Sartre cronista di Parigi insorta

Sartre cronista di Parigi insorta QUARANTANNI FA LA LIBERAZIONE DELLA CAPITALE FRANCESE EBBE UN TESTIMONE ECCEZIONALE Sartre cronista di Parigi insorta «Racconto solo quello che ho visto, che chiunque fosse nelle strade ha potuto vedere come me» - Il fisarmonicista cieco che suona in rue de la Gatte, i bagnanti nella Senna, le code per il pane - E ogni tanto una scarica inesplicabile - «Si percorrono cento metri in una via animata, quasi allegra, e alla svolta un pandemonio, la pioggia di proiettili, la morte» Racconto solo quello che ho visto, che chiunque fosse nelle strade ha potuto vedete, esattamente come me. Voglio parlare della gente, dei civili. Tutto è cominciato come una festa, e ancora oggi Boulevard Saint-Gcrmain, desetto e spazzato a tratti dalle raffiche di mitra, conserva un'atia solennemente tragica. Si pensa, malgtado tutto, a quelle domeniche pacifiche, quando la gente si affollava nelle fiere, alle manifestazioni sportive e, improvvisamente, capitava un incidente Un fremito agitava gli abiti chiari, i visi impalliditi per l'angoscia, e tuttavia con un che ancora di allegro, si chinavano sotto, il sole, su un corpo insanguinato. Una festa: poi ttc domeniche rosse. Ancora ieri chi fosse entrato a Parigi dalla Porte d'Orleans, percorrendo i boulcvards esterni, le strade del XVlème, o chi, arrivando dalla Borsa, avesse percorso la rue Montorgucil, sarebbe ri¬ masto colpito dal loro aspetto. Nei negozi chiusi, col naso tta k m.iglie delle serrande abbassate O sulle |*>ilc socchiuse si vedono pinoli grup pi di persone Altri sono intorno ad un ambulante, o seduti fuori d'un caffè chiuso, leggono e rileggono per l'ennesima volta i manifesti della Resistenza. Parlano poco. Il primo giorno si sentivano ancora, qua e là, le grida stridule delle vecchiette: «Al Commissariato hanno strappato la foto dal Maresciallo Pltain. L'Ito visto con i miti occhi. Vico, signora, almeno un po' di rispetto per la sua età...». Ma ai primi colpi di fucile Je vecchiette si sono asserragliate nei loro alloggi. I.a folla e silenzio:..!, e numerosa: sulle facce tese si legge un misto di angoscia, di attesa, di gioia. Molti sentono così profondamente la grandezza del momento che si sono vestiti con gli abiti migliori. E rimangono lì, immobili, ndi.i strada, ridiventata come ncll'89 C nel '48 teatro dei grandi movimenti collettivi c della vita sociale. L'insurrezione non e un fatto visibile ovunque: me de la Gaìtè: un cieco suona la Traviata alla fisarmonica, seduto su 'un seggiolino pieghevole. I.a gente si affolla in un bistrot aperto a metà e beve rapidamente un bicchiere di vino. Sugli argini della Senna uomini e donne in costume fanno il bagno o prendono il sole. Eppure la battaglia c'è ovunque. Nel quartiere più tranquillo si sente ogni due o tic minuti 10 schiocco di un col|>o contro 11 muro: è una palla di fucile. Oppure, tutto d'un tratto, arriva, non si capisce da quale direzione, una scarica di mitra. Sono rumoti inspiegabili: non ci «ino tedeschi nelle vicinanze c i pattigiani PEI sono lontani. Nessuno cerca di chiarite il mistero, la gente si guarda e dice con aria scria: «Sparano...». E' tutto. Altre volte si vede un lieve lampo ita le foglie degli alberi, si sente uno strano rumore di ramo in ramo: è un proiettile vagante che cade. Oppure il suolo vibra leggermente, passano degli autocarri tedeschi, irti di fucili puntati. Sotto i teloni dei camion s* intravedono uomini con le facce tirate, gli occhi dilatati dalla fatica e dall'angoscia, proiiti a mittagliarc la folla. Dove vanno? Nessuno lo sa. Per un attimo li si segue con lo sguardo. Alcuni dicono: «V<ngono dal fronti, tappano»; altri «Vanno ad attaccar* la prtfti tura». Poi tutti tacciono e guardano, lontano, colonne di fumo nero che salgono nel cielo. Garagcs in rì-timc? Case incendiate? Nessuno lo sa Non ' ■. niente. Qualcuno sospira: «Ma quando arridano gli americani?», altri re¬ plicano: «Possiamo liberare Parigi da soli». D'un ttatto, in fondo alla sttada, alcuni uomini attraversano la carreggiata di corsa, poi aliti ancora, e si rifugiano in una casa In un battei d'occhio la stiada è deserta. E' un carro armalo ihc arriva sferragliando, una sagoma gialla e sinistta. Si sa che «loto» hanno sparalo sulla folla che domenica mattina andava a messa, a Saint-Gcimain-dcs-Piès, che hanno colpito senza motivo delle vecchie, al Carrcfour Montparnassc. Il carro armato attraversa la sttada