Il gigante che scavalcò le Alpi

Il gigante che scavalcò le Alpi FENOMENO DELLA BELLE EPOQUE RACCONTATO DA NICO ORENGO Il gigante che scavalcò le Alpi «Non conosciamo mai la nostra altezza i finché non ci chiedono di alzarci I e allora fedele al progetto I la nostra statura tocca i cieli». Cosi scriveva Emily Dickinson, americana, «piccola come lo scricciolo-, altissima come poeta. Nel 1879, nove anni dopo che la fragile autoreclusa Emily aveva composto questi versi sulla statura spirituale e, chissà mal, magari anche su quella fisica, nasceva in un paesino della Val Stura un Gigante. E' un'altra storia ma un nesso può esserci. A 15 anni il Gigante misurava due metri e trenta. Se nessuno gli avesse chiesto di alzarsi, Ugo Bat! Usta, cosi si chiamava quel i ragazzo alto, non si sarebbe mai accorto di poter toccare 1 cieli, se mal li toccò. Glielo chiese Invece un signore In ■ doppiopetto di flanella grigia, un francese, Impresario di «meraviglie» il quale aveva 1 I suoi carrozzoni a Tolone. Ugo Battista faceva 11 boscalolo, ' la domenica andava in giro j per trattorie a cantare con ' gli amici. Se le ragazze lo guardavano impressionate, lui sorrideva, allargava le braccia Invitandole a passarci sotto e era tutto. Ugo Battista diede ascolto all'impresario, 1 soldi sono sempre soldi. Non aveva un progetto, o forse 1 soldi lo sono. Se ne andò con lui in Francia a fare il ■•fenomeno umano: La sua storia l'ha ■ raccontata Nlco Orengo In Figura gigante (Serra e Riva editori) raccogliendo documenti (foto del Gigante, qualche cartolina che 11 Gigante spediva a casa) e ragionandoci sopra con amore, fantasia, cultura (c'è nel libro 11 più bello della Belle Epoque parigina In condensato), finezza e un progetto In testa: fare una biografia che fosse anche «vita immaginaria-, una di quelle nitide e scarne ricostruzioni di esistenze alla Marcel Schwob che sono state come sono state, vere o Immaginate che siano, essenziali al punto di diventare degli emblema. •L'eroismo che noi recitiamo I sarebbe una cosa normale-, dice però non lasciandoci respiro Emily Dickinson. Battista prese Infatti a recitare credendosi eroe, un Gargantua, o magari qualcosa di più chic. Vestiva con eleganza, continuava la scena dell' eleganza anche al di fuori del baraccone. Era quasi orgoglioso di essere (o di essere diventato grazie al baraccone) un Gigante. «Cerca di imporsi l'idea che è il pubblico a stare davanti a lui e non lui davanti al pubblico; interpreta Orengo. Ma la Dickinson conclude: 'Se non ci accorciassimo da soli i per paura di essere re». Forse questa paura ha sfiorato 11 Gigante. Avrebbe potuto diventare re se scienza e progresso non avessero negato e spazzato via, per far finalmente pulizia e ordine, la corte dei miracoli, neutralizzando tutti coloro che avreb¬ bero potuto essere sudditi del Gigante: briganti, prostitute, storti, ciechi, relitti umani, nani, esseri variamente deformi, uomini elefante, donne cannone, maniaci, anime buie. Rinchiusi 1 potenziali sudditi del Gigante in galere, bordelli, manicomi, case della misericordia e, ahimè. Padiglioni delle meraviglie e laboratori scientifici, 11 Gigante poteva misurarsi soltanto con la torre Eiffel. O con 1 grattacieli di New York. •Aveva pensato all'America come alla terra della Libertà, molto prima di entrare in porto, dove sapeva che una signora bianca, madre di tutti i giganti, di qua e di là dell' oceano, gli avrebbe sorriso e illuminato le strade tra i grattacieli», scrive Orengo. Al re mancato In America offrirono infatti un reame, la jungla. Invece di esibirsi In frac avrebbe dovuto vestire gli slip di Tarzan e scagliate in aria belve di pelouche. Decise quindi di accorciarsi da solo per paura di essere re, quel re 11 che si aggrappa alle liane gridando selvaggiamente, si, selvaggiamente, non con la dignità severa del pellerossa che il Gigante udì urlare singhiozzi, vide capriolare su veloci cavalli a Dreamland, il Paese del sogni, anche loro «attrazioni», anche loro «spettacolo», colleghi insomma di tutti gli umiliati e offesi, di tutti 1 mostri. Cosi il Gigante si accorciò, semplicemente morendo di crepacuore a 37 anni, nel 1916. Mori dello stesso male di cui era morto pochi anni prima suo fratello Antonio con 11 quale per un certo tempo si esibì In coppia. Notare che Antonio era alto due metri e venti esattamente come Kareem Abdul Jabbar del Los Angeles Lacere, oggi re del basket. «Se non ci accorciassimo da soli, per paura di essere re...». C'è chi non si accorcia. Beato. Renata l'isu Ugo Battista e 0 fratello Antonio in un manifesto pubblicitario

Luoghi citati: America, Francia, Los Angeles, New York, Tolone