L'analisi del premio Nobel Leontief di Aldo Rizzo

L'analisi del premio Nobel Leontief L'analisi del premio Nobel Leontief Anche Fecono ora scopre i vantaggi del disarmo NELLA storta dell'economia moderna, Wassily Leontief è famoso come autore o inventore dell'analisi -input-output-, che è un modo di radiografare, per così dire, un sistema economico e le sue linee di sviluppo, attraverso le relazioni reclproclte tra i vari settori produttivi. Concepita quando la mole del dati necessari doveva essere vagliata con i metodi matematici tradizionali, l'analisi -input-output- ha compiuto un salto di qualità con l'avvento del calcolo elettronico. Essa è, diciamo cosi, ideologicamente neutra. Tutta la scienza economica dovrebbe esserlo; ma sappiamo come, a livello di teoria, la questione non sia cosi semplice. Lanalisl di Leontief, basandosi pressoché esclusivamente sui dati, sfugge in sommo grado alle contaminazioni, e infatti essa ha suscitato grande interesse anche in quella Russia che Leontief abbandonò tanti anni fa, per fare i suoi studi a Harvard (che lo avrebbero portato al Nobel). Nella seconda metà degli Anni Settanta fu approntato un modello di sviluppo dell'economia mondiale sino al 2000, con varie ipotesi alternative, affidate appunto a diverse -ragioni di scambio- fra i principali settori produttivi, ciascuno dei quali era influenzabile dal decorso in più o in meno degli altri. Questo modello mondiale è stato suc¬ cessivamente applicato da Leontief con l'aiuto di Faye Duchin, all'analisi specifica della spesa militare, per l'edere, in parole povere, quali sarebbero le conseguenze, entro la fine del millennio, di un aumento o di una riduzione della produzione e del commercio delle armi. Il modello divide il mondo in quindici regioni, raggruppate in tre aree principali: quella dei Paesi industrializzati, quella dei Paesi in via di sviluppo ma con significative risorse proprie, e quella dei Paesi più poveri e meno dotati. I calcoli riguardano sei -scenari- diversi: uno scenario base, che conferma le attuali tendenze alla produzione e all'esportazlone-importazìone di mezzi militari: due scenari che prevedono un aumento della spesa militare per maggior produzione interna o per maggiori importazioni; • e tre scenari, infine, che contemplano vari livelli e ' forme di riduzione della spesa per la fabbricazione o l'acquisto di armamenti. Non si può dar conto qui, in dettaglio, del risultati della colossale analisi. Essi sono affidati, nel libro, a tutta una serie di grafici e tabelle. Ciò che conta è il risultato complessivo, ed è che una significativa riduzione della spesa militare non solo non avrebbe alcun effetto depressivo sull'economia mondiale, ma porterebbe a un aumento diffuso sia della produzione che dei consumi. I vantaggi maggiori sarebbero naturalmente dei Paesi in via di sviluppo, che vedrebbero ridotte le distanze dall'area industrializzata; ma benefici, e non danni, andrebbero all'insieme del sistema economico inondiate, al quale potrebbero aprirsi prospettive di una durevole espansione. La novità è nel fatto che la tesi di una riconversione proficua dell'industria bel¬ lica era finora sostenuta essenzialmente da moviinenti o da singoli studiosi pacifisti, mentre i settori -militaristi- sottolineavano gli effetti positivi, per l'economia civile, della ricerca e della produzione nel campo degli armamenti (fra gli uni e gli altri l'ampia area dei -realisti- o degli -agnostici-). Ora è un'analisi econometrica completamente computerizzata a dimostrare I vantaggi nni 50 concreti e specifici di un gioco degli -input- e degli -output- fra i vari settori produttivi, die fosse finalizzata alla domanda civile anziché a quella militare. Detto tutto questo, il problema della corsa agli armamenti fra le superpotenze e nel Terzo Mondo (quest'ultimo, in proporzione, è anzi in testa alla corsa) resta naturalmente quello che era prima. Gli economisti, compiuto il loro lavoro, non possono fare altro. Restano le guerre, te rivalità, le tensioni. Restano, ancìie, le esigenze di sicurezza e di equilibrio, die, almeno, servono a scongiurare il peggio, cioè la deflagrazione nucleare. Non a caso il compianto Aurelio Peccei, nella premessa che aveva preparato per l'edizione italiana di questo volume, parla di una -rivoluzione profondissima-, che sarebbe necessaria per una reale in> versione di tendenza. Nell'attesa, qualcosa si potrebbe cominciare a fare, almeno nel settore del commercio delle armi con i Paesi poveri, dove più scandaloso è lo spreco delle risorse. Più generalmente, diciamo che questo studio di Leontief e Duchin toglie un alibi a chi si rassegna e magari si compiace del mondo com'è, ... _. Aldo Ri ... _. Aldo Rizzo Wasslly Leontief e Faye Duchin, «La spesa militare», Edizioni Scientlfirhe e Tecniche Mondadori, 212 pagine, 20.000 lire.

Luoghi citati: Harvard, Russia