Nel Portogallo dell'Inquisizione c' era un gesuita che costruiva mongolfiere

Nel Portogallo dell'Inquisizione ' i Nel Portogallo dell'Inquisizione ' i g c'era un gesuita h i gche costruiva mongolfiere L'Austria di Cergoly è l è un merletto di nostalgia e ricordi FERMO là. in poltrona: cosi dice il non più giovane ma sempre piovane Carolus L. Cergoly, «nato a Trieste — informano le note editoriali — quando la città era ancora geograficamente immediata all'Impero*. E che cosa fa un vecchio-giovane fermo in una poltrona? Vede scorrere davanti agli occhi della fantasia il 'teatro della memoria'. Perché queste sono le carte su cui si giucca la letteratura di Cergoly: fantasia e memoria, con in più (terea carta, diremmo) un pietica, e magari un po'più di un pizzico, di eros, quell'amore sano e pagano che gode del profumo della pelle e della fragranea eterna della carne. Le linee della memoria di Cergoly sono note dal 'Complesso dell'imperatore' (1979). Si tratta di una memoria rimasta fedele al teatro di ieri, cancellato da una catastrofe storica. Quel teatro era presieduto da una Vienna imperiale e da due colori entrati nel sangue: il giallo e il nero. Non era, e non è, una scelta politica, è semplicemente una vocazione lirica coincidente con una vistone Idilliaca del mondo. L'unica idea politica consiste nelltmmaginare quell'impero come un'entità sovrannazionale, e questa entità come unisola di pace. Si potrebbe dire: un'utopia rivolta al passato. La poltrona del conte Alvise von Bribtr si affaccia come un balcone su questa utopia. «Tutta Vienna, tutto l'Impero Inverdisce, l'aria parla d'amore, 11 mandorlo fiorisce, sbocciano le rose ed è un bel vedere e un buon odorare specialmente nelle vie dell'antichissima Vienna...*. La t>lta di Alvise si srotola su un piano fatalmente inclinato in cima al quale sta un'epoca che sembra remotissima, addirittura un tempo di favola che fa tutt'uno col tempo dell'armonia e della felicità Alvise viaggia l'Europa, va a Venezia e a Parigi, conosce amori, si muove cerne un fantasma su una scena che è già teatro, che è sempre stata teatro, perché t memoria di sé ancora prima che la Storia la costringa a diventarlo: memoria come irrealtà, come immaginazione, come sogno. Perché è il sogno l'incubo dorato di Alvise, un sogno perfetto come una prigione. Pei la Storia degli uomini, della quale si ignorano le cause e le intenzioni, inven¬ ta Sarajevo. Cambia il mondo e cambia la vita di Alvise Alvise sente la catastrofe Eppure: .Vienna era per Brlblr e per 1 suol teatri delle memorie ancora una città molto sgangherata ma sempre affascinante, una città di varie gaiezze e di tante melanconie. I miei teatri delle memorie, diceva l'Alvise, sono come tutti 1 teatri del mondo perché ciò che appare In teatro non è reale e tutto ciò che é reale non appare*. Alvise finirà in una bella e sopravvissuta villa di Vipacco. dalla quale un bel giorno sparirà come un fantasma, un'ombra, l'impronta di una nuvola Gli amori di Alvise (ah. Leopoldlnet) sono il sale più dolce e fantasioso del racconto. E' su questa corda che l'arco di Cergoly ricava le note più convincenti: sul letto di cedro di Leopoldine, che i come una cavalla del Faraone. Qui si applica bene il suggerimento offerto al lettore nel preambolo, nitida indicazione di poetica: «Alla sera non leggere più di cinque o sei pagine, tranquillo e sereno: e ricordati, lettore, di non giudicare II libro con troppi bizantini pomelli critici e non pesare questa mia prosa assai libera e assai spettinata come fesse uova di mosca da pesare su bilancia di ragnatela*. Ubera e spettinata non è solo la prosa di Cergoly quando è al meglio: e anche la sua poesia come possiamo ritrovarla nell'Opera 79', il quadernetto delle edizioni S. Marco dei Giustiniani che abbiano letto insieme al romanzo .Fermo là In poltrona, e che sembra condensare gli amori di Alvise sullo sfondo, qui appena accennato, della grande Storia. .Io adriatico lei danubiana — Nati sotto le all dell'aquila a due teste — Ricordi nostalgie mondo di Ieri... — E tanto giallo e nero In noi — Fin dentro le ossa*. Il quadernetto, che Cergoly intitola anche 'in sostantivo d'amore' e nel segno immaginoso della verità. del capriccio e della memoria, è in realtà un canzoniere leggero e trasparente come una trina: proprio come il sentimento di Alvise: e come questo sentimento è da pesarsi 'SU bilancia di ragnatela'. della capitale, quando vediamo raccogliersi nelle piazze, per assistere al roghi (anche a quello, storico, In cui mori Antonio José da Silva, detto 11 Giudeo, sventurato commediografo del Teatro del Balrro Alto), la plebe di Lisbona. E' un popolo schiavo che assiste quieto c timoroso, quando non divertito, alle sentenze in qulsltorlall contro ebrei e stregoni e che trasporta a dorso e a br.