Schiele in Campidoglio

Schiele in Campidoglio PITTORE DI EROTISMO E DISPERAZIONE Schiele in Campidoglio ROMA — Mai unto hanno viaggiato, le figure dipinte, ma ente volte cosa diavolo hanno a che fate con la cittì ihr le ospita? F.' proprio sbagliare cornice, la mania cultutalc che ignora delle opere la sensibilità a un clima, a un lontorno che si estende per iliìlomttri di case e di strade, .ti genio del luogo. Mi sembra naturale il>c si esponga Schiele a Milano, a 'l'orino, a Trieste, a Udine: lì il trapianto nevi, i'c da domandarsi invece se abbia senso metterlo in mosti a a Roma, addirittura in urna alla scalinata capitolina e nelle sale della Pinacoteca, non sgombetate dei loto ospiti fissi. Vale la pena andarci, e misurare l'incompatibilità tra I' artista viennese del nostro secolo e i nostri placidi Domcnichino, Cartacei, Reni, Guerrino benissimo immersi ita le dotatute e le decorazioni del Campidoglio, e messi proprio a lenteggiarsi — la fila degli Schiele sta al ccntto, per parecchie sale — e a darsi reciprocamente fastidio. Non solo Roma non e adatta a Schiele, ma il Campidoglio è, di Roma, il meno acconcio dei luoghi, e come titarc su da un ospizio di dannati, da una buia di malavita, un batbonc disperato pei mettctgli in testa una corona d'alloro, tra gli applausi di accademici con spadino e feluca, mentre il ministro del Turismo gli fora con lo spillo la pelle ossuta e malsana perche gli penda tra i resti di camicia una medagliaricordo, rivolgendogli parole d'incitamento. I mandili li hanno tutti santificati... E' il ttionfo di Hegel, anche li, l'antitetico ihe diventa sintesi, poveraccio... F-ticmhlc ricordava quest' alita assunzione in Campidoglio: una targa inaugurata dall'ambasciatotc di Francia a Londra sulla facciata della casa die aveva ospitato la coppia, che si voleva stramaledetta, uit tanti borghese, fuori di ogni principio e di ogni regola, Vctlainc-Rimbaud! A ricordo di ciuci soggiorno infernale, un bel «Qui vissero per i comuni ideali...». Più nessuno è scomunicato, più nessuno è ctetico, tutti siamo cu/tura. ** C'è disagio tra i visitatori, vanno per vedere Quelli che la Pinacoteca, turismo straniero perbene, familiare, vccchilc, sbirciano con occhio allarmato cose che non si aspettavano assolutamente di ttovarc li, spciialmcntc parti genitali, di -i-1e 111 che a vedette tolgono la voglia di riprodurre la specie umana, e immagini erotiche talmente forti da costringerli a voltargli — sia pure, fosse, a malincuore — ia schiena. I praticanti di Schiele si vergognano un po' di quelle presenze allegoriche severe, in buona salute, Sibille, Grazie, o Vergini tta Santi, che dardeggiano dalle pareti il loro rimprovero muto. Questi sono giovani, scamiciati, provvisori: però (qui e l'estremo rifugio della dignità di marnili di Egon) c'è da dubitare ihe anche questi, venuti apposta pei lui, lo accettino fino in fondo e vedano nelle sue figure frantumi preziosi del grande diamanre del dolore umano, tdtimonianze di dispetato e autentico amoic, fiori d'incredibile freschezza eruttati insieme alla lava, compassione infinita anche nello sftegio sadico infcrto alla lame, e pietà intelligente delle donne, specialmente. • Abbi pietà, o Dio. dell'inferno straziante delle donne»-, e uno dei grandi versi di Trald li in questo inferno, senza improbabili doni e uno spedale salvacondotto e destino, non si penetta. Nessuno di quei bravi figurativi del passato che stanno di faccia a Schiele è mai disceso nell'inferno femminile. Neppure, forse. Reni quando fece il ritratto della piccola parricida, più occupato della bellezza esterna che dell'inferno dell' anima. Fa un curioso effetto, vedete come il caso li ha messi di ftonte, Questo e Quelli. Cosa c'è, di Schiele, davanti all'Anima Beata e alttc Lucrczic e Cleopatra fastose, ben nutrite, angciicotte, con scollature profumare, di Reni? Proprio un nudo maschile del 1910 che potrel>bc servire da introduzione a ftequentarc i tavoli della Morgue, e un ritratto femminile vestito, il cui volto annuncia l'avvento di un conc di scatenati onori. (Se non sba- glio, alcuni veggenti non premiati ir. Campidoglio prevedevano intotno a quell'epoca, una terribile invasione del mondo da parte di spiriti inferiori: per farsi assicurare che sono favole, basterà rivolgersi a Piero Angela). Altrove, di troni; allo spiattellato tema ossessivo di .Schiele delle Amiche, la castità più glaciale trionfa in una Sibilla del Guercino e in una del Domeniellino. Dell'Eros futuro, malato di scienza, i corpi scandagliati in tutti i meati, niente sanno i fogli delle Sibille. Schiele mi appare vincere il confronto fortuito con gtan patte degli ospiti illusiti e lenti della