L'azienda del calcio non conosce la crisi di Mario Salvatorelli

L'azienda del calcio non conosce la crisi I segreti dello sport più popolare nel bilancio '81V84 L'azienda del calcio non conosce la crisi Attivo di 14 miliardi - Solo per targhe, coppe e medaglie spesi più di 800 milioni ROMA — Era logico che i colleghi dello sport, sommersi dalle Olimpiadi, distratti dalle polemiche sull'abolizione del «vincolo» per i giocatori di calcio, attratti da nomi come Giampiero Bonlperti e Ranieri Pontello tra i nuovi Consiglieri federali, non trovassero spazio per i conti della Federazione italiana giuoco calcio, la Flgc. Tuttavia si tratta di una lettura interessante, e per vari motivi. Nella «Gestione contabile- della Figc, che copre il quadriennio 1980-'B3, sono indicate minuziosamente le entrate e le spese, anche quelle per cancelleria, stampati e fotoriproduzioni (921 milioni e rotti), quelle per l'energia elettrica consumata nella sede di Roma (69 milioni), per l'acquisto di coppe, medaglie, targhe e distintivi (più di 858 milioni), e cosi via. SI tratta di un bilancio che, direttamente o indirettamente, interessa milioni di persone: dal tesserati, che sono oltre due milioni e mezzo tra giocatori, dirigenti, arbitri, insegnanti di calcio nelle scuole, agli spettatori che nel quadriennio hanno assistito a partite di calcio, con un costante e confortante aumento di presenze e di incassi: dal 148 milioni, per 178 miliardi di lire, della stagione 1980-'81, agli oltre 160 milioni, per quasi 260 miliardi, dall'ultima. Un totale, quindi, di oltre 618 milioni di spettatori e di 870 miliardi di lire, con un incremento «reale» dell'interesse, ma non negli incassi, saliti nel quadriennio del 46 per cento. contro almeno il 60 per cento del costo della vita. Il bilancio per la sua chiarezza può fare invidia a tanti «bilanci certificati» di aziende, anche più grandi e complesse della Figc. Intendiamoci, anche questa ha le sue dimensioni e la sua complessità: entrate per 230 miliardi e 392 milioni di lire, spese per 215 miliardi 641 milioni, con una dlfferenza^^i^^l miliardi 751 milioni e un avanzo economico generale per il quadriennio di oltre 25 miliardi, sono cifre di tutto rispetto, e che, anche divise per quattro, darebbero alla Figc un posto di centro-classifica tra le 1115 principali società italiane censite da Mediobanca. E, forse, guardando al rapporto tra fatturato e attivo, la Figc potrebbe puntare addirittura allo scudetto. In sostanza, la Figc è un buon esempio di quella «era terziaria» alla quale ci stiamo avviando, la civiltà dei servizi, che sta prendendo il posto di quella industriale. Anche perché il suo bilancio è solo la punta di un «iceberg, chiamato calcio, e che in parte si è già rivelato con gli incassi delle partite, ma si scopre in tutta la sua imponenza quando ci si avvicina al gran gioco nazionale, 11 Totocalcio, per il quale occorre passare, dalle decine e dalle centinaia, alle migliala di miliardi l'anno (nel 1984 dovremmo sfondare 11 tetto del 1500). Solo la quota assegnata dal Coni alla Flgc, e portata un palo d'anni fa dal 3,5 al 5,5 per cento degli Incassi lordi del Totocalcio, ha contribuito alle entrate della Federazione per oltre il 77 per cento nel quadriennio, 177 miliardi su 230. Ma, considerando che, senza 11 calcio, non ci sarebbe neppure il «Toto», non si può dire che la Figc ne approfitti. Nelle entrate della Federazione figurano altri contributi del Coni, per la preparazione olimpica, per i Giuochi della Gioventù, per corsi tecnici di allenatori e istruttori e altro, cosi da assicurare oltre T83 per cento delle entrate e da coprire 1*85 delle spese. CI sono, poi, gl'Incassi della vendita di pubblicazioni, del diritti sulla pubblicità radio-televisiva Una voce sostanziosa è rappresentata dagli interessi attivi sul depositi bancari: oltre 12 miliardi, pari al 5,5 per cento delle entrate correnti. In tempi in cui le aziende sono particolarmente afflitte dagli oneri passivi, per il pagamento degl'interessi sul loro debiti, scorrendo questo bilancio della Figc sembra di respirare una boccata di ossigeno, di fare, come dicono gli sportivi, del «training autogeno». Tanto più che questo è stato 11 quadriennio della vittoria, dopo 44 anni, nella Coppa del mondo, di fronte alla quale appaiono ben spesi anche 1 2 miliardi e mezzo circa di compensi versati nel quadriennio ai tecnici delle squadre nazionali, di quelle militari e a disposizione della Federazione e 1 5 miliardi e 700 milioni di premi per il Mundlal. Mario Salvatorelli

Persone citate: Giampiero Bonlperti, Ranieri Pontello

Luoghi citati: Roma