Sulle rovine della Casmez di Sandro Doglio

Sulle rovine della Casmez SI E* FERMATO IL GRANDE DISTRIBUTORE PI MILIARDI AL MERIDIONE Sulle rovine della Casmez Con la liquidazione della Cassa del Mezzogiorno paralizzato un giro d'affari di 20 mila miliardi l'anno - Nessuna garanzia sulla continuità dei lavori in corso - Si piange sul passato, si impreca sul presente, incertezze sul futuro DAL NOSTRO INVIATO ROMA — La grande fab brlca del Sud è paralizzata. Nel mastodontico e brutto palazzo che si affaccia su piazzale Kennedy all'Eur, funzionari, impiegati e segretarie bollano regolarmente la cartolina di entrata e di uscita ma si attardano nel corridoi, nel gran bar a pian terreno, o discutono davanti ai pannelli esposti sotto 1 portici del cortile, dove sindacati, partiti e direzione del personale affiggono comunicati, ritagli di giornale, manifesti polemici. Sul lunghi e tortuosi corridoi si affacciano uffici spesso deserti: i telefoni suonano di rado, e spesso inutilmente. Dal primi di agosto, nella gran centrale romana della Cassa dal Mezzogiorno si vive l'atmosfera del «giorno dopo»: si contemplano le rovine di quella che era la più grande dispensatrlce di soldi d'Italia, si piange sul passato, si impreca sul presente, si fanno congetture e ipotesi sul futuro. Sul 2600 dipendenti diretti dell'istituto grava l'incubo se non di licenziamenti, almeno di cambiamenti, di trasferimenti, di una lunga e Incerta battaglia per mantenere o riconquistare posizioni e poltrone. Si parla già di agevolazioni per il pensionamento anticipato; si è accentuato il corteggiamento agli uomini e ai gruppi di potere che si presume conteranno di più e che potranno elargire più favori. La solita storia all'italiana, insomma. Le porte degli uffici dei massimi dirigenti dell'ente sono chiuse di fronte al cronista: liquidatore, direttore generale, capi di sezione si sottraggono alle interviste e alle dichiarazioni, aspettando le novità che dovrebbero venire da Palazzo Chigi. L'infortunio parlamentare del 31 luglio scorso, quando il voto delle opposizioni in Parlamento (supportate da una ventina di «franchi tiratori») ha costretto alla liquidazione la Cassa del Mezzogiorno, è stato soltanto l'ultima dimostrazione di un'inefficienza decisionale che dura da almeno quattro anni. Da quando cioè la Cassa viaggia in re-, girne provvisorio, a colpi di proroghe di un anno o, ultimamente, di soltanto sei mesi, in attesa di quel cambiamento che tutti auspicano, ma sul quale slnora nessuno ha idee molto chiare. «Se in quattro anni, i governi che si sono succeduti non sono riusciti a trovare una soluzione burocratica a questa immensa macchina, come è possibile che ci riescano ora in poche settimane?* dice amareggiato un alto funzionario che naturalmente vuole conservare l'anonimato. «Non potrà nascerne — aggiunge — che un nuovo pateracchio, una soluzione provvisoria inventata lì per II per non scontentare nessuno. E chi ci rimetterà saremo noi dipendenti: Per non parlare del Paese, naturalmente. La messa in liquidazione della Cassa è di lunedi 6 agosto: ci si preoccuperà di dire subito alle grandi banche straniere che lo Stato italiano si assumeva l'onere del prestiti e dei debiti contratti dalla Cassa, ma non una parola per garantire la continuità del lavori in corso, per assicurare la copertura delle spese già impegnate, per tranquillizzare banche italiane, impresari, maestraneze e fornitori. Con quel decreto si è aperta una crisi che va al di là del fatto politico. Una cifra dice tutto: fra entrate e uscite, la Cassa ha un movimento di 20 mila miliardi di lire l'anno, 11 che significa (togliendo sabati, domeniche, ferie e feste comandate) che