«Anche al processo Chinnici gravi carenze e intromissioni »

«Anche al processo diluitici gravi carenze e intromissioni » La denuncia del procuratore di Caltanissetta subito dopo la sentènza «Anche al processo diluitici gravi carenze e intromissioni » «Lo Stato non è in grado di svolgere una buona lotta alla mafia» - Un appello al Csm e al ministro Martinazzoli perché eliminino «questi ostacoli che vengono da ogni parte» - Il magistrato ha criticato anche la deposizione fatta in aula dall'alto commissario De Francesco DAL NOSTRO INVIATO CALTANISSETTA — Due ore dopo la sentenza per la strage in cui mori il giudice Chinnici, Sebastiano Patanè, procuratore di Caltanissetta, prende tutti in contropiede sparando accuse di fuoco. Bersagli, si capirà più tardi, alti magistrati e polizia, «Lo Stato italiano — dice Patanè — non i in grado di svolgere una buona lotta alla mafia, ci nono carenee e intromissioni che abbiamo dovuto constatare anche in questo processo, ed è necessario che gli organi responsabili, tra questi il Consiglio superiore della magistratura e il capo dello Stato che lo presiede-, il ministro della Giustizia per quanto di sua competenza, compiano tutto quanto è necessario per eliminare questi ostacoli che vengono un po' da ogni par te.. E ancora: «Non siamo an dati volontariamente sul proscenio, ci starno trovati al nostro posto perché slamo stati al nostro posto. Però guardia moci attorno. Non abbiamo più visto coloro che avrebbero dovuto essere al nostro fianco, è giusto die il popolo ita liano lo sappia». Contro chi sono dirette queste censure? Innanzitutto, spiega una persona con la quale Patanè si è sfogato l'altra sera, contro alcuni vertici della magistratura di Caltanissetta: avrebbero lasciato completamente solo il presidente della Corte d'Assise, Meli, a condurre un processo cosi delicato. Da uno di questi magistrati sarebbero arrivate anche iniziative che Patanè definisce «intromissioni» nel processo. Patanè inoltre critica la deposizione dell'Alto commissario De Francesco, che mise in dubbio l'attendibili;fi dell'unico teste d'accusa, il Ubane- se Chebel: Informatore della polizia secondo la sentenza emessa ieri, «agente siriano, dalle motivazioni oscure secondo De Francesco. Infine Patanè ritiene che non si faccia 11 possibile per arrestare i Greco. E' convinto che siano in Sicilia, forse a Palermo, indisturbati. Cosi una vicenda nata tra 1 sospetti si conclude tra nuovi sospetti. Prima i dubbi sull'operato della polizia (perché non prese sul serio Chebel, quando preannuncio la strage?). Poi 1 drammatici squarci offerti dal «diario» di Chinnici, che testimoniano la solitudine del magistrato ucciso e la diffidenza verso 1 colleghi. Infine ecco Patanè riproporre le difficoltà del magistrati c che come Chinnici sentono di formare un'esile prima linea, e chiedere l'Intervento del Csm e di Martlnazzoli (probabilmente entrambi adesso lo convocheranno per avere chiarimenti). Patanè racconta anche di episodi oscuri, ./orse intimidaziOTiL. «Ciro tre episodi. La Mercedes del Greco che compare all'improvviso davantt al Palazzo di giustizia di Caltanissetta, forse per accompagnare un legale. Un'auto rubata e bruciata, trovata non lontano da qui: sulla carrozzeria era verniciata una mano nera. Le telefonate arrivate a giornali di Palermo che annunciavano una bomba in casa:ieìipKesiàente della Corte-. Tuttavia 1 Greco hanno accettato di giocare questa partita con la magistratura. L'hanno persa: adesso camberanno strategia? «Dipenderà — azzarda Patanè — dai consigli che riceveranno., E l'inchlesta-bis sulla strage in cui mori Chinnici, tuttora condotta da Patanè, potrà mai far luce sul «consiglieri, dei Greco? Il procuratore di Caltanissetta è scettico, «abbiamo a che fare con gente che dobbiamo immaginare molto prudente. Se mai commisero qualche sbaglio prima, non ne faranno più. Ora forse è troppo tardi.. Però, dice da Milano 11 professor Nando Dalla Chiesa, •adesso non ci sono più alibi per eludere un approfondimento sui legami politici intrattenuti dal Greco e sulle loro capacità di ottenere finanziamenti regionali per centinaia di milioni: la sentenza di Caltanissetta condanna alle loro responsabilità anche coloro che ebbero rapporti con il clan.. Ancora Patanè: «Gii ergastoli a Alleitele e Salvatore Greco peseranno parecchio, perché senza queste condanne gli altri processi contro l due caplmafla non si terrebbero In piedi.. Dunque non sarebbe stata una sentenza retorica — condannati 1 capi latitanti, assolti i gregari detenuti —, ma, forse, un passo in avanti nella lotta alla mafia. E' stato, comunque, un po' un processo ai fantasmi. Introvabili 1 due Greco, svanito nel nulla 20 anni fa 11 cugino Salvatore {.Eppure — dice Patanè — al processo ha voluto farsi difendere, anche se formalmente il suo difensore era d'ufficio.), misteriosa e sfuggente la figura del libanese, comparso in aula-dopo molti tentennamenti con occhiali scu¬ ri sul naso adunco e un cappello troppo grande calcato sulle orecchie, Chebel era stato arrestato 11 2 agosto, tre giorni dopo la strage, per ordine di De Francesco. Fino ad allora aveva sempre tenuto informato il capo della Crlmlnalpol di Palermo, cui preannunciò la strage (ma indicò come obiettivi De Francesco o il giudice Falcone). In aula il libanese dichiarò poi che la sua cattura aveva compromesso un'Indagine destinata ad arrivare al Greco. L'inchiesta di Patanè durò un mese, a dicembre cominciò 11 processo. Sei imputati: 1 tre Greco, i palermitani Scarpisl e Rablto, e Chebel, grande accusatore degli altri cinque e della polizia di Palermo, che tacciò d'incapacità. Preciso, determinato, ad una domanda tuttavia Chebel non ha potuto rispondere, né è riuscito a farlo il processo: perché Chinnici? Un funzlonarlodella questura di Palermo ha detto che il magistrato stava per emettere mandati di cattura contro i cugini Salvo, Imprenditori d'assalto piuttosto chiacchierati. Alcuni magistrati l'hanno smentito. S- r- Cnltanissetta. Enzo Rnbito e Pietro Scarnisi ascoltano la sentewa Il libanese Bou Chebel, assolto