Ultimatum delle donne a «Fritz» Mondale «Se vuoi i voti devi scegliere una di noi» di Ennio Caretto

A Miami, al congresso deirassociazione femminista, offensiva delle delegate A Miami, al congresso deirassociazione femminista, offensiva delle delegate Ultimatum delle donne a «Fritz» Mondale «Se vuoi i voti devi scegliere una di noi» Il leader democratifemminile - Tre in DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — L'altro ieri a Miami, al congresso della Now (National Organisation for Women), l'associazione femminista americana, Mondale è stato preso d'assedio. Con veemenza, le delegate gli hanno chiesto di scegliere una donna come candidato democratico alla vlcepresldenza. >The moment is now», il momento è adesso, hanno gridato in un facile gioco di parole. Nella sala del congresso si sono alzati cartelli con i nomi delle papabili: la italo-americana Geraldine Ferraro, deputato di New York a Washington, il governatore del Kentucky Marta Collins, il sindaco di San Francisco Dianne Fenstein. Un gruppo di parlamentari, capeggiato da Barbara Mukowski, ha ottenuto un colloquio privato con Mondale presentandogli un ultimatum. Se sul 'tickeU, l'accoppiata del partito per la Casa Bianca, non ci sarà anche una donna, hanno ammonito, alla Convention di San Francisco a metà luglio •scyppierà Za rivoluzione». Sta per ripetersi negli Stati Uniti del Duemila, modificata naturalmente dalle circostanze, la vicenda di Ltsistrata nell'antica Grecia? Si verificheranno non solo la rivolta alla Convention, ma anche uno sciopero delle mogli? E come sono giunti i democratici a questo confronto interno tra donne e uomini, o meglio tra maschilisti e femministe? Conviene rispondere subito ai primi due interrogativi: no. Le passioni sono al parossismo e il dramma è reale, ma nessuno ha perso di vista l'obiettivo di fondo, ch% è di sconfiggere Reagan alle elezioni di novembre. All'ultimo momento, l'unità del partito sarà salva, e 11 cosiddetto «gender gap», il divario dei sessi, che danneggia sempre 1 repubblicani, potrebbe mettere in difficoltà il presidente. La risposta al terzo interrogativo è più complessa, e merita il riassunto di qualche retroscena. Nell'America del riflusso reaganlano, la donna ha subito un rovescio dopo l'altro: non a caso, 11 capo della Now, Judy Goldsmith, dice che •per noi femministe questo è il presidente peggiore della storia'. L'E.R.A., l'emendamento costituzionale sulla parità del sessi, è stato accantonato; si sono poste all' aborto Innumerevoli limlHP ztoni; nelle controversie patrimoniali la magistratura ha rettificato 11 tiro a favore degli uomini. Invano Reagan ha nominato ministro tre donne: il presidente è stato Identificato dalle femministe come 'il simbolo della reazione*. Mondale si è abilmente Inserito in questo quadro. Per tutte le primarie, ha perorato le istanze femminili, e quando si è sentito certo della propria candidatura alla Casa Bianca non si è scordato delle sue sostenitrici. Per la prima volta, un uomo politico ha detto pubblicamente che 11 numero due potrebbe essere una donna. In verità, finora Mondale ha interpellato anche due ne¬ co non esclude che la s lizza: Geraldine Ferra gri, il sindaco di Los Angeles Tom Bradley e quello di Filadelfia Wilson Goode, nonché un bianco, 11 senatore del Texas Lloyd Bensten, e si accinge a interpellare anche 11 sindaco ispano-americano di San Antonio Clsneros. Ma 1' attenzione generale si è concentrata sul candidati femminili alla vicepresidenza. I profili delle 'magnifiche tre* sono ormai noti. Tutte si aggirano sul 45-50 anni, tutte sono preparate e attraenti, tutte hanno un largo seguito. Geraldine Ferraro, ex casalinga del quartiere newyorchese di Queens, siede ormai da sei anni al Congresso a Washington, e presenterà alla Convention la piattaforma elettorale del partito. Marta Collins, una ex reginetta di bellezza, ha fama di essere un'ammlnlstratrlce implacabile e efficiente. Dianne Fenstein, sposatasi di recente, è l'esponente delle generazioni di avanguardia. Ma Mondale che cosa pensa? A Miami ha evitato con selezione per il candidato alla vicepresidenza avvenga in campo aro, Marta Collins, Dianne Fenstein - Scontro alla Convention? cura di impegnarsi. «Le barriere — ha detto — sono state spezzate. La mia ricerca di un compagno anche tra le donne è una novità e fa notizia. Ma la volta prossima farà notizia l'esclusione delle donne dalla candidatura alla Casa Bianca. Mai più sarete oggetto di discriminazione*. Nel colloquio privato col gruppo parlamentare di Barbara Mukowskl, Mondale è stato un po' più chiaro: «Non escludo — ha dichiarato — 'Che tocchi a Geraldine o a Marta o a Dianne. Ma le valutazioni da fare sono tante». La prima e più importante l'ha taciuta: la direzione potrebbe chiedergli di scegliere 11 senatore Hart, per non allenare 1 voti espressi a suo favore durante le primarie. Le altre le ha cosi elencate: 1) il vicepresidente deve possedere una caratteristica fondamentale: la capacità di sostituire degnamente il presidente e se possibile di fare meglio di lui; 2) le varie minoranze, donne, negri, ispano-americani, per ragioni storiche sono meno allenate della maggioranza degli uomini bianchi alla gestione della cosa pubblica. Ciò non toglie che alla Convention di San Francisco si profili una drammatica battaglia. In testa al movimento delle suffragette all'inizio del secolo, e a quello femminista negli Anni Sessanta, gli Stati Uniti si sono lasciati di recente scavalcare da molti altri Paesi nell'emancipazione delle donne. In politica, essi hanno decenni di ritardo nei confronti dell'Inghilterra e dell'India, governate entrambe da due energiche signore. L'unico tentativo serio di scalata del potere nell'ultimo ventennio lo compi una negra, Shlrley Chlsolm, nel 1972. Era il periodo ruggente della protesta contro il Vietnam, del femminismo, del movimento degli omosessuali, e questa donna di colore, coraggiosa e irriverente, sembrava destinata a un successo almeno parziale. Oli americani smentirono tutte le previsioni, votando Nlxon, con uno dei massimi vantaggi registrati nelle vicende elettorali. La qualifica di cittadini di serie B attribuita alle donne è una violazione della realtà politica statunitense. Dal sondaggi d'opinione, risulta che esse a settembre totalizzeranno il 52,3 per cento dei voti, saranno cioè otto milioni in più degli uomini. E' una cifra impressionante. Oli stessi sondaggi d'opinione attribuiscono per .11 niomento 10 punti pércenluili in più a Reagan che a Mondale. E' una contraddizione In termini, anche se è vero che una robusta minoranza femminile appoggia 11 presidente: significa che una enorme maggioranza degli uomini è reaganlana. Ma Judy Ooldsmith non vi vede troppa incongruenza: «Siamo ancora nella fase — osserva — che le mogli esprimono lo stesso parere dei mariti. Non sarà così dopo la Convention». Ennio Caretto