Giudice per la dea

Giudice per la dea LA STATUA RESTITUITA ALL'ALBANIA Giudice per la dea Nil sollevare, su queste sns« lolonnc, l,> questione della cosiddetta Dea di Blilrinto Stampa, I maggio 1984) avvertivo subito che il mio intervento non riguardava p}\ Albanesi ed una loro eventualc richiesta di restituzione tld celebre marmo (sebbene io non sia d'accordo con la versioni che la «Dea» fosse srata «rubala dai /a\fiili italiani»). I..i mia domanda riguardava la prassi seguita da coloro che jmmmisrrano il patrimonio artistico nazionale e i principi legali in base ai quali un oggetto (sempre considerato uno dei pezzi di rilievo del Musco Nazionale di Roma) è stato tolto dalla proprietà del IXmarno e concesso ad uno Stato estero. I..i mia domanda era iioè dil tutto normale, come è quella di un privato cittadino chi si chiede in quale modo venga amministrato ciò che appartiene alla collettività. Dirò anzi, a proposito dell'Albania, e he (anche non condivide indo i principi ideologici dei suoi governanti) sono pieno eli ammirazione per la tenue lotta eoli Cui queStO piccolo Paese ha conquistato la propria indipendenza, puma dai Turchi, poi dagli Italiani, sfidando da sole» il monete) inleto Dirò ili più: considero le aggressioni elei Fascismo (che seguiva le orme dei nazionalisti) contro Albania, Jugoslavia e Citeeia una delle pagine più vergognose eiella storia italiana, e credo che ci vorrebbe Un altro che una testa di marmo per riparare le ferite inlerte ad un minuseolo, inditeso popolo che tante» aveva stiletto negli ultimi 500 anni. Non intendevo quindi suscitate une) «scandalo», come è stalo seiexeamcntc ripetuto, bensì rendermi conto, pubblie .unente, se la burocrazia delle Belle Arri non sia, di nuovo, sotte>posra a spinte ideologie he, quesra volta non più eli eiestta ma di sinistra. Lo strano silenzio che seguì il mio .ittieolo mi sollecito a scriver; ne un secondo (La Stampa. 1 giugno 1984); pe>i ho atteso, speranelo che da qualche parte venisse un lume sulla straordinaria vicenda di questa ■restituzione», non contemplata dai Trattati eli paee. e aperta 40 anni eiopo ehi gli italiani hanno abbandonato i! suolo albanese. \jl mia attesa non è stata vana; ma le precisazioni sono eli narura rate da alimentari dubbi e sospetti, specie per la loro eontraeidittorieti. Tali precisa/ioni sono contenùte in due articoli elei sig Fabio Isman pubblicati dal Masitggcro di Rnnnt del s c del 7 giugno; uno ili essi concerne il ruolo sortito dal nostro ministero degli Affari Lstcri, l'altro riporta dichiarazioni del Soprintendente alle Antiehità <li Ke>ma, dott. Aelriano La Regina, e del prof. Giorgio cullimi, presidente ekl Gomitato eli settore per i lkni Archeologici. Va rilevato, in primo luogo, che mentre il ministro Alcssanelro Re»mano (ca|h> eli II'Ufficici I «Iella Direzione generale per le Relazioni Culturali) afferma clic da paire eligli Albanesi «ci furono dille richieste, più o meno, puranunlt verbali: non trote), mila documentazione, una formale domanda di restituzione da farle dell' All ama», eina versione de! tutto diversa è (e>rnita dal dott. La Regina, secondo il quale «gli Albanesi amano chiesto di riaiere la statua». Gi si domanda ora a chi fosse stata rivolta la richiesta: forse al doti. La Regina? Dobbiame> ammettere che un Sopr intendente alle Antiehità scavalchi i propri incàrichi fungendo eia diplomatico? A tispiuo ileIle precisazioni del ministro Romano, lasc i.ino trasecolati le parole elei La Regina, e he eioè la richiesta albanese eia avvenuta tallraverso i normali canali diplomatili». Ogni commento e superfluo. Ancora più sbalorditiva è la giustificazione invocata dal La Regina per la «restituzione» della testa marmorea, e che cioè- «i/utl pezzo, nei panorama du contenuti uienltfià dJ Museo Nazionali Romano non è rapireleniamo quau di nulla' riordinando un muico tapi/a di dover alienare (sic!) o trai/triri tutta