Il Senato e i senatori «a vita» una storia ricca di polemiche

Contrasti sulla Camera Alta dall'epoca monarchica alla Costituente Contrasti sulla Camera Alta dall'epoca monarchica alla Costituente Il Senato e i senatori «a vita» una storia ricca di polemiche Nel primo parlameDon Sturzo e di N Come tutti sanno, il Senato de! Regno d'Italia cessò di esistere il 3 novembre 1947: quattordici mesi dopo l'avvento della Repubblica col referendum del 2 giugno 1946. A sciogliere 11 Senato regio e vitalizio aveva già provato la Repubblica Sociale di Mussolini, ma senza suc' cesso, perché stava dalla parte sbagliata. Nei mesi di convulsa epurazione seguenti l'8 settembre 1943, anche nel Regno del Sud — salvo 117 senatori, fra i quali i principi del sangue, Benedetto Croce e qualche altro benemerito — i patres furono dichiarati decaduti per collaborazione con l'odiato regime. Giudice naturale dei senatori avrebbe dovuto essere la loro Camera stessa costituita in Alta Corte di Giustizia, non un «comitato di salute pubblica-. Ma ben altre norme furono violate in quel torno di tempo. Il senatore Ugo Cavallero, per esempio, fu trovato con un colpo di pistola alla nuca senza processo. Un altro senatore regio e vitalizio, l'ammiraglio Ugo Campioni, iu passato per le armi su sentenza di un tribunale repubblichino perché fedele al re cui aveva giurato fedeltà. De Bono fu fucilato a Verona senza 11 parere di un'Alta Corte. Ciò malgrado, il Senato Regio era un'altra cosa rispetto alla Camera. Scudo della monarchia per un secolo e vivaio di presidenti del Consiglio per le situazioni d'emergenza, anche in repubblica la Camera Alta fu destinata a fare da .vetrina» delle istituzioni. Respinta l'ipotesi di un Parlamento monocamerale — avanzata con forza dai comunisti — e lasciata cadere la proposta del governo presidenziale, lanciata dal partito d'azione, non rimase che differenziare il Senato dalla Camera del Deputati per farne, ancora una volta, 11 custode degli interessi supremi e permanenti del Paese, al di sopra del limaccioso tumulto dei partiti inondante Montecitorio. Di il la diversa età degli elettori e degli eleggibili per la Prima Camera e, inizialmente, la sua durata di sei anni, contro 1 cinque di quella del deputati, anche (si credeva) per assicurare più lunga vita alle compagini ministeriali e maggiore continuità oi lavori legislativi. Sommesso, perfUio opaco, se si vuole, il Regio Senato esercitò dunque un suo fascino arcano sul sistema repubblicano. Perciò, prima di sciogliersi, con risicata maggioranza i costituenti approvarono l'inclusione nel primo Senato della Repubblica di oltre cento senatori di diritto, trascelti da speciali categorie di ex parlamentari: estremo omaggio allo stile della nomina extraelettorale. Don Luigi Sturzo, che non aveva mai fatto parte delle Camere, giudicò la cosa .moralmente deplorevole» e invano invitò i senatori di diritto a dimettersi in massa. Anche il vecchio Nitti dichiarò che con queir infornata il Senato della Repubblica nasceva -infermo e idropico». L'on. Michele Alberti, costituente democristiano, propugnò l'istituzione della categoria dei ^senatori a vita» per gli ex presidenti della Repub blica e per .cittadini che han no illustrato la Patria per al tissimi meriti nel campo so ciale. scientifico, artistico i letterario» (articolo 59 della Costituzione). Se il primo magistrato sta davvero al di sopra delle parti — era 11 ra gionamento sotteso alla prò posta —, è giusto che alla WM AUTOGRUP • C nto della Repubblica itti - Le tesi di Terra fine del mandato egli non venga restituito al partito d' origine, bensì rimanga quale segnacolo di saggezza, al di sopra delle parti, anche per gli speciali diritti riconosciutigli: per esempio, quand'egli viene consultato nelle crisi di governo, non quale esponente di un partilo ma proprio come ex presidente della