Leopardo capitalista di Mario Deaglio

Leopardo capitalista DUE SECOLI D'INDUSTRIA IN EUROPA Leopardo capitalista " Nei momenti in cui più rapido e incisivo è il cambiamento, quando più chiaramente si acquista coscienza di vivere in uno dei punti di svolta della storia, l'attenzione si appunta, com'è comprensibile, su situazioni similari del passato. In esse cerchiamo, se non insegnamenti, perlomeno indicazioni e spunti di riflessione. " Si spiega cosi il rinnovato interesse per la prima rivoluzione industriale proprio quando conseguenze e implicazioni del nuovo/modo di produrre, basato sull'elettronica, cominciano a manifestarsi in tutta la loro portata. Per cercare una chiave interpretativa dei mutamenti del capitalismo di oggi si ripercorrono, tra l'altro, le vie di quei fatidici mutamenti di due secoli fa in alcune oscure contee inglesi dai quali ebbe inizio l'organizzazione produttiva del capitalismo. .. In questo quadro si colloca .una recente opera di Sydney Pollarci, uno dei maggiori storici economici inglesi viventi, oggi tradotta in italiano (La conquista pacifica. L'industrializzazione in Europa dal 1760 al 1970. Ed. 11 Mulino). Pollard compie una sintesi amplissima, che giunge fino ai nostri giorni, ma è soprattutto la sua trattazione delle prime fasi della rivoluzione industriale ad essere di particolare attualità. Pollaid si avvicina ai noti fenomeni dei primordi dell'industrializzazione in maniera pressoché inedita. Egli ha un concetto per così dire biologico del capitalismo: lo considera composto di cellule vitali e cioè di singoli settori produttivi e regioni geografiche nelle quali si verificano i cambiamenti decisivi. Dietro alla facciata esterna, apparentemente liscia e trionfante, del capitalismo, dietro alla realtà ufficiale degli Stati che compongono il sistema capitalista, queste cellule si sviluppano, provocano od ostacolano l'espansione di altre cellule, avvizziscono, mutano, si riproducono. L'analisi di Pollarci dimostra che l'espansione capitalistica inglese della fine del Settecento e dei primi decenni dell'Ottocento non fu affatto lineare: fu, al contrario, incerta, discontinua, sporadica, frammentaria. Lo sviluppo avvenne per impulsi successivi, mediante la loro trasmissione, in condizioni atte a recepirli positivamente; non fu a macchia d'olio, fu a macchia di leopardo. Motivi geografici e umani determinarono, ad esempio, nel Lancashite e nello Yorkshire un'espansione sostenuta e ininterrotta, ma la Cornovaglia, banco di prova di innumerevoli invenzioni e innovazioni di quel periodo, decadde rapidamente dopo decenni in cui era stata all'avanguardia; il limitrofo Devon rimase totalmente agricolo; sugli estuari del Tyne e del elide si formarono aggregazioni industriali dalle vicende alterQuesti impulsi disordinati e discontinui hanno per noi italiani qualcosa di familiare. Chi considera l'andamento delle economie locali del nostro Paese nell'ultimo quindicennio, documentato dalle statistiche del reddito provinciale di Guglielmo Tagliacarne, dalle indagini dell'Unioncamere, dagli studi del Censis e confermato dall'ultimo censimento, si trova di fronte a queste fratture nette tra aree in sviluppo e aree che ristagnano, ' N tra settori che improvvisamente decollano e altri che, magari dopo una falsa partenza, ripiombano nell'arretratezza. E se allarghiamo lo sguardo ad altri Paesi, troviamo lo stesso tipo di dinamica regionale là dóve si-registrano le maggiori spinte innovative. Ancora con riferimento all' Inghilterra della fine del Settecento e del primo Ottocento, Pollard parla di ^piccole isole di industrializzazione in un mare di settori preindustriali*. Che cos'è oggi Silicon Valley, che cosa sono le concentrazioni mondiali della produzione elettronica e della biomedica, se non piccole isole di produ-' zione di tipo nuovo in un quadro ancora dominato da settori tradizionali? Nella stessa California, là dove finiscono le installazioni elettroniche cominciano le estensioni dei vigneti e degli ortaggi, magari modernissimi ma spesso operanti con manodopera immigrata clandestinamente. Tra i molti risultati del Pollard è particolarmente significativo che al tempo della prima industrializzazione le attività più avanzate alimentassero, e per un po' facessero crescere, attività meno avanzate da un punto di vista tecnologico che erano loro sussidiarie: lo sviluppo della filatura meccanica fece aumentare il numero dei tessitori che lavoravano a domicilio, con il telaio a mano, il filato prodotto dalle nuove macchine. Oggi 'lo sviluppo dei computers porta all'estensione del montaggio dei microchips, i loro componenti di base, un'attività preminentemente manuale, non certo computerizzata, Un altro luogo comune è che l'industrializzazione sia stata un processo a senso unico dall'Inghilterra al resto del mondo. Questa tendenza tu senz'altro prevalente ma, come dimostra Pollard, l'industria chimica inglese imparò da quelle francese e tedesca e molti altri settori ricevettero idee, innovazioni e tecnici dal continente. Anche qui si può ravvisare un'assonanza con la situazione odierna, con il gigantesco calderone mondiale dei brevetti e delle invenzioni, con gli scambi in tutte le direzioni che collegano e oppongono singoli settori e singole regioni mentre gli Stati nazionali appaiono pressoché tutti almeno parzialmente impotenti a comprendere la situazione, a delineate politiche industriali veramente efficaci. Su queste cellule originarie del capitalismo, sulle loro aggregazioni e riaggregazioni, V azione dei poteri pubblici incise certo potentemente, ma ben di rado essa fu determinante per la loro nascita, per la loro perdurante vitalità. Appare comunque certo che, se vogliamo veramente scendere alle radici e cogliere il significato della prima industrializzazione, dobbiamo sollevare il i-velo degli •Stati» con il quale si sono create distinzioni convenzionali in un tessuto economico come quello europeo che aveva una sua coerenza ed organicità al di fuori e al di là della politica. Indipendentemente dal grado di somiglianza della nostra attuale rivoluzione produttiva rispetto a quella di allora, forse anche oggi avremmo molto da imparare sulla natura e sulla dinamica del capitalismo se considerassimo i settori c le regioni attuali in un contesto internazionale invece di farli passare attraverso le lenti de formanti dei singoli Stati. Mario Deaglio

Persone citate: Guglielmo Tagliacarne, Pollard

Luoghi citati: California, Europa, Inghilterra