vuota, scompare, e un istante do]K> si riformano capannelli di leso¬ ne. E' forse l'aspetto che colpisce di più, questa tenace vita sociale clic rinasce, si abbarbica ovunque alle ore più tragiche, come l'i.Ina alla piena, che ricopre con il suo paziente scalpiccio le tracce di sangue ancóra fresche. Sul Boulevard Saint-Gcrmain, all'angolo con Rue de la Scine, ogni due ore vengono uccisi dei civili. Dalla mia line sua In. visto i tedeschi sbucare sul boulevard in formazione se-irata e spazzare il marciapiede con i mitra. Appena se ne sono andati i cadaveri sono rimossi dagli infermieri c, come pei incanto, la folla ritorna. Non la si può accusa¬ re di stupida testardaggine: anzirutto bisogna pur mangiate, e molte donne sono cositene a fare la coda davanti alle panetterie, c poi tutti hanno bisogno in questo momento d'ubriacatura e di gioia di iituK.itsi ad ogni istante nella vita collettiva. Qii mai vorrebbe rinchiudersi nella sua stanza quando Parigi si batte |>cr la lil>crtà? D'altra parte il ptmolo è imprevedibile. Alle ttc del |>omctlggio è qui, alle quattro è altrove. Perché cercare di evitarlo' Mi sembra ci sia una certa grandezza in questa ostinazione. E' la grandezza che dà a Parigi questo volto straordina¬ rio: si percorrono cento metti in una sttada animata, quasi allegra, ad una svolta si è bloccati: t un pandemonio, la pioggia di proiettili, la morte. Ieri, lasciando la calma rue Montorgucil mi sono spinto fino alle llallcs. lira quasi un deserto. In mezzo alla carreggiata un enorme camion rovesciato sul dorso, come un granchio gigantesco. A due passi, ad un posto di soccorso ho visto delle barelle sporche di sangue fresco e, attraverso la porta socchiusa, la faccia incsptcssiva d'una infermiera. E il silenzio. Era sue-' cesso «qualcosa» ma era già tutto finita Restava questa ferraglia in mezzo alla strada, il sangue: la gente usciva già a destra e a manca; cinque minuti dopo una piccola folla circondava l'autocarro rovesciato. Ilo imboccato una strada a caso. Si combatteva sul Pont Neuf. Sulla passerella del Pont des Atts c'era una garitta, un uomo con l'elmetto continuava a ripetere senza sosta «Spicciativi, spicciatevi.'». IV un tratto la folla s'è ritratta: una pattuglia tedesca è comparsa dall'altra parte della Senna, in formazione di combattimento. 1 resistenti, invisibili, hanno cominciato a sparare, i tedeschi hanno risposto. 1 civili, senza affrettarsi molto, scendono sulla riva e aspettano. Aspettano con pazienza, senza collera, appena con po' di angoscia, come aspettano «il pane quotidiano», davanti alla panetteria, come aspettano l'arrivo degli americani. Dopo qualche istante una macchina piena di tedeschi arriva alle foro spalle I soldati fanno segno ai civili di andarsene e poiché questi si rimettono in marcia lentamente, quasi a malincuore, li minacciano con i mitra. Allora la folla si mette a correre, un po' diveltila, un po' spaventata. Raggiunge il Pont du (...mouse I e tallirla l'andatura. A sinistra c'è il Pont Neuf, dove prima si sparava, e la passerella del Pont des Atts, deserta. A destra la terra di nessuno: i giardini delle Tuilcrics, spran-. gali, circondati da cavalli di frisia, e lontano la sagoma verde di un tedesco. Una specie di tragica eternità pesa su tutto, un destino di piombo sembra abbattersi improvvisamente su questa folla. I civili hanno appena imboccato il ponte quando partono colpi di fucile dal Pont des Atts. Donne, bambini, vecchi continuano la marcia, chinandosi un po', quasi per abitudine. Dopo un animo i colpi rimbalzano sull'arcata del ponte. Allora, quasi ridendo, finiscono la corsa a quattro zampe. Ancora una strada da attraversare, poi si rifugiano tutti in rue des SaintsPèrcs. Erano più vicini alla battaglia di quanto fossero mai stati, a cinquanta metti sì sparava, ma il destino, la motte s'etano dileguati. E basta «voltare l'angolo d'una strada, si ri||pva di colpo la calma, la gente in maniche di camicia, sulla porta di casa, qualche negozio aperto, e il grande, tragico clima di divertimento dei giotni di sommossa. Jean-Paul Sartre Copyright Ciftllinmrd • la Stampa*' {ARI UHM Pi 91 li i Questa cronaca di Jean-Paul Sartre sulla liberazione di Parigi è comparsa sul quotidiano «Combat» il 28 agosto 1944. Non è mai stata ripubblicata da allora, e non figura in alcun libro di Sartre. Parigi 1944.1.a popolazione insorta improvvisa barricate

Persone citate: Donne, Paul Sartre, Pont, Sartre, Vico

Luoghi citati: Parigi