Repubblica. A nome del partito comunista, si dichiarò contrarlo alle nomine discrezionali Umberto Terracini, secondo il quale non si poteva riconoscere rappresentatività politica (funzione specifica delle Camere) a chi avesse preferito dedicarsi alle scienze, alle arti e alle lettere, sdegnando la prima ed elementare regola della democrazia: farsi misurare dal voto degli elettori. L'assemblea nondimeno approvò l'istituzione della sparuta categoria dei .sommi genii tutelari della Patria», cui, con l'ingresso in Senato, veniva offerta una cattedra politica che altrimenti essi non avrebbero mai avuto. L'asprezza di quelle polemiche suggerì tuttavia di tenere entro il numero di cinque i senatori vitalizi nominati dalla Presidenza della Repubblica. Anzi, a conferma che non si trattava di una prerogativa dei singoli presidenti, bensì di un rapporto tra la Presidenza — organo permanente — e 11 Senato, la questione fu Incasellata nel titolo primo della parte seconda della Costituzione, Il Parlamento, anziché nel secondo, II Presidente della Repubblica. V'era del resto più di uno a pensare che 11 concetto stesso di .illustrazio?ic della Patria» — eredità diretta dell'età regia in quella seguente — facesse a pugni con l'articolo 3 della Costituzione, secondo il quale .tutti i cittadini hanno pari dignità sociale ecc. ecc.». Malgrado il rifiuto del laticlavio vitalizio da parte di Arturo Toscanini, alcuni presidenti della Repubblica fecero dell'articolo 59 una sorta di bombola d'ossigeno per rianimare il Senato, sempre più appiattito sul modello della Camera Bassa. Inevitabile Gravissime accus furono nominati cento cini - Il problema del n quindi il confronto con la ventesima e penultima delle categorie del componenti del Senato Regio e vitalizio: .Coloro che con servizi o meriti eminenti avranno illustrato la Patria». La maggior parte di quelle luci regie e vitalizie, a cosi poca distanza di tempo, risultano del tutto spente (Giuseppe Scarabelll, Carlo Burcl, Giorgio Bombi, Valeriane Malfatti) o persino assai discusse (Ettore Tolomei e Antonio Cippico). Va ricordato, del resto, che Benedetto Croce fu nominato senatore solo per censo e che Giuseppe Verdi e Puccini vennero considerati più ricchi che illustri, mentre Aleardo Aleardi e Giosuè Carducci dovettero la nomina a senatori al loro rango di membri Si indaga sull membri di diritto, fra umero massimo di co del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. La ventesima categoria fu un eccipiente anche per Menabrea, Bava, Cacace e altri. Quando poi la nomina di Trllussa venne bocciata, nel 1924, perché all'estro poetico non univa il pregio del censo, anche Ugo OJett! rifiutò la nomina, sdegnando un consesso dimentico del classico detto .Litterae non dant pattern». Il prestigio delle illustrazioni della Patria non trasse infine giovamento dall'essere ingrossato con la pattuglia di albanesi immessi in Senato dopo che la loro terra entrò a far parte della corona sabauda. A quel punto, anzi, anche i monarchici più indulgenti, come Luigi Einaudi, pensarono che quelle nomine aveva¬ a vita passata de le contestazioni di mponenti «vitalizi» no polverizzato la credibilità del concetto stesso di .servizi o meriti eminenti», giacché tale non era l'essersi lasciati conquistare da Galeazzo Ciano. Perciò, nel dopoguerra, la nomina di senatori vitalizi privilegiò a lungo gli uomini cresciuti nelle due assemblee: costi tutta politica, dunque, lontana dagli insondabili .altissimi meriti nel campo scientifico, artistico e letterario», lasciati valutare alle accademie competenti e dalla fama del posteri, anche per il rispetto dovuto alle tante personalità che negli stessi campi operano, con oscuro sacrificio, schivi da ogni onorificenza, titolo accademico, decorazione. Aldo A, Mola l giovane sottuffi

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