Con Dostoevskij all'inferno

Con Dostoevskij all'inferno NUOVE INTERPRETAZIONI IN UNA MONUMENTALE BIOGRAFIA Con Dostoevskij all'inferno Particolari inediti sulla condanna dello scrittore, la falsa esecuzione, il tremendo viaggio per la Siberia, le catene e i lavori forzati La rinuncia alle idee occidentali e la conversione alla fede del «gentiluomo» odiato dai compagni di carcere - Una sola rivoluzione aveva senso per lui e per Turgenev: la liberazione dei servi della gleba - Le crisi mistiche e il matrimonio del «grande peccatore» n secondo volume della rigorosa biografia di Dostoevskij scritta da Joseph Frank è appena uscito, e ne seguiranno altri due. Il suo pregio straordinario è quello di non limitarsi alla vita privata e alla personalità di quest' uomo straordinario, ma di concentrarsi sullo scrittore posto di fronte alle influenze letterarie e non della storia politica e sociale della Russia dell'epoca. Nel primo volume, il professor Frank rettificava V ipotesi che il padre di Dostoevskij, assassinato dai suol contadini, fosse molto simile al brutale, vecchio Karamazov. Non fu cosi: ih padre era un medico puritano e accanito lavoratore, ambizioso per Quanto riguardava l'educazione del figli, inparticolare quella letteraria, desideroso che si distinguessero nel mondo. Fu un uomo religioso con un particolare retaggio settario, e fiero, in quanto medico, di potersi definire nobile* Pur essendo povero, riuscì a diventare piccolo proprietario terriero, con alcuni servi della gleba. Il figlio imparò sin troppo bene questo motto di famiglia, e il senso di colpa che provava nei confronti del padre derivava dalle continue richieste di denaro per' poter fare bella figura a Pietroburgo come nobile. Come disse Freud,, non era un senso di colpa edipico. E' molto strano che la famiglia Dostoevskij tacesse sull'assassinio del padre da parte del servi della gleba. Era un tipo dt omicidio frequente, ma lo consideravano una •vergogna». Nel primo volume, Frank esaminava t rapporti che Dostoevskij ebbe con gli Idealisti radicali conosciuti in casa dt Mikhall Petrashevsklj. In quel gruppo c'erano anche estremisti, in partico-, lare un ricco e raffinato aristocratico, Speshuev, il quale punto da farlo crollare. Dostoevskij disse al suo medico, o almeno così si racconta; «Ho accettato del denaro da Speshnev,,. e ora sono dalla sua parte, sono suo. Non riuscirò mai a restituire una slmile somma, e lui non la vorrà mal Indietro... Da questo momento In poi ho un mio Mefistofele». Nel secondo volume, il professor Frank approfondisce la vicenda dell'arresto e del processo del gruppo, e analizza le risposte, talvolta «diplomatiche», di Dostoevskij alla polizia che lo Interrogò. La rivoluzione del 1848 In Europa aveva preoccupato le autorità, e lo stesso Nicola I. Durante l'interrogatorio, Dostoevskij a volte fu evasivo, ma si pronunciò apertamente contro le assurdità della censura, e in modo particolare in favore della libertà per t servi della gleba. Queste opinioni erano sufficienti per condannarlo soprattutto agli occhi del militari. Frank passa poi alla sentenza contro il gruppo, all', orribile falsa esecuzione «so-' spesa» all'ultimo, al tremendo viaggio per la Siberia, al quattro anni di catene e di lavori forzati, al servizio militare obbligato — in tutto otto anni — e quindi all'argomento centrale del libro: la rinuncia dt Dostoevskij alle idee occidentali e la sua conversione alla fède. Il racconto di Frank è facile e vivace, particolarmente animato net profili delle mogli (quasi tutte aristocratiche) dei decabristi, la prima, generazione dt dissidenti. Le' donne riuscirono a incontrare—e aiutare — i prigionieri nel viaggio verso Itnferno siberiano. La loro generosità costituì un ingannevole approccio al comportamento degli altri criminali detenuti, per la maggior parte contadini, briganti, ladri e assassini. Dostoevskij, gentiluomo e prigioniero politico, pensava dt avere almeno rispetto; invece, l detenuti prendevano in giro e offendevano il suo rango. Essendo incapace di eseguire il lavoro forzato, venne messo da parte, isolato, irriso, umiliato. Ebbe il primo degli attacchi epilettici che lo accompagnarono per tutta la