una serie di Oggetti estranei ai temi cui il muieo è dedicato, e in questo mio al tema di Roma». Se vedo l>cnc, la prossima «rcsrituzione» sarà dedicata alla Venere di Orme, per la quale aeiguriamo al La Regina una bella trasferta in Libia, ospite del col Gheeldafi. L dove sbatteremo la Gemma di Aspasia, uno dei capolavori della glittica greca, che l'Italia richiese all'Ausilia dopo il 1918? La alieneremo o la rrasferiremo.' Dove? E la raccolta (mai csposta) di antichità arabe pre-islamiche giacente da decenni nei depositi del Musco Nazionale? Inaudito è [mi affermare che "non è risultata documentata in alcun archivio... l'immissione di quella tuta di dia mi patrimonio italiano». In realtà la Dea di Hutrinto recava un preciso numero d'inventario, 124.679: non basta ciò come documentazione? Ma le interviste del sig. Isman serbano altre sorprese, ita cui il quesito posto dal prof. (ìiorgio Gullini: ",V, per esempio, un capo di Sialo o un presidente dtl i'jomiglw italiano donane qualuna dtl noi irò patrimonio cui uno Sialo straniero, lo ilonane riunendolo ma proprnlà personale, clic cosa eueadrthbe? lunazione legittima o no/». A questa domanda ne contrapponiamo un'altra: se Papa Giovanni Paolo 11 donassi, ad isempio, la Trasfigurazione di Raffaello alla Cattedrale di Varsavia, che cosa accadrebbe? Donazione legittima o no? Se non erro, il prof. Gullini, presidente del Comitato di settore |Ki i Beni Archeologici, ignota la differenza che intercorre ira «Slato di diritto* e •Staio assoluto»: perché se nel caso di un capo di Stato o pte snidile del Consiglio italiano la donazione di un bene demaniale costituirebbe una giave violazione delle leggi, nel caso del Pontefice essa sarchi»? pcifcitamcntc noi male, nati.meiosi di un ea|>o di Stato assolino, come appunto ira Re Xog, il lui elono fu assolutamente legale. li' l>cn veto ihc.comc si è lerio nella Refull li,,i del 18 maggio, il Untisi) Muscum di londra ha restituito all'Igino un fiammcnto del volto della Sfinge; ma si trattava di un pezzo trafugato e contrabbandato idei anni fa da un marinàio, secondo una vicenda che nulla ha a che fate con quella, elei tutto legittima, della Dea di liulrinto. * * Cera da prevedere che queste «restituzioni» avrebbero pteso una piega eli cui non si intravede la fine; nello stesv» numero de hi Repubblica apprendiamo che il contenzioso egiziano interessa anche Roma, dovi esistono numerosi obelischi egiziani, menile l'Egitto ne colise tv.» soliamo quanto. Al piof. La Regina si presenta duncjuc, se l>cn vedo, una lunga scric di viaggi. Ma, scherzi a parie, questa polemica relativa al marmo partito per l'Albania suscita quesiti tali da aver sollecitato un'interrogazione in Parlamcnro, da parte dell'on. Paolo BattistuZzi. In arresa di conoscere la risposta del ministro per i Ile ni Culturali, è lecito riaffermare che tutta questa storia sa di politicizzazione della burocrazia, un fallo assai grave c foriero di sviluppi nefasti. Ce un solo modo di chiudere la polemica: dato che la testa faceva parte del IXmanio artistico italiano (c su questo punto ogni indagine sarebbe superflua) si dica chiaro e tondo se la «restituzione» è avvenuta (previa scie-manializza/ione) per decreto ministeriale, che l'abbia autorizzata e che sia stato registrato dalla Corte dei Conti. Sino a clic non saranno indicati data ed csttemi sia del decreto che della registrazione, pesanti so spetti continueranno a gravare sulla viienda. Se la precisazione non verrà, c'è da invocare l'intervento della magistratura; Sarebbe enorme se l'Italia da un laici celebrasse ionie un eroe Rodolfo Sivicro, dall'alno avallassi- operazioni del genere di quelle da lui combattute e sanate, le tollerasse cioè con il silenzio complice e con il far passare per scandalo quello ihe è invece il preciso, inalienabile diritto dei cittadini di indagare sull'operato di chi amministra il l>cnc pubblico. Federico Zeri