha più nulla da proporre e quindi ricorre ai principi, alle regole dei liberali di buon senso. Gli orizzonti proposti ai francesi da Fabius non sono quelli di Mauroy. La miracolosa Silicon-Valley californiana, dove le industrie fioriscono come i papaveri nei prati francesi e dove Mitterrand si e soffermato a lungo con ammirazione nei mesi scorsi, e il disciplinato e dinamico Giappone della crescita permanente: questi sono ormai gli esempi ai quali si ispira il mittcrrandismo riformato, del quale il nuovo primo ministro deve essere 1' animatore. Fabius c l'ultima carla di Mitterrand in prospettiva delle elezioni legislative dcll'86. Deve recuperare l'opinione pubblica, molto avara di consensi nei confronti della sinistra al potere. L'impresa è molto difficile. Se non riesce, il presidente deve convivere con un'Assemblea nazionale dominata dalla destra. Una coabitazione quasi impossibile nella Quinta Repubblica, che dà al capo dello Stato ampi poteri se appoggiato dal Parlamento ma che lo paralizza se è in contrasto. Fabius ha subito cercato, nei suoi primi 50 giorni di governo, di creare le condizioni per una décrispation (rilassamento) della rissosa vita politica parigina. Anzitutto appropriandosi dei temi dell'opposizione, fagocitandoli, cedendo sulla riforma della scuola privata, promettendo che la legge sulla stampa, de¬ nunciata dalla destra come un attentato alle libertà, verrà applicata soltanto dopo le legislative dcll'86, annunciando, che la supertassa sui «grandi patrimoni» verrà abolita entro due anni. Inoltre il nco primo ministro moltiplica gli inviti ai deputati dell'opposizione affinché partecipino ai gruppi di studio incaricati di esaminare i vari problemi sociali. Nessun esponente dei partiti moderati ha finora accettato le offerte di Fabius. Ma l'operazione recupero della destra è appena cominciata. I comunisti l'hanno subito registrata ed ora fanno sapere che essi «non appartengono più alla maggioranza». E' un primo passo ufficiale nell'attesa di trasferirsi apertamente all'opposizione. Soltanto due francesi su cento, secondo un sondaggio di Le Monde, non credono agli uomini politici. Pensano che essi non dicano la verità. Mercoledì sera Fabius è stato franco. Non ha promesso nulla o poco. La disoccupazione continuerà, potrà essere ridimensionata col tempo se le aziende riusciranno ad esportare di più, contribuendo alla crescita, se verranno create nuove imprese soprattutto piccole e medie (il miraggio di Silicon-Vallcy), se si riuscirà ad organizzare dei lavori di interesse collettivo da affidare ai disoccupati, se la formazione dei giovani sarà intensificata e prolungata (come in Giappone). Tempi lunghi, dunque. Fabius ha precisato un solo ambizioso progetto. Quello di occupare (con corsi professionali e con lavori di interesse pubblico) coloro che hanno meno di 21 anni, prima della fine dcll'85. Bernardo Valli

Luoghi citati: Giappone, Lilla, Mitterrand, Parigi