Cortez incantò gli Aztechi con una voce di donna

Cortez incantò Cortez incantò gli Aztechi con voce di donna ÈHM ÈHM nel «senso» di una vita nel bel libro di Angelo Morino. La donna marina, pubblicato dall'editore Sellerlo Morino è un ispanista al quale si devono molti studi sull'America Latina delle Conqulstas, delle quali ha indagato di preferenza gli episodi più oscuri e i personaggi più enigmatici. Una figura come quella di Malinalll-Marina ha attirato insieme la sua curiosità professionale e la sua sen- . slbilità di scrittore, conducendolo in una zona letteraria dove si verificano spesso coniugazioni eccentriche e fortunate. Del resto la vita di Malinalll-Marlna si svolse in una zona di confine, la zona franca e non chiara dell'incontro di uomini di pianeti diversi; e a tale incontro essa prestò la parola comunicante, al di là dei segni non ligulstlcl In quel momento disponibili alla comunicazione del due popoli. Mediatrice fra la lingua della sua gente e la ligua di conquistatori arrivati da un pianeta remoto In compagnia di oggetti e creature spaventosi (le armi da fuoco, 1 cavalli), Marina conobbe di persona la strana condanna dell'ibrido e del doppio. Il suo destino di traduttrice ha qualcosa che inquieta; c'è una stimmate oscura, in lei, che partecipa del tragico: un tragico che non procede secondo le categorie fatali del mondo classico, ma secondo categorie esistenzia¬ Mackenzie: un MOLTI capolavori della letteratura inglese del Settecento nacquero, è noto, come parodie; bisogna però precisare che la parodia — di un'opera precisa o di un genere letterario — non era di solito 11 fine dello scrittore, ma il mezzo. Col iìlcciolo rapito a Pope non interessava tanto prendere in giro i clidiés del poema epico, quanto, attraverso la parodia di quei clicnés, denunciare i falsi valori di una certa società elegante. Cosi lo scopo ultimo di Swlft nei Viaopf di Gulliver non era sbeffeggiare Robinson Crosoe e 1 resoconti «veridici» di avventure marinare: la parodia di quel resoconti fu piuttosto il container dove il Decano riversò 11 suo Immortale atto di accusa contro l'umanità. E ancora. Sotto le vesti di giocosa quanto puntuale parodia dei luoghi comuni del melodramma all'italiana. L'opera del mendicante di John Gay si propose di de- li che sono della cultura moderna e che la letteratura novecentesca ha particolarmente coltivato. La storia di Marina sarebbe certo piaciuta a Kierkegaard, ma anche a Giradoux e a Cocteau. Morino ne traccia, con un'a-, scluttezza che non esclude una contenuta partecipazione, il destino di donna, di mediatrice di segni, di amante. Nel fare ciò attinge alle cronache cinquecentesche di Spagna citandole in calce o inserendole nella narrazione; e allorché il discorso si apre su considerazioni più generali si fa forte dell'opinione di antropologi, di mitologi o di semiologl come Lévl-Strauss, Ida Magli, Kerényl, Octavlo Paz, Barthes. Da ultimo identifica l'immagine dell'amante indiana con l'immagine simbolica dell'America Latina: «Divisa fra consenso e biasimo, fra tentativi di recupero e condanne all'oblio, fra i segni della storia e gli emblemi del mito, l'America Marina permane chiusa in un'immagine di alterità eloquente...: Alla riflessione su questa alterità, che è contemporaneamente realtà sociale e metafora esistenziale, Marina ci invita con la sua figura suggestiva e ambigua. Antonio Tabucchi Angelo Morino, «La donna Marina». Seller lo, 97 pagine, 5000 lire. a parodia del romanz

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