Riflettori sul mago Chagall

Riflettori sul mago Chagall A ST-PAUL-DE-VENCE 84 DIPINTI DELL'ULTIMO MAESTRO STORICO Riflettori sul mago Chagall La retrospettiva alla Fondazione Maeght rende omaggio al pittore che ha 97 anni - Dall'Espressionismo al Cubismo, le tappe di un'arte straordinaria in cui il quotidiano coabita col miracoloso - La tradizione chassidica e la forza che libra a mezz'aria rabbini, contadini, miserabili - Un teatro umano pieno di luci sulla ribalta, ma sullo sfondo restano le tenebre di un'infanzia in miseria 6T-PAUL-DE-VENCE — Marc Chagall ha raggiunto in questi giorni la bell'età di 97 anni; la cifra non è di quelle tonde, con gli eeri dei decenni o del centenari che oggi usano ispirare le mostre celebrative, ma si ammetterà che l'occasione resta comunque eccezionale, tale da decretare all'artista russo (nato a Vitebsk nel 1887) la palma della longevità e della sopravvivenza, tra tutti i Maestri storici, t cui ranghi sono ormai dolorosamente assottigliati. Bene ha fatto quindi la Fondazione Maeght di StPaul-de-Vence ad allestire un'ampia retrospettiva dell' arte chagalliana, forte di 8i dipinti (fino al 15 ottobre). Nell'omaggio si è associato anche il Beaubourg di Parigi con una vasta selezione di opere su carta, sempre del maestro russo, meno godibili, ma assai utili per farci entrare nella sua officina (fino all'8 ottobre). La sede della Fondazione Maeght appare splendida, attestata com'è sui colli a ridosso della Costa Azzurra, e sema dubbio vanta buoni titoli di legittimità, per ospitare questo cospicuo riconoscimento a Chagall, dato che V artista ha scelto da tempo quei luoghi come sua dimora stabile, e ha trovato nel creatore della Fondazione stessa, Aimé Maeght (scomparso qualche anno fa) un solerte mercante e protettore. Eppure, non si può non riflettere sull'enorme distanza che separa la solarità persino eccessiva di questo eden, quasi ai limiti con lo stereotipo turistico, e le tenebre, la povertà dei luoghi in cui si svolsero l'infanzia e l'adolescenza dell'artista, avviandolo inevitabilmente sulla strada di una pittura esasperata e violenta. Questo del resto fu, allora, un dato generazionale, And\-, pendentemente da luoghi e condizioni di nascita:* tutti gli artisti affacciatisi alla ribalta nei primi anni del nostro secolo adottarono V espressionismo, vale a dire, praticarono le vecchie forme della figurazione con un furore dissacrante, chiedendo aiuto alle ingenuità e alle brutalità del disegno infantile, o delle culture primitive. Chagall, ovviamente, non fece eccezione, come si può rilevare dal primo dipinto della mostra, Kermesse, ese¬ guito nel 1909, quando tra la città natale e Leningrado (allora San Pietroburgo) il giovane talentoso cercava di emergere, sconfiggendo i fortissimi limiti che pesavano sulla sua condizione di ebreo. Già in quell'opera le sagome uman^ sf.^ riducono, :rt-,, nunclano yjflenMèrJL Agogni dettaglio superfluo, scendo-, no a un livello «basso»,popolare, onde essere lasciate libere di partecipare ai piaceri della festa, senza preoccupazioni di decoro. E' quel curioso impasto di miserabilità e di vitalità $he troviamo attestato, nei medesimi anni, in tanti altri protagonisti dell' arte europea, a cominciare dai connazionali di Chagall, Michail L&rionov e Kasimir Malvlc (il futuro cultore delle forme più. avanzate di astrazione, attraverso il Suprematismo). Come poi non ricordare il linguaggio barbarico di Rouault, o dei tedeschi della Brilcke? Ma, rispetto al moltissimi colleghi di tutte le parti d' Europa ugualmente impe-, gnau nell'espressionismo, Chagall: seppe trovare due marce in più (per dirla quasi in gergo motoristica). Intanto, la già ricordata condizione di ebreo, portato a vivere fino in fondo, oltretutto, la variante mistica dello chatsidismo, che consisteva quasi in una legittimazione di quello stato ambiguo, tra miseria esterna e vitalismo interno, di cui già si è parlato. Lo chassidismo, infatti, si può considerare come una variante dottrinale coltivata dagli ebrei orientati, di condizioni sociali particolar- mente disagiate, e gravemente esposti alle persecuzioni, ma che a tutto ciò sapevano reagire con una specie di letizia dello spirito. Uno spirito che però non prevaricava sul corpo e sui suol diritti, ma anzi sapeva raggiungere con quello un accordo perfetto. La scèna quotidiana, allora, certamente,, dominata dallo squallore deità misèria (isbe di assi o di tronchi sconnessi, poveri deschi zoppicanti, vetrate di dubbia pulizia, erette come fragili schermi contro il freddo della notte e di un inverno interminabile), riusciva ciononostante ad accendersi di improvvisi bagliori, come di scintille elettriche, o di fuochi fatui. Ancor più, i corpi, pur mantenendosi nei panni