ogni giorno 100 miliardi di lire cambiano di mano per 11 tramite degli uffici di piazzale Kennedy. Dai primi di agosto questa montagna di soldi non si muove più. Chi è capace di calcolarne 11 danno? Che indotto hanno sull'industria delle costruzioni, sulle banche, sul mondo del progetti, nelle tasche della gente 100 miliardi di lire 11 giorno? Ma non è soltanto un problema di denari che non circolano più: la Cassa, in regime di liquidazione, non può prendere nessuna decisione: ogni intoppo burocratico, fi¬ nora risolto con una telefonata, con una riunione, al limite con una decisione del consiglio d'amministrazione, diventa adesso un ostacolo invalicabile. I cantieri si fermano uno dopo l'altro. Nel mondo dell'edilizia, modificazioni dei lavori, necessità di perizie, decisioni piccole o grandi di cambiamenti, sono moneta corrente': fin che non si darà un nuovo assetto alla gigantesca fabbrica del Sud, nulla potrà essere toccato o ritoccato. Chi si prende la responsabilità di una decisione? E chi paga per le somme esposte o per 1 fornitori che hanno impegnato capitali e manodopera? Qual è la banca ancora disposta a fornire anticipi o a scontare cambiali fin che non ci sarà la certezza di un nuovo garante o di un pagatore ufficiale? Al danno economico si aggiunge il problema sociale: a Gioia Tauro — esemplo peraltro di spreco e stupidità — 1 cantieri sono stati occupati dal lavoratori. L'Associazione nazionale del costruttori denuncia la progressiva rapida paralisi di un buon terzo di tutte le opere pubbliche in costruzione nel Paese; denuncia anche la confusione, l'incertezza, l'assenza e lo spreco di risorse, che si aggiungono alla riduzione di appalti e ai continui ritardi nel pagamenti e nelle decisioni che già si verificavano. Nessuno sostiene che la Cassa del Mezzogiorno funzionasse bene, né che fosse la panacea per i problemi del Sud. Al contrario. Quante cattedrali nel deserto, quante dighe rimaste vuote, quante tangenti elargite. Ma l'averla liquidata cosi all'improvviso senza aver pensato al domani, senza preoccuparsi neppure per 11 presente, fa credere che si sia aggravata una situazione peraltro già drammatica. Al momento della liquidazione, la Cassa aveva già assunto impegni per 15 mila 282 miliardi e rotti, di cui oltre 8 mila miliardi per «progetti speciali* e oltre 5 mila miliardi per l'industrializzazione del Meridione. L'anno scorso — sostiene il direttore generale dell'Associazione costruttori — con 1 soldi della Cassa l'edilizia ha dato lavoro a 400 mila edili, creando occupazione indotta per un milione di posti-lavoro. Ci sono centinaia di cantieri aperti, grandi e piccole opere (molte inutili, d'accordo) che hanno acceso speranze, illusioni o semplicemente contribuito a ridistribuire ricchezze. «Sperare che tutto questo venga rimesso in movimento e contemporaneamente corretto in pochi giorni con un decreto o una legge è utopia*. sostengono. alla Cassa. Si teme un'ennesima soluzione provvisoria o, peggio, una cattiva copia di ciò che 6 stato fino a oggi. L'ente ora in liquidazione ha in sospeso ben 30 mila vertenze giudiziarie per espropri, per litigi con 1 fornitori, per problemi con i dipendenti. Che fine faranno queste cause quando saranno chiamate in giudizio? «E'probabile che le perderemo tutte: quando non c'è più l'ente, chi si preoccupa ancora di seguirle e di combatterle? Pagherà Pantalone, è ovvio*, sostiene un funzionario dell'ufficio giuridico. «Si è voluto fermare un treno in corsa*, ha detto il presidente-liquidatore della Cassa, Massimo Perottl. L'ipotesi del catastrofico deragliamento non sembra affatto campata in aria. Sandro Doglio

Luoghi citati: Gioia Tauro, Italia, Roma