Gli europei a Suez

Gli europei a Suez Gli europei a Suez Nella crisi del Mar Rosso, come già in quella libanese, gli europei sono stati presenti; ma l'Europa è stata più che mai assente. Questo sorprende, perché, la «domanda d'Europa» è spontanea e forte sul mercato della grande politica' internazionale; ma a questa . domanda di una presenza e iniziativa dell'Europa (domanda, cioè, di una potenza benevola e rassicurante, priva di mire «imperialistiche»), gli europei offrono una risposta esitante, imperfetta o del tutto carente. Sia nel caso del Libano che in quello del Mar Rosso, gli europei si sono mossi perché sollecitati dalle, pressanti richieste dei Paesi coinvolti nella crisi; ma si sono mossi in ordine sparso, sono entrati in scena in momenti e modi diversi, e sono usciti di scena ciascuno per conto proprio, in risposta ad oscuri richiami da dietro le quinte. Le iniziative dei singoli governi (l'Italia, la Francia, la Gran Bretagna) hanno prodotto consultazioni intergovernative parziali e non istituzionali, e non hanno saputo coinvolgere la Comunità nel suo insie-i me. Gli altri governi euro-' pei sono apparsi indifferen- ARRIGO LEVI ; ti o critici. Il coordinamento in sede di cooperazione, politica, attraverso i cospicui meccanismi diplomatici costruiti nello spazio di un quindicennio, che dovrebbero spingete quasi automaticamente l'Europa verso una politica estera comune, sembra essere stato o inesistente o inefficace. In passato, di fronte a una crisi che coinvolgesse l'Europa, la Comunità, impedita dal prendere iniziative concrete per le sue divisioni o per i troppi vincoli politici, produceva solita-, mente non atti ma parole: diramava un solenne documento pieno di buoni propositi e ragionevoli auspici, ed evitava d'intervenire di fatto nella crisi in corso. Questa era la «declaratory foreign policy» che mandava in bestia (comprensibilmente) Henry Kissinger; gli europei stessi erano consapevoli, e un po' vergognosi, della loro impotenza. Nei casi della crisi libanese e di quella del Mar Rosso le cose sono andate diversamente; ma non molto meglio. La domanda di una presenza europea è sta¬ ta cosi pressante da non consentire all'Europa di rifugiarsi dietro una semplice dichiarazione. Alcuni governi hanno deciso di agire, anche militarmente; ma a questo punto, sorprendentemente, è risultato impos-' sibile coordinare in sede comunitaria queste azioni concrete, come se il fatta di agi" ostacolo all'azione; o come se agire nel nome dell'Europa fosse una pregiudiziale negativa. Perché le cose siano andate cosi è un poco misterioso: forse l'Europa può coordinare solo l'inerzia e 1' impotenza? Questo è un mondo di controsensi. Non' abbiamo visto i comunisti italiani addurre, quale motivo principale del loro no all'invio dei nostri cacciamine nel Mar Rosso, il fatto che ci andassimo insieme con i nostri alleati, come se ciò fosse qualcosa di allarmante e vergognoso? E non si è sforzato il governo — cosa ancor più singolare — di giustificarsi asserendo che noi nel Mar Rosso ci andavamo da soli e non — Dio guardi — agendo d'intesa e conserva con gli alleati europei e americano?

Persone citate: Henry Kissinger