Negozi piccoli piccoli

Negozi piccoli piccoli le opinioni tmmMfflmmm •M>ssmm^mm tt»aI cattaétti del sabatowmm Negozi piccoli piccoli MARIO DEAGLIO Tra governo e commercianti sembra proprio che finirà a sciabolate. E' quasi inevita-' bile una fiammata di prezzi, afferma gravemente la Confcommercio; guai a voi se si verificherà, rispondono con rulli di tamburo i ministri Goria e Altissimo. C'è una ragione di fondo che spiega in sintesi uno scontro cosi aspro e aperto: a conti depurati dall'inflazione, molti settori del piccolo commercio al dettaglio guadagnano meno di qualche anno fa ed hanno la prospettiva di guadagnare meno ancora. Basta fare un giro per le città per rendersi conto della quantità di segni di «affittasi» di fronte a negozi sprangati. Le minacce di chiusura, per aumento dei costi, di famose librerie dei centri storici attirano l'attenzione. Senza molto chiasso, invece, scompaiono i piccoli negozi di alimentari; le mercerie stanno diventando una rarità; le cartolerie resistono solo in prossimità delle scuole. Perché mai il piccolo commerciante, che aveva navigato molto meglio dei supermercati nelle tempeste degli Anni Settanta, oggi si trova con il fiato grosso? In parte perché ha le mani molto più legate di prima da disposizioni di legge, pressioni sindacali (se impiega qualche commesso), norme fiscali e previdenziali; in parte perché, in un mondo in cui tutto sta cambiando, continua spesso a gestire il negozio come lo gestivano suo padre o suo nonno. Per molti la modernizzazione ha voluto dire soltanto la bilancia che indica la tara o il registratore di cassa, imposti per legge. Dovrebbe significare, invece, atteggiamenti più imprenditoriali: ripensamento delle dimensioni, spesso troppo piccole, del negozio e relativi investimenti, acquisti da farsi per scelta invece che per abitudine, magari in associazione con altri, gestione ragionata delle scotte, bilancio, programmazione finanziaria. E soprattutto, in un mondo che rifugge dall'uniformità, adeguamento ai desideri del pubblico che da ogni negozio vuole un tocco di originalità, di specializzazione. Chi fa tutto questo riesce a sopravvivere,, e anche molto bene. Chi non lo fa, prima cerca di assorbire i maggiori costi lavorando di più, poi è portato a scaricarli sui prezzi.; Altre volte la manovra è riuscita; oggi però, supermercati e ipermercati aspettano al varco, pronti ad attirare nuovi clienti. Nell'ultimo anno, infatti, lo spostamento dalla piccola alla grande distribuzione è divenuto più rapido. Molti consumatori, che finora avevano snobbato i supermercati, li guardano con interesse nuovo. Di qui nascono le angosce del piccolo commercio, i gridi d'allarme, gli avvertimenti sui prezzi. E nascono in un momento particolarmente infelice, in cui una parte dell'opinione pubblica, a torto o a ragione, ha smesso di guardare al piccolo negozio come al posto dove si può acquistare a aedito fino alla fine del mese, e lo considera come un covo dell'evasione fiscale. Morte del commerciante, dunque? Non siamo certo a questo punto, ma certo ci sono gli indizi di una malattia grave. Il piccolo commercio deve inventare qualcosa di nuovo, come spesso è riuscito a fare in passato e come i suoi settori più dinamici hanno cominciato a fare, non rifugiarsi in piagnistei o magari in furberie. E non può certo contare sulla simpatia dei ministri a cui compete la lotta all'inflazione, i quali, infatti, sembra quasi con gusto, lo prendono a bacchettate sulle dita.

Persone citate: Altissimo, Goria