vita: «tr impatto di queste esperienze su Dostoevskij può essere compreso soltanto se richiamiamo alla mente l'immagine del personaggio quale lo conosciamo nel periodo precedente alla Siberia. Nei circoli letterari di Pietroburgo era conosciuto come uomo di estrema delicatezza di nervi e di sensibilità patologica, incapace di controllarsi di fronte al minimo accenno di antagonismo o di ostilità. I suol rapporti con gli altri giovani scrittori del "cenacolo" di Beltnsfclj, all'inizio amichevoli e anche cordiali, vennero presto avvelenati dalla sua infelice Inclinazione a risentirsi di ogni appunto casuale. E alla fine degli anni 1840 si era conquistato una poco invidiabile fama di persona insopportabile in società e morbosamente suscettibile». IJnltfpo Un osservatore esterno disse che Dostoevskij pareva •un lupo in trappola». E an-. che quando i detenuti inscenarono una protesta di massa contro il cibo immangiabile, rifiutarono dt accettare tra loro «il gentiluomo».' Incomincia qui una lunga, interessantissima analisi psicologica sulle conversioni Improvvise in generale e sui motivi della conversione di Dostoevskij in particolare. In carcere lo scrittore si era rinchiuso nel silenzio, poi in uno statò di abulia nel quale eventi isolati della sua vita gli tornavano alla memoria ormai spenta. In carcere, gli attacchi epilettici incomin¬ ciarono presto a ripetersi una wlta al mese, preceduti dalla tipica «aura., l'allucinazione euforica. E' interessante leggere le pagine di Frank sulla probabile natura mistica del caso Dostoevskij. Ma sul rapporto tra le sensazioni nel momento dell'aura e il misticismo, Frank è quanto mal prudente. Se estasi vi fu, Dostoevskij restò scettico. Dopo V estasi veniva it terrore del crollo mentale, anche della morte. Erano attacchi tragici, al limite della tortura. •Contrariamente ad altri, r non accettò mal che qùVMl™ampi''dtt-Tiverazlone risolvessero 11 suo travaglio di dubbi religiosi, portandolo ad una sorta di pace interiore. Ma non poteva neppure ammettere l'idea di un mondo nel quale la realtà di questi bagliori d'assoluto, per quanto ingannevoli e pericolosi, venisse semplicemente negata». Lo salvò ti fatto che era un artista, che per carattere drammatizzava se stesso. E un dramma avvenne il giorno di Pasqua, per tradizione un giorno di esaltazione emotiva e anche sciovinistica per i russi. Subito prima, i detenuti avevano brutalmente percosso un compagno, e un prigioniero polacco aveva gridato che ancora una volta t russi avevano dimostrato di essere selvaggi irrecuperabili. Dostoevskij fuggì sconvolto: era un insulto gravissimo il fatto che un polacco dicesse quelle cose. Gli venne In mente un episodio dimenticato: uno dei servi di suo padre l'aveva tranquillizzato una notte, quand'era bambino, e pensava che un lupo l'inseguisse nel boschi. All'improvviso, 'scrisse, vide quel servo come un essere umano a immagine e somiglianza di Cristo. D'un tratto,, i contadini prigionieri divennero idealizzati. E poco dopo scrisse in Appunti dalia casa dei morti a proposito dt quel carcerati, che nella maggioranza avevano commesso almeno due omicidi: «Quel criminali sono i più intelligenti, 1 più forti di tutta la nostra nazione... Tutto sommato, non ho perso tempo, essendo riuscito a conoscere non soltanto la Russia, ma anche 11 popolo russo». Purezza Scrive Frank che presto egli subì quella che si può definire soltanto una «crisi mistica» nel confronti della, •purezza» del contadini russi. E con quel voltafaccia era diventato slavofllo. Frank respinse completamente la famosa analisi di Freud: .L' arresto, la falsa esecuzione, 11 carcere, scatenarono un bisogno masochistico di piegarsi alla punizione dello zar-padre per alleviare 11 senso di colpa inconscio causato dal desiderio edipico di commettere un parricidio». Lo scrittore, sottolinea Frank, cercava l'assoluzione dal popolo. Per quella che oggi consideriamo un'inclinazione cronica, Dostoevskij considerava il suo passato una colpa; aveva sbagliato e •meritava una punizione» per avere creduto nella superiorità del russo occidentalizzato, e persino nella superiorità morale delle idee socialiste degli europei. Anche dopo il fallimento