Piramidi del Nuovo Mondo

Piramidi del Nuovo Mondo QUALI EDIFICI IN AMERICA POSSONO SOPRAVVIVERE AI SECOLI Piramidi del Nuovo Mondo Geologi e architetti propongono, per la Smithsonian Institution, alcune risposte sul futuro degli Stati Uniti • Secondo le profezie di Brecht e di Garcia Ix>rca, si comincia dalle possibilità che i grattacieli abbandonati resistano, per esempio, a un uragano di inaudita potenza - La centrale che, senza l'uomo, continuerebbe a produrre energia - Un modo di riflettere sulla paura atomica NEW YORK — Ci sono specialisti di ogni tipo in America. In questo perìodo stanno emergendo gli esperti del •dopo., coloro che sono capaci di rispondere alla domanda: .Che cosa resterà net secoli dell'America?: Per rispondere, la Smithsonian Institution di Washington ha utilUeato ingegneri e antropologi, geologi e architetti, ha ascollato i costruttori che fisicamente sanno dotie piazzare l bulloni di un ponte, coloro che misurano la resistenza dei cavi. E coloro che per mestiere cercano di immaginare e anticipare gli eventi. I.'archeologia del futuro è un modo per riflettere sulla paura della distruzione, sull'ansia di lasciare tracce visibili e utili per chi verrà dopo, sul bisogno di pensare che un dopo ci sarà comunque. Conta, naturalmente, su ricerche del genere, la paura atomica, i.a domanda posta agli esperti non è .chi soprawiverà., ma .che cosa potrà restare.. Si parla di edifici, di costruzioni, non della vita. Il tema nucleare, nella ricerca, non è mal espresso, ma proprio per questa ragione è Implicito. I ricercatori, dice James Chllcs che ha coordinato l'impresa, devono affrontare tutte le cause possibili di distruzione dal terremoto al ritorno d> un era glaciale. Im ricerca scientifica viene dunque a congtungersi con la paura comune. E con le profezie della cultura. Bcrtolt Brecht ne aveva parlato, durante il suo esilio in America. E Garda torca, nelle sue Poesie americane, aveva descrìtto con paura o disprezzo il vento ululante fra le finestre sfondate del grat-. tactcli. E proprio di qui. dalla possibilità che I grattacieli abbandonati possano continuare a resistere, come gli archi romani e l templi di Luxor, Inizia la ricerca americana. Les Robertson, ingegnere ed esperto di strutture, è V uomo che sembra in grado di rispondere alla domanda: quali costruzioni, a New York, dureranno nei secoli? La sua risposta non ha esitazioni. Indica le due torri gemelle a sud di Manhattan4, note con il nome di World Trade Center, ciascuna di centodieci plani, alle quasi quattrocento metri. Esse non sono di vetro e cemento come tutti gli altri grattacieli di Manhattan e di quasi tutta l'America. Sono un reticolalo di acciaio e di alluminio che assomiglia al modo in cui un calcolatore disegna sullo schermo I volumi, tanti quadratini uguali, ciascuno ilei quoti regge la sua parte di peso. Ma l'architetto giapponese Minoru Yamasaki, o coloro che per lui si tono curati del calcoli, hanno previsto anche 'Cinture, diagonali che attraversano blocchi di Quadratini e (1 legano strettamente tra loro lungo le tre dimensioni, vale a dire in ciascuna parete, ma anche all'interno della struttura e trasversalmente. «Il vento, racconta Les Robertson, non ce la fa contro una costruzione del genere e non ce la fa neppure un uragano di proporzioni inlmmaglnablli-. Dov'è II pericolo allora? E' negli edifici vicini, che non sono altrettanto forti. Spiega l'esperto di dtstrueione: «Pezzi di strutture; sempre più grandi si staccheranno dalle costruzioni contigue e verranno scagliati contro le torr|. Non possono fare danno (ili Intrico,di colonne di alluminio e di acciaio. Perù sfonderanno i vetri*. Ma proprio a questo punto, mentre la profezia di Garda Lare a diventa vera, il grattacielo di New York risponde con forza inattesa. Dice pacatamente Robertson: «E' un bene che le finestre si sfondino. Il vento circolerà per 1 piani e ia spinta esterna sarà equilibrata con quella interna. Una volta che tutte le finestre saranno rotte, la durata delle torri gemelle sarà come quella del Colosseo. Potranno restare in piedi per sempre-. Afa è compito dell'esperto avere a disposizione anche lo scenario peggiore. Secondo questo scenario, il futuro1 delle torri, monumento di acciaio a un passato che forse ai superstiti apparirà indecifrabile, è minacciato dall'acqua. Le torri sorgono non lontane dal fiume Hudson. Lipotcst è che l'impenetrabile base di cemento delle due torri per qualche- ragione venga iiiflUrata-.Gl vorranno alcuni decenni.'mài-meno itt un secolo per Corrodere i punti di forza alla base, se c' e infiltrazione d'acqua. In quel caso tutto Tetterà intatto fino all'ultimo istante. Poi con una sola esplosione dell' edificio che scoppia dentro se stesso, arriva la fine. Se questo accadesse, la speranza degli archeologi del futuro si sosterebbe sul famoso Gateway Ardì, snello, elegante semicerchio costruito