Vittorini? Un timido che intimidiva Così lo ricorda l'editore Bompiani
Un'amicizia e una attiva collaborazione nata a Milano nel 1938 Un'amicizia e una attiva collaborazione nata a Milano nel 1938 Vittorini? Un timido che intimidiva Cosilo ricorda l'editore Bompiani «Era delizioso, amL'aspra polemica Un timido che intimidiva, un uomo fragile all'apparenza ma forte nell'intensità del sentimenti. Valentino Bompiani, che di Elio Vittorini fu amico e editore, da Conversazione in Sicilia del 1941 a Uomini e no pubblicato nel '45, fino a Enrica e .1 suol fratelli del '56, lo ricorda così. In una nota autobiografica di uno dei primi romanzi, Vittorini torna a un'immagine della giovinezza: da ragazzo gli aveva fatto grande impressione una edizione, per. bambini del Robinson Crusoe. In quell'edizione c'era sulla copertina la figura di Robinson chino ad esaminare sulla sabbia l'orma di un piede. «Ecco — dice Bompiani —: in tutto 11 suo lavoro e soprattutto durante la preparazione della sua antologia, "Americana", Vittorini' ha cercato le orme degli altri uomini». Scrittore, certo, ma prima ancora organizzatore di cultura, animatore di riviste di avanguardia fra il 1930 e il ' 50, Solarla e II Politecnico, traduttore, insieme a Cecchi e Milano. L'editore Agli «Incontri abile come una fanciulla, con qualche scatto subito represso» con Togliatti per difendere l'autonomia degli intellettuali a Pavese di romanzi nordamericani, protagonista, nell' immediato dopoguerra del dibattito su politica e cultura. Comunista, entrò in polemica, in termini anche aspri, con Togliatti per difendere V autonomia dell'intellettuale: «A questo mi oppongo: all'inclinazione a portare nel campo culturale, travestite da giudizi culturali, delle ostilità politiche e delle considerazioni politiche... Servirsi di una menzogna culturale, equivale a servirsi di un atto di forma e si traduce in oscurantismo». — Quando vide per la prima volta Vittorini? «Nel '38, quando si trasferì a Milano — risponde Bompiani —. Cominciò subito un'intensa collaborazione che durò fino al '43, quando fu arrestato, e riprese nel '45. Era un uomo dolce In apparenza, ma forte nell'animo. Con lui erano facili la collaborazione e l'accordo. Era sempre occupato da un pensiero, non era un dialettico, non sosteneva la discussione: se trovava una resistenza, si riprendeva Valentino Bompiani di Poesia» svoltisi 11 suo pensiero come uno che avesse lasciato una carta sul tavolo, e se ne andava nel silenzio». — Che cosa le è rimasto più impresso di Vittorini? «La sua forza di vero promotore culturale. Un uomo che ha dato alla vita letteraria del nostro Paese un apporto meraviglioso e di grande importanza. In qualche modo ha anche forse sacrificato la sua vena creativa., perché 11 carico della preoccupazione per gli altri, lo ha sempre occupato fino in.fon-, do». — E il Vittorini privato? «Delizioso, amabile come una fanciulla. Aveva qualche scatto, subito represso. Non discuteva mal, perché era troppo Impegnato In quel che al momento pensava, per poter accettare che fosse messo in dubbio. E poi era un uomo che non evitava le contraddizioni: affermava ■ cose che erano l'una in contrasto con l'altra, ma questo faceva parte della sua dialettica Interiore, della sua vita divisa e tormentata fra l'impegno umano e l'Impegno letterario». — Che cosa ricorda della prima moglie, Delfina Rosa Quasimodo? ■Quasi niente. Credo di averla incontrata: ricordo 11 figlio, che poi morì, perché partecipammo tutti nel cercare In qualche modo di salvarlo. (I medici parlano di eccesso tossicologico provocato da un uso eccessivo di medicine ndr). Vittorini non voleva parlarne, ricordo la sua sllen zlosa disperazione. Sui suol rapporti strettamente familiari so assai poco. C'era come un muro». — Un editore che legge per la prima volta •Conversazione in Sicilia»: che cosa ha provato? «Rimasi sorprèso, perché la prosa Insolita, cosi... cantata Vittorini si muove di parola In parola spostandosi e dando un suono Irregolare e cadenzato che mi fa venire In mente 1 campanaccl delle mucche. E' come se scrivesse sulla terra, usando come penna il proprio corpo. Era un uomo che ha amato troppo la letteratura, per non subire anche qualche influenza di cui non aveva alcun bisogno, Amava la letteratura, ma nella ridente local nello stesso tempo non poteva pensare a qualcosa che non fosse legato alla vita degli altri, alle "orme" degli altri uomini». «In Conversazione in Sicilia, descrive in modo efficacissimo la miseria, attraverso il racconto delle sventure della madre. Ma questo non gli basta. In quel piccolo libro che è "Il Sempione strizza 1 occhio al Fréjus", dove è narrata la storia del nonno. Vittorini, in una nota in fondo al romana» sente M .bisogno di indicar* qual era 11 prezzo del pane.'OH» icmbra un modo più incisivo per colpire il lettore. Un modo.ancora più efficace di rappresentare la miseria. E' l'urgenza di dire una parola in favore degli altri, che a volte, gli prende anche la mano». — Che cosa rappresenta Vittorini per la cultura italiana? Uh esemplo di devozione alla parola, alla sua musica e alla responsabilità di chi la pronuncia». M Mauro Anselmo
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