delle rivoluzioni del 1848, il grande Herzen e molti occldentaleggianti della prima ora suol contemporanei rimasero delusi. Una sola rivoluzione aveva un senso per Dostoevskij, e per l'occidentaleggiante Turgenev: la liberazione dei servi della gleba. Con V avvento di Nicola II al trono, questo divenne una certezza. La salvezza dello scrittore, dopo l'assegnazione all'esercito, fu dovuta all'amicizia con un giovane, autorevole ufficiale, il barone Wrangel, cui era piaciuto il romanzo Povera gente e che per un caso era stato presente alla, finta esecuzione. Il barone comprese la tragica condizione di quel genio; comprese la sua tortura di essere completamente tagliato fuori dal mondo letterario. Era ansioso di scrivere. La sua mente era piena, più che di idee, di biografie di persone straordinarie. Si era invischiato in un doloroso rapporto con una donna sposata, tubercolotica e incostante, che aveva poi sposato avventatamente quando il marito alcolizzato era morto. Un matrimonio più dettato dal bisogno di pietà e auto-' punizione che di felicità. ] Le lettere al Jratello^fhe gli era molto àffezìóhato/ìnvocano notizie letterarie. Parla del libro che dice di avere in progetto. Incominciano come racconti, diventano romanzi. A quell'epoca,Dostoevskij pensava solo ai successo e al denaro. Frank si domanda se lo scrittore tentasse di mascherare il tradimento dei suoi ideali d" un tempo quando scrisse II sogno dello zio e II villaggio di Stepancikovo, nella tradizione dell'operetta russa. Se dice la verità, quando definisce superficiale l'influenza francese, visto che era Impregnato di Victor Hugo e Balzac, addirittura di Paul de Koek. Ma lo scrittore è sempre stato capace di sostenere due idee contraddittorie con- ' temporaneamente. Nella seconda di queste opere, il personaggio di' Fama l'Ipocrita potrebbe essere stato preso da Molière: invece è puro Dostoevskij, radiografia di un uomo 'debole» e oppresso che diventa tiranno ipocrita, un'altra variazione del •doppio». Già si vede lo scrittore dalle voci molteplici che parlano tutte insieme, dicendo le loro storie e le loro «colpe», i loro destini, gridando l'una contro V altra, spesso al limite della farsa; e l'autore, con ironia, si unisce al pathos e al caos. ' Continui cambiamenti di idee, trame e personaggi, annebbiavano il futuro Dostoevskij quando si trattava di definire un racconto o un romanzo, cambiamenti che egli annotava con ingenuità nei suol appunti. La verbosità fine a se stessa del momenti in cui non riesce a giungere a iconclusioni ne fanno lo scrittore della congiura spirituale: l'uomo di fede e in continua lite con il dubbio, fa addirittura l'impressione di essere equivoco, sleale. Fallimento / capitoti conclusivi de II sogno dello zio e II villaggio di Stepancikovo e 1 suol abitanti non piacquero alla critica, che li giudicò superati (questo il risultato di otto anni di esilio), anche se il personaggio di Foma divenne poi il sinonimo russo di ipocrita. Frank analizza in profondità queste opere, afferma che effettivamente c'è differenza tra espressioni superiori e inferiori dell'arte, le quali però preannundano la teoria dostoevskiana di romanzo come «critica dell' ideologia e conflitto fra idea e sentimento». Il libro finisce con il ritorno dello scrittore e dell'infe- ( lice moglie a Pietroburgo. ' Dostoevskij era sicuro di riprovare fa posizione perduta. ' Era sicuro dèi fatto che «la sua esperienza inimitabile, gli avesse procurato l'Ines ti-' inabile capacità di comprendere lo spirito della Russia, e che soltanto lui potesse comunicarlo». / due romanzi erano stati un fallimento: .doveva recuperare, i tempi erano cambiati. Soprattutto, era libero di lavorare, ribolliva di grandi progetti. Era ossessionato dallidea del •grande peccatore». In una lettera, parlò di un libro che avrebbe dovuto intitolarsi Ateismo. E aggiunse, con la sua ormai cronica e quasi comica sfiducia in se stesso e negli altri: «Per l'amor di Dio, che resti tra noi». V. S. Pritchett Copyright «The Ne» York Review of Books» e per l'Italia «La Stampa» Fiodor Dostoevskij in una caricatura di David Levine (Copyright N.Y. Re vie w ot Books. Opera Mundi e per l'Italia .La Stampa.)