diciotto anni fa nel punto in cui il fiume Mississippi rocca la tifiti £1 Saint Louis. L'intenzione era di celebrare la corsa all'Ovest e i confini sfessi del Nuovo Mondo. V arco intendeva essere un monumento a ricordo dei pionieri che avevano avuto il coraggio di spostare la frontiera verso l'ignoto. Voleva anche fisicamente indicare dove passava la linea fra la prima e la seconda Anutrica, fra l'insediamento coloniale e l'avventura det West. Qui V espèrto è Tibor Saegeadv, che afferma: «Poche cose sono state costruite con un desiderio più intenso di durare nei secoli e poche cose hanno, come l'arco di Saint Louis, la probabilità di essere Indistruttibili-. L'arco è alto oltre duecento metri, ed è di due tipi di acciaio: inossidabile all'esterno e «a/ carbonto. all'interno. Le due basi sono blocchi di tredicimila tonnellate di cemento ciascuna, dentro cui la lineare struttura dell'arco si divide come le radici di un alberoNessuno pone a questo tipo di esperti la domanda sulla guerra atomica, che forse £ la vera e non confessata ragione della ricerca. Ma se si ripetesse il violentissimo .terremoto Madrid., che ha spazzalo quest'area 172 anni fa? Szegezdy non crede al pericolo del terremoto, non crede a quasi nessun altro perìcolo per l'arco di Saint Louis. Un solo .schema di distruzione» è stato identificato dopo molti calcoli. Richiede che si formino una serie successiva di tifoni, con venti a velocità forsennate, con certe angolazioni e certe spinte reciproche, in certe rigorose sequenze di tempi. Solo in quell' unico caso ti punto alto del semicerchio d'acciaio potrebbe spezzarsi. Ma niente, affermano gli •ingegneri della distruzione., potrebbe sradicare i due lati dell'arco. Resteranno incastrati a indicare dove sorgeva St. Louis e la frontiera dell'Ovest. Più strano e più avventuroso è II destino che potrebbe toccare al Grand Coulee' Dam sul fiume Columbia, nello Stato di Washington, la più grande diga d'America. Il corpo della diga è una costruzione tozza di duecento metri per duecento metri, cioè tanto largo quanto alto. All'interno, dieci miglia di gallerìe, passaggi, chiusure, aperture e cemento armato. I tecnici e gli archeologi del \mfuturo sono concordi. Soltanto una nuova era glaciale potrebbe erodere la diga Grand Coulee. Ma sarebbe pur sempre una questione di secoli. «Durerà cosi a lungo, afferma con orgoglio II capo ingegnere Steve Sauer, che i posteri, se ci saranno, saranno costretti a chiedersi perché mal è stata costruita. Le acque Intorno potrebbero scomparire. Oppure potrebbero salire e sommergere' tutto. Il Grand Coulee continuerebbe a esistere». Afa, come in un buon romanzo del futuro, c'è un risvolto strano nella vita postuma di questa diga, cui nessun narratore di fantascienza finora aveva pensato. Una diga infatti i anche un centro di produzione Produce e smista energia. Nella diga di Coulee una parte dei generatori non hanno bisogno di niente e nessuno per funzionare. Tiitto, le pompe idrauliche, i compressori d'aria, le pompe di lubrificazione dell'olio, le pompe d'acqua, i caricatori delle batterìe di emergenza, tutto continuerebbe a funzionare. Per quanto? «Per anni», rispondono 1 tecnici. elusivi, perché non desiderano discutere le varie ipotesi che possono aver provocato il •dopo.. Ma il momento più drammatico e più imprevisto potrebbe prodursi, con febbrile violenza, proprio quando non ci tono più spettatori per godere questo spettacolo. La diga infatti controlla se stessa fino a quando i nuovi generatori, quelli che non hanno bisogno di manutenzione, continuano a funzionare. Se o quando a uno a uno ti fermeranno, le aperture d'acqua collegate con i vecchi generatori si aprirebbero da soie, e fa parte vecchia degli Impianti ritornerebbe all'improvviso a una frenetica vita. Dalla diga si scatenerebbe un rombo di motori, un eccesso di produzione, luce, energia, fino quando la costruzione impazzita riuscirci a contenere te stessa. «Sarebbe un'autodistruzione per eccesso di vita, dice Phil Hansen, il geologo della zona. Se ci saranno sopravvissuti lo spettacolo sarà esaltante: la diga che funziona da sola, che genera luce e calore. E sarà una grande Illusione. Darà l'Impressione che la vita continua-. Afa esisto una sofà probabilità che la vita continui, conclude la ricerca della Smithsonian Institution. Ed è nelle fondamenta del North America Aerospace De/ente Command di Plkes Peak, in Colorado. Sopra ci sono mille metri di granito, le montagne Cheyenne. Ma V osservazione trionfalistica si ferma subito. Resterebbe troppo poco nel mondo se si salvasse solo un comando. E qui t'interrompe la ricerca degli scienziati e comincia il lavoro dei politici. O quello del narratori: la .letteratura del dopo, che diventa sempre più fitta di titoli di anno in anno. Farlo Colombo New York. Manhattan, Rombala dalle torri gemelle del eWorld 1 rade Center», alte quasi 400 metri