In montagna senza chiodi

In montagna senza chiodi Si differenziano le tecniche per vincere le pareti alpine In montagna senza chiodi I «vecchi» scalatori pensano all'alpinismo romantico fatto di spazi da conquistare -1 «giovani» sono invece favorevoli all'arrampicata come gioco e come sport e basta loro una paretina o un masso purché estremamente difficili La frattura forse non è insanabile, ma e comunque profonda. Essere alpinisti oggi in Italia significa quasi necessariamente appartenere a una delle due «scuole di pensiero» che si spartiscono equamente il numero degli arrampicatori. Da un lato la vecchia guardia che mira alle grandi velie, alla ripetizione delle vie classiche, una montagna fatta ancora di spasi da conquistare, di quel minimo di avventura che resta possibile sulle Alpi, di grandi bagagli e grandi distanze. Dall'altra I più giovani, sostenitori dell'arrampicala come gioco e come sport, gente cui basta una paretina o anche un massa purché estremamente difficili; praticanti assidui delle palestre, fenomeni atletici che spesso non hanno mal visto il Monte Bianco. I .vecchi- (ma talvolta non esistono differenze anagrafiche fra I due gruppi) accusano la nuova generazione di non avere capito nulla di alpinismo, di ridurre l'arrampicata a una mera riproduzione di gesti esasperali. I giovani rinfacciano agli altri la «schiavitù- In schemi superati, la retorica (e spesso hanno ragione) e rivendicano la propria liberta di agire al di fuori da ogni regola, di sapersi divertire anche a 10 metri da terra. Naturalmente non esisto una sola verità: trentanni fa (e lo dice anche un cinquan- tenne come Cesare Maestri) non si era alpinisti se, parlando di montagna, non si alzavano gli occhi al cielo mentre scendeva una lacrlmuccla; oggi questi atleti della verticale (basta andare in un •santuario» dell'arrampicata libera come II Flnalese) sono tutti In calzoncini corti, lutti a torso nudo, tulli con la fascia nel capelli e su cento parole che pronunciano 70 sono inglesi. Se ti appendi a un chiodo perché non ce la fai, sono bordale di fischi: se lo tocchi li dicono che non vale. La libertà tanto Invocata e sfociata In un conformismo spaventoso, e non parliamo della competitivita. Nel dopoguerra l'alpinismo ha vissuto almeno quattro periodi, anche se certi movimenti tipicamente californiani o Inglesi sulle Alpi sono giunti in rilardo: t 1) l'alpinismo classico, quello per intenderci di Bonalll, ma ancora riconducibile alle sarìte ante*,'terra di Cassln. in cui martello, chiodi «■ sulle cn.i 10 II massimo consentito d-.!-c*k> r»-r non violentare troupo Ir. montagna. 2) !u vogl'a di superare tutto e a ogni costo: ed ecco I : vomì giorni trascorsi in pai0»e in Y.jKvmitc con centinaia di chiodi a espansione. 3) l'alplnhmo ecologico: I' esigenza di non fare degenerare alcune vie ha decretato la fine del chiodo e si è passati ad attrezzi simili (bongs. chocks, nuls, copperheads ecc.) che non rimangono In sede ma vengono rimossi a ogni passaggio. 4) il grande momento dell' arrampicala Ubera, quello che stiamo vivendo. In cui 11 chiodo o 11 ina servono soltanto per assicurazione, non per progressione. E' il trionfo della preparazione atletica e della determinazione, è la consapevolezza di osare su difficoltà solo pochi anni fa Inimmaginabili che fanno percorrere In poche ore sul Capucin. sul Dru, sulle Droites vie che avevano richiesto bivacchi alle più brave cordate di un tempo. E allora. In una classifica assurda che però il grande pubblico vuole, sono più bravi gli alpinisti di Ieri o di oggi? Percorrere l'integrale della Cresta di Pcutérey in giornata e in solitaria come hanno fatto restale scorsa Boivin e quest'Inverno Profll è sbalorditivo, ma 11 passaggio chiave della via di Mcssnor al Pilastro di mezzo del Monte Cavallo e tu n'ora senza ri peti tori: tutti 11 hanno scantonato. Allora era IX o X già quindici anni fa. Le nuove frontiere dell'alpinismo dovrebbero sforzarsi di creare una diversa concezione della montagna, quella che alcuni invocano e nessuno applica: la libertà di rischiare e di avere paura, la libertà di sbagliare senza essere crocifissi. Ce chi si diverte su pareti brevissime e ha II diritto di fare solo questo (un •mostro* come Ron Fav.eett non e mai stato sulle Alpi), c' e chi non e felice se non arriva su una vetta, e lasciamoglielo fare. Creare miti è pericoloso oltre che stupido perché, come dice giustamente Ooston Rebuffat: «Se un giocane perde t guanti sul Monte Bianco e si congela le dita è un imbecille, Maurice Iterzoti li perse sull'Annapurna e diventò ministro.. Gigi Mattana Patrick F^Uinger uno dei più forti arrampicatori estremi francesi all'uscita deus bombatura di «Fen Patrick F^Uinger, uno dei più forti arrampicatori estremi francesi all'uscita deus bombatura di «Fenrir», durissima ria in Verdun con passaggi di Vili a (Dal libro «Verdon opera verticale», Zanichelli)

Persone citate: Boivin, Cesare Maestri, Gigi Mattana Patrick, Maurice Iterzoti, Verdon, Zanichelli

Luoghi citati: Italia, Monte Cavallo, Verdun