dimessi del lavoro, riuscivano a levitare nello spazio, ma con estrema naturalezza. I racconti delta tradizione chassidica sono pieni di casi di rabbini che compaiono a un tratto a grande distanza. E, in ogni caso, il quotidiano coabita gomito a gomito col miracoloso, col magico. E' da questa fonte energetica, da questo forte potenziale psicofisico, che Chagall trae la capacità di conferire ai suoi personaggi il dono di librarsi a mezz'aria, di veleggiare nello spazio, o di imporre al corpo torsioni solo apparentemente innaturali: innaturali agli occhi di •infedeli», appesantiti dalle rigide certezze del razionalismo occidentale. Per chi invece sa dare ascolto alle energie intente, diviene facile praticare una ginnastica miracolosa di allungamento degli arti, o di torsione delle teste. Lo spazio si affranca dalla banale gravità terrestre, diviene come un vuoto astrale dove persone e oggetti orbitano, allo stesso modo degli sputnik. Ma dicevamo anche di una seconda marcia dell'artista: questa è di pretta marca occidentale, ispirata dalllperrazionallsmo cubista, che Chagall apprende non appena, tra il '10 e VII, ha il coraggio di approdare a Parigi, andando a risiedere nella sede deputata di ogni miserabilismo protestatario dei vari artisti déracinés, ovvero alla Roche. Quasi subito, tuttavia, incontra Delaunay, Apollinare, Cendrars, e quindi viene adottato dalla migliore intellettualità parigina (più tardi, dopo il suo ritorno, nel '24, reduce da un soggiorno quasi decennale in patria, egli sarà corteggiato anche dal Surrealisti, con Breton in testa). E avviene allora un perfetto incontro tra la componente »bassa» dello chassidismo e quella •alta», di testa, del Cubismo. La prima offre < soffi potenti di un'energia sotterranea «conosciuto, che l'altra riesce a canalizzare. In tal modo, U misticismo •orientale» evita il rischio di cadere in un clima estenuato e troppo rarefatto; il razionalismo cubista, dal canto suo, evita la gratuità di certe soluzioni puramente formali, quali si hanno soprattutto nei Cubisti minori (Gleiees, Metzinger), che si limitano a imporre le sfaccettature del linguaggio geometrico a scenette aneddotiche altrimenti motto con/ormiste. Qui invece la spigolosità dei movimenti si pone al servizio di tensioni interne, cui conferisce scatto e potenza. I rabbini miserabili, ma tanto estatici e lieti della loro povertà, i contadini e artigiani con le barbe lunghe e gli abiti sordidi divengono come marionette manovrate da una superiore potenza, che le invita a un ballo straordinario. E lo stesso si dica degli animali domestici, coinvolti nel medesimo ritmo frenetico, folle eppure non privo di una misura quotidiana. Ma c'è di più: le spezzature, le zonature della grammatica cubista, net trattamento particolare che ne fa Chagall, divengono quasi chiazze di luce • sparate» da riflettori di scena, abilmente manovrati onde conferire magia allo spettacolo che si sta svolgendo sulla ribatta. Luci pronte a cangiare, con V aiuto delle •gelatine», e a scorrere lungo una gamma di colori che comunque si tengono molto sull'artificiale: gialli fosforescenti, rossi violacei, bagliori azzurrini. Il tutto, s'intende, su uno sfondo permanente di tene-, ore, che per restare alle similitudini adottate, saranno quelle di ogni palcoscenico teatrale, ma anche le altre ben più potenti del vuoto cosmico, o dello spazio psichico del sogno. E' chiaro che, in ogni caso, la luce di Chagall ha sempre una genesi interna, non risulta per nulla tributaria di fonti convenzionali o naturali esterne. Ecco perché il sole così fisico e immanente della Costa, Azzurra si confà assai poco, a questo universo dell'evocazione psichica. Anche se è vero che il Chagall della maturità, e del successo che gli arride a partire dagli Anni 30 e più non lo abbandona, riesce a trarre dalle riserve interne tesori di luminosità, e persino di solarità meridiana, rivaleggiando così col sole 'Vero, e i suoi effetti. Eppure, malgrado ciò, si avverte chiaramente che il suo teatro umano, i suoi bestiari ed erbari non hanno un reale commercio col mondo estemo. Continuano a provenire dalle fonti del ricordo, di cui il giovane russo si era costituito scorte inesauribili, come solo può avvenire per i motivi psichici-., che alimentano qualche so-' gno, o incubo, o ossessione ricorrente. In seguito, nella sua lunga e felice carriera che ancora non accenna ad esaurirsi, egli ne ha fatto un uso accorto, curandone delle continue ben regolate emissioni; anche se, proprio come avviene nei sogni, le loro apparizioni e sequenze si sono presentate in forme via via piti illanguidite e pallide, perdendo un poco della miracolosa forza giovanile. Renato Badili

Luoghi citati: Europa, Leningrado, Parigi, San Pietroburgo