pinaioteca capitolina, essagli supcriore in spiritualità, quantunque l'abbia butterato, nei dicci anni decisivi della sua passione, prima clic la febbtc spagnola lo consegnasse in gran fretta al corriere dei morti, l'incontto, a porte spalancate, con i lèmuri e le ombre impazzite avventati, da oscuri bassifondi, dall'conc nascente. Lo spirituale ha connotati e misute che non si possono definire; è un'illuminazione di cui non si vede l'origine luminosa; e c'è una spiritualità negativa in cui .in.ma la privazione di luce testimonia pei la luce. Nei secoli XVI e XVII l'arte italiana non fa (he spremere, fino a perdere il rapporto nell'assuefazione, archetipi neoplatonici. E' cosi spiri/utile un Lotto perchè rompe la corrente. Lì, intotno alla dura e renera umanità di Sihiclc, sentivo tutta la noia della nostta estenuazione umanistica, la perdita di vetità, lo sperpero d'irreale che ci fu nel battete rinascimentale sempre gli stessi chiodi speculativi, e ii maudil viennese, segnato dal tragico, mi rivendicava la parte dell' anima dolorosa col suo bisogno di salvezza Ita sfinitissimi simlnili ctistiani (di un cristianesimo ormai dcspiritualizzato, fuori tealtà dell'anima) in maquillage d'imbalsamazione neoplatonica. Qualcosa che vale di più, la lealtà dei valori, così misteriosa, così imperiosa, da essere come una ferita, c la ricompensa della ferita. **- In tutta la pinacoteca capitolina non c'è nulla che valga il ritratto di un prigioniero russo, clic Schicle fece' nel 1915: la profondità del dolore umano sbaraglia i raggi pallidi della 1 flit zza umanistica. Anche il paesaggio (Qfaplxr 191 >, periferie viennesi, città lungo i fiumi) è superiore a quelle calme- visioni di campagne |krdute, lo si abbraccia eli più. Ci si ricorda che «abbracciare con lo sguardo» non è una figura, se lo sguardo non è smorto: è un vero c intenso modo di abbracciare. Un paesedi Schiele è un corpo umano abbracciato, toccato dalla carezza dolorosa .i- Il ,//•. -ut influì. L'erotismo di guerra di Egon non ha la data 19141918: precede la guerra, si sarchi* prolungato al di là di quegli anni, se lui ne avesse avuti aliti, di vita. SarcM* erotismo di guerra se anche la guerra non ci fosse stata. Non sono né picmonizioni né la carestia c la tatefazionc duo mini a dargli origine, ma proprio una speciale rivelazione dcll'Iiros come salvezza d'inttappolati, corda di naufraghi, licenza breve da una prima linea in cui ci hanno tutti ammassati, per il massacto e la redenzione. Questo è del nuovo, nel mistero ctotiio. L'erotismo dispetato è già tutto in Baudelaire e in Rops: l'erotismo di guerra ne è una vatiantc e un approfondimento, in termini sanali è ctotismn escatologico, un brancicare d'infinito sull' orlo della fine. Tempo fa ebbi questo sogno: mi facevano un' intervista, e non stupida stavolta, perché la domanda età: quale saia il ruolo delle donne ndl.i fututa guerra mondiale? E sentivo la mia incerta voce che rispondeva senza esitazioni: saia un ruolo essenzialmente erotico. Ridaiei, pensatamente, la stessa risposta, c l'aviebbe data Schiele, veiso il 1910, quando il suo erotismo figura .ir..) comincia a scalcnatsi. 1 avtcbbe data Caline (alno erotismo di guciia, e dei più infiammati c generosi) nel 19Ì9 o ani he prima di morire. E' un modo di sentile anioia la vita iub if>mc Mlitailatii, caparbiamente, nonostante tutto; la schiavitù fondamentale del corpo, l'agglutinarsi nelle carezze come csttema preghiera, ultima difesa dell'anima contro l'imperversare esterno della menzogna storica, la propaganda, le rivoluzioni, il veleno distillato dalle fedi feroci. li' da notate clic, in Si Indi, lo sfiegio diiompcntc, le anatomie brutali, via via che la guerra va realmente, sadicamente frantumando, sfregiando mostruosamente i corpi, si mitigano, vanno cessando. Le sue donne digli anni più feroci, 1017, 1918, appaiono molto più teneramente e pietosamente abbracciate dallo sguardo, I' anonima /emina simplex ripiglia la dignità di' simbolo. L' erotismo che prostituisce, salva; e la schiavitù segreta rompe le catene che intotno ai corpi pesantemente si vanno sttingendo. Sono quasi sessant anni che si accetta, pctfino come lilietatricc, l'infamissima infamia della militarizzazione femminile, delle donne prostituite negli eserciti, nelle bande, che sfilano davanti alle tribune dei capi. L'erotismo di guerra restaura un poco la venta, vendica l'innocenza. Una calma saggezza s'intravede al fondo di questo sconvolto artista della Secession, che creò le sue figure col dito tinto nel sangue degli amanti. Guido Ccronclti Kf>on Schiele: «Autoritratto» (1910. ed. Mazzolili)

Luoghi citati: Francia, Londra, Milano, Roma, Trieste, Udine