Roma salvata dagli schiavi

Roma salvata dagli schiavi COSI' PROVOCARONO NELL'IMPERO RAPIDI MUTAMENTI SOCIALI Roma salvata dagli schiavi Come rapidamente e salutarmente la nostra storiografia e il nostro senso della storia stanno rovesciando i paradigmi su cui si sono Imperniati per tanto tempo 1 La contemplazione del grande genio è offuscata da quel pullulare d'infinite biografie in cui anche per Carlyle la storia consiste; gli orizzonti sconfinati dei tempi e degli spazi, osservati col telescopio, si restringono all'esame microscopico di un decennio, di un villaggio; la vasta sintesi Ideale si ritira davanti all'analisi del concreto. Sul più basso formicolio . degli uomini senza storia e sul rimescolio continuo dei . numeri, del dati, si fonda un , libro di estremo interesse che un professore di sociologia alla Brunel University del Middlesex, Kelth Hopkins, ha dedicato In gran parte alla schiavitù nel mondo romano, e che l'editore Boringhieri pubblica col titolo Conquistatori e schiavi. Sociologia dell'impero romano. Hopkins si pone di fronte a un mondo cosi remoto con l'ambizione e l'Impegno di applicarvi le stesse tecniche che abitualmente 11 sociologo o l'antropologo impiega, con minor frutto per certi aspetti, a modeste realtà contemporanee. All'epoca I del suo splendore l'Impero i romano si estese per una [ 'superficie pari a meta degli \ Stati Uniti, comprendendo, ,' col suoi cinquanta o sessan' ta milioni di abitanti, la ' meta dell'Intera popolazio¬ ne del globo. I problemi che un organismo del genere pose in termini politici, sociali ed economici furono formidabili. Alimentare, ad esempio, una metropoli come Roma di un milione di abitanti,' quanti non ne raggiunse che la sola Londra nel secolo scorso, richiedeva uno sforzo organizzativo gigantesco. Ma ancor più ampie necessita d'intervento erano poste dalla forte tensione militaristica che stava alla base del carattere e del successo dello Stato romano. . Alla fine della Repubblica, dal settanta al novanta per cento degli abitanti dell'Italia lavoravano la terra. Nello stesso periodo, almeno il dieci per cento dei maschi erano costantemente sotto le armi nell'età adulta, e per periodi che potevano durare anche vent'anni filati. Nessuna nazione militarista, nemmeno la Prussia di Federico il Grande e la Francia napoleonica, giunse a tanto. Risultato e sostegno di questa politica fu l'altro enorme esercito casalingo degli schiavi. Nel I secolo avanti Cristo, per le crisi prodotte dal servizio militare e il dilatarsi del latifondo, meta delle famiglie contadine d'Italia lasciarono, come il Melibeo virgiliano, le loro terre, e i loro membri confluirono nell'esercito e nelle citta, ove divennero soldati professionisti o pensionati di Stato. A sostituirli soprattutto nel lavoro agrico- 10 furono gli schiavi, ottenuti soprattutto attraverso le conquiste militari. Fu 11 più rapido e profondo mutamento sociale mal subito da una società preindustriale in epoca di assoluta stagnazione tecnica; una migrazione di cui viceversa solo la civiltà Industriale ci fa oggi vedere l'equivalente. L'elemento servile divenne 11 trentaelnque-quaranta per cento della popolazione libera, quando negli Stati Uniti ottocenteschi non superò il dieci; e costituì 1 quattro quinti della forza lavoro impiegata In agricoltura. Sotto l'alluvione di queste cifre, pur talora incerte e spesso congetturali, fluttuano i problemi umani a cui occorre riportarle tutte, non tanto per fare della cattiva letteratura quanto per animarle e farle agire per la comprensione del tessuto storico. L'Impressi' ae del nostro autore è che il trattamento degli schiavi non fosse particolarmente crudele nemmeno a Roma, e che la pressione del padroni si esercitasse piuttosto sul fronte psicologico che su quello fisico. Ciò non fu tanto il risultato delle correnti di pensiero animate da filosofi universalistici come gli stoici o da padroni filantropi, senza che mai nessuno, tuttavia, mettesse In discussione nell'antichità e nel primo cristianesimo la schiavitù come Istituzione. Fu piuttosto 11 puro tornaconto a consigliare ai padroni la minaccia anziché 1' uso della violenza. Un servo ferito o malandato rendeva di meno. Non avrebbe potuto affrontare 11 mefitico lavoro nelle miniere di mercurio spagnole o penare per 1 duecento giorni filati, eh' era il doppio delle giornate lavorative di un contadino mediterraneo, durante la stagione agricola: ch'era quanto occorreva per ripagare i costi vivi della sorveglianza e del vitto e per rimunerare l'investimento di capitale (andare a fare discorsi diversi da questi tristissimi a capitalisti come Lucullo o Crasso sarebbe stato evidentemente Illusorio). Se nel momenti di slancio delle conquiste belliche, negli ultimi due secoli dèlia Repubblica, 11 costo di uno schiavo dovette essere relativamente modesto (qual era, secondo alcuni, anche nell'Atene del V secolo), In piena e tarda età Imperlale fu certamente ragguardevole: si calcola che allora il prezzo di uno schiavo specializzato — duemila sesterzi — equivalesse al fabbisogno medio di una famiglia contadina per quattro anni. SI aggiunga l'elevata mortalità di tempi in cui la vita media non raggiungeva 1 trent'annl, e l'eventualità di malattie e incidenti; e ci si può chiedere addirittura se non sarebbe stato anche economicamente più conveniente della schiavitù l'impiego di salariati. Oltretutto, non avrebbe posto problemi morali, che devono pur essere esistiti in molte coscienze, se si riflette a un Istituto assai diffuso come quello della manomissione. Certo 11 miraggio della libertà, conquistata con la buona condòtta o col lavoro straordinario poteva costituire esso pure un'arma di pressione psicologica e di sfruttamento Intensivo; ma le estese liberazioni di schiavi stabilite nei testamenti di molti proprietari denunciano almeno in articulo morlls un sentimento di gratitudine o di rimorso. Eppure rimane cosi tragico e conclusivo l'episodio che 11 medico Galeno riferisce sull'imperatore Adriano, 11 fine Adriano della Yourcenar. Egli feri in un accesso d'ira con lo stilo uno schiavo In un occhio, poi pentito del suo atto gli chiese di scegliersi un dono come risarcimento: «Tutto ciò che voglio, fu la risposta dello schiavo, è il mio occhio.. Carlo Carena Roma. Barbaro condotto in schiavitù da un romano: particolare dell'Arco di Settimio Severo (Ed. Rizzoli Laroussc)

Persone citate: Brunel, Carlo Carena, Carlyle, Galeno, Hopkins, Settimio Severo, Yourcenar