Berlusconi il futuro di Eurotv e Rete A?

Berlusconi il futuro di Eurotv e Rete A? Contatti in corso con i due networks Berlusconi il futuro di Eurotv e Rete A? MILANO — Dopo l'ingresso di Retequattro nel gruppo di Berlusconi e il progetto già avviato di un grande monopolio televisivo privato italiano, quale futuro si annuncia per i due networks .superstiti", Eurotv (in mano a larga maggioranza di Calisto Tanzl, proprietario della Parmalat) e Rete A (gestita dall'editore Pennato)? Rete A ha da tempo un accordo con Berlusconi per la vendita della pubblicità (da parte della medesima concessionaria) e per la definizione dei programmi; Eurotv ha di recente cominciato trattative con lo stesso imprenditore. Una prognosi infausta per il «pluralismo» televisivo? •Nient'affatto, è ancora tutto da vedere — risponde Gianni Ferrauto, presidente di Eurotv (9.200.000 spettatori giornalieri di media) — noi abbiamo una fisionomia autonoma, che ci piace e ci privilegia. Pur se dovessimo giungere a un'intesa con Berlusconi I nostri tratti caratteristici resterebbero intatti». Cioè? «Siamo organizzati in un consorzio (reso operativo e funzionale da alcune società di servizi) di una ventina di emittenti ognuna delle quali concorre a decidere i programmi. Questa è la prima peculiarità; ne discende immediatamente quella di voler continuare a proporre la televisione privata quale voce regionale, diversificata da regione a regione, legata a problemi socioculturali del territorio. Il che poi è in definitiva il motivo che a suo tempo consenti l'avvio dell'imprenditoria privata nel settore». Gianni Ferrauto spiega che la proposta di collaborazione è arrivata da Berlusconi la settimana scorsa; contenuto ancora interamente da definire. «Ci incontreremo fra pochi giorni e sentiremo le offerte più concrete» afferma. Di sicuro sottolinea, «dando per scontato che Rete A faccia ormai capo a Berlusconi, dal monopolio di quest'imprenditore rimarrebbe fuori un 25 per cento della rete globale delle tv private, e di questo fatto noi rappresentiamo un 15/18 per cento». Se le trattative non andassero In porto «la situazione per quanto ci riguarda resterebbe come è» conclude Ferrauto. Anzi secondo lui sarebbe addirittura migliore «non foss'altro perché i clienti che Intendono mantenere una pluralità di scelta dovranno tenerci in vita per evitare di trovarsi ad operare in un mercato pubblicitario con un prezzo fissato da un'unica voce». Se invece le trattative si concluderanno con un'intesa di collaborazione «sarà evidentemente perché cambleremo in meglio». Diverso il tono di Paolo Romani, direttore generale di Rete A; «L'accordo con Berlusconi — premette — non significa acquisto; la sua concessionaria di pubblicità è la più importante e professionale oggi sul mercato, e lo stesso si può dire di Canale 5 nel settore delle tv private. Non capisco perché tanti sembrano pensare che II presupposto per esistere è farsi la guerra. Ogni rete, certo, deve trovare una propria filosofia, una sua identità, e le opzioni possono essere numerose. Per noi, personalità significa — almeno per il momento — telenovela (vedi «Mariana: diritto di nascere», 191 puntate di cui 65 trasmesse) e film comici italiani come quelli di Banfi, Gloria Guida, Alvaro Vitali e altri che qualche anno fa erano giudicati di serie B, e oggi, invece, sul piccolo schermo hanno grande successo». Dalla primavera scorsa la media degli spettatori di Rete A è salita a 800.000/1.000.000 di spettatori. E 1 progetti non mancano: in questo periodo si stanno approntando anche due produzioni, un nuovo gioco, «Montecitorio», condotto da Ettore Andenna sullo schema di alcuni meccanismi parlamentari e li proseguimento della serie di interviste femminili curate da Paolo Mosca. Ornella Rota

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