Cile, 11 anni senza tempo

Cile, 11 anni senza tempo Il regime di Pinochet ha chiuso la porta al dialogo e si ripresenta oggi come all'indomani del colpo di Stato Cile, 11 anni senza tempo L'opposizione, nell'83, prevedeva la caduta imminente del dittatore che sembrava costretto ad importanti aperture - Ma quelle del generale erano scelte tattiche che hanno rafforzato il suo potere - Il fallimento dell'ultima «giornata di protesta nazionale», NI maggio scorso, ha dimostrato anche la divisione delle forze che si battono per il ritorno alla democrazia - L'esercito, invece, è compatto con il governo NOSTRO SERVIZIO SANTIAGO — .Se necessario, ripeteremo Vii settembre Il generale Pinochet ritiene che, dopo una lunga e difficile convalescenza, 11 Cile stia rischiando una ricaduta e che «un miracolo» paragonabile a quello dell'i 1 settembre 1973 potrebbe rendersi necessario. I «politicanti», infatti, hanno fatto la loro riapparizlone e stanno tentando di distruggere «li lavoro compiuto» dalle forze armate. Forte di questa analisi, il capo dello Stato s'è detto una volta di più deciso a portare avanti la sua «missione» fino alla fine, cioè fino all'll marzo 1989, come prevedono le disposizioni transitorie approvate ni settembre 1980 e la nuova Costituzione, e fino all'll marzo 1997, se sarà rieletto. Ohe Pinochet voglia, con queste minacce, spaventare gli avversari, o che sia realmente deciso a governare sino alla fme del secolo, sta di fatto che il dittatore appare sicuro di sé. Lo dimostra con le numerose apparizioni pubbliche e le Interviste al giornali. Sorprendente è il contrasto tra l'uomo pieno di rabbia e stizzoso dell'agosto 1983 e il capo di Stato disteso che si appresta a festeggiare l'undicesimo anniversario del mpronunciamiento' che mise fine al governo di Vnidad Popular. Un anno fa l'opposizione credeva che il «tiranno» fosse sul punto di cadere. Tale era l'euforia che sarebbe stato fuori luogo domandare: «£ come?'. E non era stato 11 Generale a non contrastare 'l'apertura», lui cosi poco Incline a cedere un pizzico d' autorità? E non aveva egli stesso scelto Onofre Jarpa, nominato ministro dell'Interno alla vigilia della protesta dell'll agosto, per il «dialogo. con l'opposizione? Il regime fece importanti concessioni. Lo stato d'emergenza venne revocato. Fu autorizzato 11 rientro in patria di 5 mila esiliati; e fu fatta la promessa che non si sarebbe fatto ricorso all'articolo 24 che accorda poteri eccezionali al capo dello Stato. Si parlò di elezioni legislative anticipate. Infine, si cominciarono a studiare le leggi organiche per il ritorno alla normalità costituzionale. Che cosa resta oggi di quella 'apertura»? Quasi nulla. Lo stato d'emergenza e 11 coprifuoco sono stati ripristinati con nuovo rigore. Il generale Pinochet è decisamente contrarlo alla riapertura del Parlamento prima del 1989. L'articolo 24 è divenuto lo strumento preferito della repressione. Espulsioni e confino per i dissidenti; arresti In massa all'ordine del giorno, cosi come la tortura. GII «scontri» con I terroristi nella maggior parte dei casi, secondo le organizzazioni per i diritti dell'uomo, non sono altro che delitti camuffati. Le operazioni della Centrale nazionale d'informazione (Cni), cioè 1 servizi segreti, sono state legalizzate dalla legge anti-terrorismo del giugno scorso. Infine, soltanto 500 esiliati sono rientrati in patria. Nonostante tutto, l'attività politica è ripresa. E' nata, ed è combattiva, una stampa d' opposizione; 1 settimanali Canee., Analisi, Apst e FortinMapocho, sotto la direzione del leader de Jorge Lavandero, attaccano frontalmente il regime e chi è più coraggioso attacca il capo dello Stato in persona. Sono stati conquistati •spasi di libertà», che tuttavia possono essere sempre rimessi in discussione. Che cosa è accaduto? In due occasioni, Pinochet ha dato prova della sua abilità. Il 10 agosto '83 facendo appello a Onofre Jarpa. Oggi si sa che la scelta di quel dirigente nazionalista non ubbidiva a una reale volontà d'apertura. Da buon stratega, Pinochet aveva soltanto compiuto un ripiegamento tattico per smobilitare l'avversarlo. La manovra è perfettamente riuscita. Il «dialogo- tra 1 dirigenti dell'Alleanza democratica (de, socialdemocratici, radicali, destra repubblicana, socialisti non «almeidisti») ha bruscamente frenato l'offensiva lanciata l'il marzo '83 con la prima •Giornata di protesta; senza che il Generale andasse al di là delle sue prime concessioni. In ottobre, Pinochet risaliva la china e relegava a funzioni subalterne il ministro dell'Interno. Il 29 marzo '84, Pinochet ha dato nuova prova della sua capacità di manovra sbarazzandosi del ministro dell'Economia e delle Finanze, Carlos Caceres, un 'Chicago boy: monetarista di stretta osservanza. Due giorni prima 11 Paese era stato paralizzato dal un'altra 'protesta: Battendo in velocità un'opposi¬ zione incapace di (are tesoro del suo successo, Pinochet ha affidato l'economia e le finanze cilene ai fautori di una politica di rilancio e di lotta contro la disoccupazione. La decisione