La rivincita del pastore di Sandro Doglio

La rivincita del pastore In Sardegna diventa redditizio un mestiere che sembrava in crisi La rivincita del pastore Contro ogni previsione, nell'era dei computers, non solo Fattività pastorale resiste, ma si espande anche fuori dalla tradizionale zona della Barbagia - Al cavallo si sostituisce il motorino, tante antiche tradizioni scompaiono: una vecchia economia si trasforma, ma non muore - Che cosa significa la fine dell'illusione sullo sviluppo dell'industria petrolchimica DAL NOSTRO INVIATO NUORO — Salendo da Nuoro verso Orgosolo, a una curva Improvvisa della strada, appare una straordinaria figura umana In agguato dietro una roccia: un viso sul quale incombe il cappello tipico del sardi; in pruno plano una mano, che sembra protesa In un gesto di minaccia o di difesa. Non è un uomo, ma un dipinto straordinariamente realistico e ben fatto; i colori sono stati messi su una grande roccia e la mano — con un gioco mirabile di prospettiva e di invenzione — è disegnata su un sasso antistante: l'illusione dell'uomo acquattato e in attesa di qualcosa o di qualcuno è perfetta. Le auto dei turisti che salgono verso la tradizionale capitale del banditismo dell' isola hanno tutte, arrivando davanti al dipinto, come un sussulto, un istante di arresto: è evidente che il guidatore si sta domandando se quell'uomo nascosto è una minaccia, se aspetta proprio lui: poi, avanzando di qualche metro, la prospettiva si scompone e l'immagine si rivela essere un «murales». E' ricca di questi dipinti la strada per Orgosolo, come disegnati e colorati sono molti muri della cittadina. Ci sono anche scritte, in sardo e in Italiano: •Concimi, non proiettili*. Altre incitano 1 sardi a votare sardista, a •gettar via i partiti italiani». Ma proprio qui, nella Barbagia, nel cuore della zona «più selvaggia» dell'isola — da sempre ostile al governi e alle costrizioni, con una lunga tradizione di isolamento all' interno stesso dell'isola — gli autonomisti sardi hanno raccolto meno consensi che al' trove: meno del 12% in provincia di Nuoro (contro una media per l'isola prossima al 14%), addirittura il 4,25% nel comune di Orgosolo (dove 11 comunismo raggiunge e supera Il 51%); un 8,35% a Ponni, capitale della pastorizia (dove la maggioranza assolu- ta dei voti è andata Invece ai democristiani). La spinta verso l'Indipendentismo non è insomma ve-; nuta da questa parte di Sardegna, che secondo le stati-' stlche è la più povera e in ogni caso la piti ribelle; nei fatti la più autonoma e sde- ! gnosa di contatti con 11 resto i del mondo. Questa è anzltut- : to terra di pastori. E contro ogni previsione — al limite contro ogni logica — la pastorizia in Sardegna al tempo dei computers e delle aziende statali dall'impiego facile, sta riprendendo quota. Il mestiere di accompagnare i greggi al pascolo, su per le montagne disabitate; il passare lunghe ore in solitudine e in silenzio; 11 dividere giaciglio e maltempo con le pecore, si direbbero cose destinate a sparire, prospettive che non invogliano i giovani all'epoca della tv e dell'automobile. Molto è stato fatto per cercare di offrire un'alternativa a questi pastori, compreso l'errore di volere a tutti 1 costi creare dal nulla, in un posto fuori dal mondo e contro 11 parere del tecnici, addirittura lo stabilimento petrolchimico di Ottana, fuori dalle grandi strade, lontano dal mare e senza ferrovie, senza neppure la possibilità 'di scaricare a breve distanza 1 liquami di fabbricazione. SI credette che, oltre a dare un' 'alternativa alla pastorizia, la fabbrica di Ottana avrebbe anche potuto costituire una diga contro il banditismo: proprio comunisti e sardisti furono tra i più tenaci asseritoli della validità dell'iniziativa. Naturalmente fu un fallimento: la petrolchimica sarda conosce le tragedie che tutti sanno, 11 banditismo non è stato sgominato, i pastori ci sono più che mal, anzi sembrano abbastanza contenti del loro antico lavoro. Vestiti di velluto, con 1, gambali, il cappello in testa, la barba di due giorni o anche di una settimana, 11 viso duro cotto dal sole, si incontrano all'Improvviso, come sorti dal nulla, nella immensa Barbagia e sulle pendici scoscese dei monti del Gennargentu. li suono delle campanelle appese al collo delle pecore, che si sente qua e là nelle macchie di sughero o fra 1 pascoli, fa intuire che ce n'è dappertutto in questa zona che ha Fonnl come capitale e Orgosolo come bau-, dlera. Ma gli esperti di cose sarde sono ancor più categorici: la pastorizia da qualche anno dilaga, supera le frontiere tradizionali della Barbagia, greggi e pastori scendono ormai regolarmente tino al Campidano di Cagliari, cioè a centinaia di chilometri dai luoghi d'origine; si spingono in terre che la logica vorrebbe fossero riservate a un'agricoltura più evoluta: grano, ortaggi, frutta. Nel mesi scorsi c'è stata battaglia grossa fra 1 pastori gli industriali del latte. Sembra che 1 magazzini siano zeppi di pecorino (soprattutto di quello che si chiama romano», ma che viene in gran parte fabbricato in Sardegna), perciò c'è stata una durissima battaglia per i prezzi del latte, che era salito anche a 1200 lire il litro, ma che gli industriali volevano' pagare soltanto 800 lire. Alle elezioni europee 11 malcontento del pastori diventò protesta aperta: a Fonnl. a Orgosolo, a Sanile, centinaia di allevatori si sono rifiutati di andare alle urne, restituendo il certificato elettorale. Poi c' è stato un compromesso sul prezzi e alle elezioni regionali la protesta non si è ripetuta. SI perdono certe tradizioni; 1 bidoni di latte vengono trasportati con il camion, non più a dorso di asino; il pastore ha 11 motorino anziché il cavallo; ma la pastorìzia 1 lene duro, si moltipllca, diventa redditizia. C'è una Sardegna che non muore; è la Sardegna più antica, che ha sempre rifiutato compromessi o novità, delle molte che nel secoli sono sbarcate sulle sue sponde da tutto 11 mondo: cartaginesi, fenici, romani, genovesi, pisani, spagnoli o portoghesi, e più tardi i piemontesi di re Carlo Felice non sono mal riusciti a scalfire la realtà più intima della Sardegna, a modificarne radicalmente 1 costumi. Guido Piovene notava, quasi trent' anni fa, che gli abitanti dell' Isola di Carloforte — discendenti tutti dal genovesi sbarcati quaggiù due secoli fa — dicono ancora •< sardi» per Indicare gli abitanti del resto della Sardegna, che con il mare è 11 loro unico orizzonte. Sandro Doglio

Persone citate: Carlo Felice, Guido Piovene