-.ce.ia le lastre di marmo che Impreziosiscono 11 Convento. Ma che già comincia a osservare la realtà con 1 chiari occhi delle sue donne dai sonori nomi germanici o comincia a modificare questa stessa realtà con l'uncino proteso del suol uomini che le guerre regie hanno restituito al quotidiano mutilati, menomati nel corpo, ma più aperti e vigili nello spirito. Bllmunda, la donna che sa guardare dentro le cose, e n alt usar Sette-Soli, che. munito del suo uncino, lavora alla fabbrica del convento e, nelle ore libere, aluta 11 Padre Lourenco a costruire il suo uccellonc, sono 1 veri protagonisti della storia: che è poi una storia corale, un grande affresco variopinto come erano un affresco 1 Lusiadi di Camocs. Baramago è andato per biblioteche e archivi, ha ritrovato conti e resoconti della grande Fabbrica, ha riesumato le descrizioni delle feste, delle processioni, delle entrate regie e del cortei, ha letto documenti e alti lnqulsitorlall, ha Interrogato genealogie e gerarchle, ha fatto Insomma storia quantitativa. Ma alla fine, anche quando ha mescolato al coro la voce del clavicembalo di Domenico Scarlatti, maestro di musica della principessina e amico del costruttori d'aerostati, ha fatto il salto poetico. E 11 libro si legge d'un flato, con gusto, aiutati anche dalla traduzione di Rita Desti e di Carmen Radulet che hanno saputo conservare non solo 11 senso, ma 11 sapore di quest'opera singolare. Forse questo Memoriale apre una via. Dopo 1 nordamericani, dopo gli Ispanoamericani col loro realismo magico, dopo 1 brasiliani, col loro turgido troplcallsmo. arrivano In Italia 1 portoghesi. La loro miniera, che esiste, non è stata ancora esplorata. E II loro è un modo più Intenso, più sottile, meno fascinosamente folcloristico, di essere diversi. Pessoa ha dato l'allarme. Bono europei, ma di un'Europa cosi marginale che giunge a noi Intrisa di un passato che a noi pare di non aver mal avuto. JOSE Baramago. uno del maggiori esponenti della letteratura portoghese contemporanea, sa raccontare come pochi le storie che tutti sanno: storie rigorosamente storiche, anche se spesso già assurte a miti, patrimonio collettivo di una comunità che In esse si riconosce o realizza. In questo senso, Baramago è uno scrittore epico o, se vogliamo, brechtiano, con In più quel pizzico di lollla che caratterizza 11 narratore d'oggi e Intride di magia la pasta realista del suol racconti. Un grande poeta modernista brasiliano ha parlato un giorno del chiaro riso del moderni e se, veramente, il confine tra moderno e non moderno (l'antico é un'altra cosa) e definito dalla capacita di sorridere, Baramago è uno scrittore modernlulmo. Lo e perché 11 sorriso che («scorre da cima a fondo ogni suo libro (l'orwclllano O Ano de 1993 o II più recente Levantado do elido. Alzato da terra, che gli ha dato la fama) ne tocca e sconvolge ogni livella fza solo I contenuti, storici, ma riproposti con la consapevolezza e quindi con la sorridente saggezza del dopo, inn anche la forma, la lingua: un portoghese di sostenuto nitore classico in cui ogni parola, ogni stilema, ogni modo di dire suona come una citazione con tutta l'eco e 1 valori demistificanti aggiunti dal secoli. Il che accade quando la letteratura scritta la tesoro dell'esperienza dell'oralità e a suo modo la mima. Il Memoriale del Convento (Feltrinelli, pagine 310, lire 18.000). pubblicato a Lisbona nel 1982. subito tradotto In varie lingue con successo di pubblico e di critica, è un romanzo storico, ambientato nel Portogallo primo Settecento dell'Inquisizione e della Monarchia assoluta, ma percorso da brividi di rinnovamento sociale e di avveniristico s|>crln.entallsmo scientifico. Scelta la storia di base nella vicenda della fondazione e costruzione del R*alc edificio di Mafra, palazzo, convento e basilica, che la megalomania di un despota vagheggiò un giorno quale rivale del San Pietro di Roma, tutto 11 resto era dato, esisteva. C'erano I personaggi: c'era 11 primo attore. 11 giovane re Olovannl V che per grazia ricevuta (Il difficile lngravldamento della consorte. Maria Anna Oluseppa d'Austria), durante un quarto di secolo, dal 1713 al 1730, gettò loro della corona e mobilitò schiavisticamente le energie del Paese nell'Impresa faraonica. E c'era, comprimala, la giovane regina che forse (ma chi può mal leggere nelle pieghe della storia?) già sapeva della grazia ricevuta quando il re ancora la supplicava dalla Interessata e complice Intercessione del francescani. Ma c'era soprattutto, fuori quadro all inizi..., destinato a rientrarvi nel corso degli avvenimenti. Il padre Barlolomeu Ousmao. un Ingegnoso gesuita passato alla storia col nome di •Volatore, perché l'8 agosto 1709. precedendo di ben 75 anni II volo del fratelli Montgolfler, percorse 11 tratto di cielo llsbonense che va dalle alture del Castello di S. Jorge al Terrelro do Paco a bordo dell'aerostato da lui costruito e che I concittadini chiamavano affettuosamente la Passarola e cioè l'uccellacelo o l'ucccllone. Ad Intrecciare e quasi a Impastare tutte queste storie In una sola, c'era Infine, terribile telone di fondo, sovrano più potente del Sovrano, 11 Tribunale della Santa Inquisizione: 1 cui falò Illuminano di magici, sinistri bagliori I pomeriggi Luciana Stcgagno Picchio Carolus L. Cergoly i trona», Mondadori, 14.000 «Opera 79., S. ninni, pagine 60, s.l.p. José Saramago: «Memoriale del Convento». Feltrinelli, 319 pagine, 18.000 lire. Claudio Marablnl ly i i, S. • Fermo là In polpaglne 160, Lire Marco del Giusti-