ha calmato i commercianti, 1 camionisti e 1 «padroncini» che avevano aderito alla 'protesta' del 27 marzo per manifestare la loro opposizione alla politica economica di Caceres, Il rimpasto di governo e le speranze suscitate nelle classi medie spiegano 11 fallimento della 'Giornata di protesta' dell'll maggio. Inoltre il generale Pinochet è sicuro che le sue truppe lo seguiranno compatte. Le forze armate gli restano fedeli. «Non slete solo, generale; gli ha detto di recente il vlcecomandante in capo dell'Esercito, il generale Canessa. Gli ufficiali hanno ottime ragioni per serrare 1 ranghi dietro 11 loro capo: sono ben pagati, ben equipaggiati e godono di privilegi ai quali dovrebbero sicuramente rinunciare in un regime democratico. D'altra parte, le vicissitudini del generali argentini non sono certo tali da indurre quelli cileni ad abbandonare 11 potere. E In ogni caso la polizia segreta di Pinochet è pronta a scoprire gli eventuali «contestatori». SI parla volentieri, negli ambienti dell'opposizione, di divergenze fra Pinochet e 1 comandanti della Marina e dell'Aviazione. Ma le velleità d'Indipendenza dell'ammiraglio José Merino e del generale Fernando Matthei non devono creare illusioni. In caso di contrasti, non avrebbero un gran peso di fronte a un presidente che è anche comandante in capo dell' Esercito: subirebbero probabilmente la stessa sorte del generale Gustavo Lelgh, uno del tre componenti della Giunta che sali al potere nel 1973, costretto a dimettersi nel '78. Se si aggiunge a ciò 1' appoggio «ai 100 per cento» dell'esercito, il sostegno attivo delle classi agiate (almeno 11 20 per cento della popolazione, secondo stime degli oppositori), si comprende perché non è facile rovesciare Pinochet. Ma se il potere del dittatore non sembra correre gravi rischi, parte della responsabilità ricade anche sull'opposizione, debole e divisa. I dirigenti più lucidi ammettono che l'ottimismo dello scorso anno era esagerato. «L'opposleione aveva dimenticato che la fitta rete d'organizzazioni sociali che esisteva in Cile prima di Pinochet è stata praticamente distrutta», riconosce Luis Malra, leader della sinistra cristiana. Gli scontenti abbandonati a se stessi sono una facile preda per un regime che dispone di un impressionante apparato repressivo. Questa situazione è aggravata dalle divisioni in seno al partiti, -h'80 per cento di oppositori al regime non è la stessa cosa che il 35 piti il 25 più il 20 per cento...' aggiunge Malra (35% dell'Alleanza democratica, 25% del Blocco socialista e 20% del Movimento democratico popolare). Alla divisione in tre blocchi s'aggiunge la difficile coabitazione fra destra e socialisti all'interno dell'Alleanza democratica. La democrazia cristiana è impegnata in un processo di elezioni interne che acuisce le rivalità personali. I socialisti sono da qualche tempo divisi in tre gruppi: uno diretto da un ex ministro dell'Interno di Allende, Carlos Briones, un altro è cai pegglato da Clodomlro Almeyda, già ministro degli Esteri ai tempi dell' Vnidad popular, un terzo raccoglie 1 partigiani di Manuel Mandujano. Il Movimento democratico popolare, che riunisce gli almeydisti, il partito comunista e il Mlr (movimento della sinistra rivoluzionaria), sembra essere il blocco più solido, quello che ha con la base 1 legami più stretti. La «guerra senza quartiere» recentemente dichiarata da Pinochet ai comunisti ne ha rafforzato la coesione. Anziché concentrare gli sforzi contro la dittatura, 1' opposizione si perde alla ricerca di un accordo per il dopo-Plnochet, ipotizzando un governo di transizione e quindi l'instaurazione di una stabile democrazia. 'Non serve a nulla ripetere, come fa Andreas Zaldivar, che i democristiani non governeranno mai con i comunisti, quando invece il vero problema è che né gli uni, né gli altri eserciteranno mai il potere finché durerà la dittatura», afferma un dirigente comunista. 'Tentare di dire oggi come sarà il Cile democratico significa metter il carro davanti al buoi», aveva detto l'ex segretario generale del Movimento democratico popolare, Jaime Insunza, pochi gironi prima di passare alla clandestinità. In fondo, la maggioranza dei dirigenti dell'opposizione si comportano come se vivessero già in un regime democratico. Secondo Ricardo Lagos, dirigente socialista, l'unità dell' opposizione sarebbe più facilmente raggiungibile se il partito comunista rinunciasse apertamente alla lotta armata che, secondo Lagos, non ha alcuna possibilità di successo in Cile. Il «diritto alla ribellione» rivendicato dai comunisti, e le azioni del loro «braccio armato; il Fronte patriottico Manuel Rodriguez, spaventano la democrazia cristiana e impediscono il passaggio all'opposizione dei partiti di destra che hanno tolto il loro appoggio al regime di Pinochet. Ma la radicalizzazione del partito comunista non è forse la conseguenza dell'ostracismo manifestato nel suoi confronti dalle formazioni moderate? Jacques Després Copyright cl/O Monde» «• per l'Italia «La Stampa»

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