Miller, commesso viaggiatore in Cina

Miller, commesso viaggiatore in Cina INTERVISTA COL DRAMMATURGO SCOPERTO ANCHE DA PECHINO Miller, commesso viaggiatore in Cina LONDRA — Verso la fine dell'ottobre scorso, approdai finalmente In una camera d' albergo di Pechino, dopo due settimane trascorse tra 1 disagi, anche se con esperienze affascinanti, percorrendo la Cina su sferragliatiti minibus. Accesi la tv vicino al lette (In bianco e nero, ma onnipresente negli hotel, Insieme con un pettine, un cucchiaino da tè e una scatola di fiammiferi), pensando di vedere l'ennesimo spettacolo di danza acrobatica o, nel migliore del casi, una lezione di Inglese. C'era, invece, un vecchio cinese che sgridava il figlio, 11 quale, stranamente, era in tenuta da football. Poi comparve la madre, e al prolisso dialogo familiare segui quello che sembrava un flashback su una ragazza in una camera d'albergo. MI ci vollero dieci minuti buoni per capire che stavo guardando una prodi Ione tutta cinese di Morte di un commesso viaggiatore. Quello che ancora non sapevo (le diciture cinesi non erano molto accessibili) era che si trattava di una versione televisiva, interamente cinese, di quella teatrale che lo stesso Arthur Miller aveva curato pochi mesi prima, su Invito del Teatro Artistico Popolare. Le esperienze fatte da Miller durante quel lavoro sono il tema di un'opera appena pubblicata, Salesman in Beijing, 11 commesso viaggiatore a Pechino. 81 tratta, mi dice lo scrittore, di un 'lavoro teatrale su un uomo che proviene da un mondo fatto di am bigione professionale, inqui nato dalla smania del successo. La Cina è contadina per oltre il 90 per cento, alla maggioranza del cinesi sono stati insegnati quel valori socialisti die sono esattamente l'antliesl di quelli che animano Willy Loman. Ali My Sons mi sembrava un'idea decisamente migliore; ma i cinesi insistevano di non volere semplicemente un'altra opera naturalistica. Quello che volevano era qualcosa di più poetico, e in Willy Loman vedevano un uomo che ripercorreva se stesso fino a divenire uno spettro. Vi hanno visto una dimensione poetica, e hanno visto che al dt là del sorriso e del lato brillante, questa è davvero un'opera sulle maschere. I cinesi hanno paura del loro sistema come Willy ha paura dell'insuccesso; sono ossessionati quasi quanto lui dall'Idea che al loro insuccesso possa rimediare il successo dei loro figli. La vicenda di un uomo indifeso che tenta di farsi strada nella palude della burocrazia fino al mare aperto It attraeva*. E continua: «Jn controluce, questa è davvero un'opera sulla Cina, e glt attori l'Iianno capito, anche se quelli dell' ambasciata americana (tutti, tranne uno) mi dicevano die ero pazzo a farlo e che avrei dovuto distribuire tutte le sere un riassunto della trama. Quando le prove stavano per finire incominciai ad avere incubi di un completo disastro, a immaginare 1300 persone sedute nel grande mausoleo costruito dai sovietici che è quel teatro di Pechino come una folla confusa di fronte a un Incomprensibile sfilata di attori. Gli uttori, poi, volevano nascondersi dietro cose che secondo loro erano pettinature «americane», e che li facevano sembrare esseri di un altro pianeta. Ma quando ho detto loro che andava benissimo un aspetto assolutamente cinese, si sono tranquillizzati, e ora sembra che lo spettacolo si reciti dap pertutto. Nel febbraio prossi¬ mo arriverà a Hong Kong, dove forse andrò per dargli ancora uno sguardo. Nel frattempo, 800 milioni di cinesi l' hanno visto in televisione». Non c'è da stupirsi che Miller sia ora considerato in Cina come l'equivalente locale di un guru. Ha lavorato due mesi; non era pagato, ma aveva camera e pensione completa In albergo, una bicicletta e, per 1 viaggi più lunghi, l'autista dell'amministratore del teatro a disposizione. Continua a non sapere una parola di cinese, ma ha lavorato con un'Interprete e con la moglie, la fotografa Inge Morath, che parla correntemente non solo cinese, ma anche russo, tedesco e francese. •Mentre ero laggiù ho perduto tutti i contatti con il resto del mondo. Non riuscendo mai a vedere un giornale straniero, l'America e l'Europa diventano sempre più piccole, la Cina diviene mia grande muraglia di cotone che ti divide da tutto il resto. Ma adesso fanno l'impossibile per ricongiungersi al resto del mondo. La prima volta die ci andai da turista, nel 1979, erano ancora sotto l'influsso dt Mao. Era come se Dio fosse appena morto, e nessuno volesse dire che non era stato poi come sì voleva far credere. Ma a poco a poco l superstiti della Rivoluzione Culturale, alcuni del quali storpiati dalle botte delle Guardie Rosse, incominciarono a venirmi a trovare. Alcuni erano rimasti invalidi solo emotivamente o professionalmente dopo quegli annt, ma tutti avevano voglia di parlare. E quando tor¬ nai negli Stati Un: a parlai di loro nel libro China Encounters. Credo che mi abbiano voluto di nuovo là per questo, perché a quell'epoca tutti gli altri scvrlvevano ancora cose a favore di Mao*. Dopo essere stato per tanto tempo un profeta senza onori nella sua terra (l'ultimo successo di Miller a New York con un lavoro nuovo fu The Price, nel 1968), Il maggiore scrittore di teatro vivente dell'America e forse del mondo ha incominciato cosi a rientrare in possesso di quello che gli spettava In patria e all'estero. A Broadway, Morte di un commesso viaggiatore con Dustln Hoffman è attualmente sulla cresta dell' onda; e sta per arrivare 11 quasi autobiografico Dopo la caduta di Frank Langella. •Finalmente, dice Miller, stiamo per sottrarre quell'opera alla continua ossessione commerciale americana di Marilyn Monroe (con la quale Miller è stato sposato), e riportarla nella sua giusta ottica. Racconta di un uomo che tenta di farsi strada nella palude' delle sue responsabilità fino allìntimo della sua stessa natura. Non sulla mia vita con Marilyn: Langella sembra averlo capito*. Intanto, sia il youno Vie che il Churchill a Bromley hanno in programma revival di Uno sguardo dal ponte, e si parla di un Oroloplo americano al National, che è stato un fiasco a Broadway ma ha un notevole successo in California. E Dustln Hoffman potrebbe portare a Londra per una breve stagione la sua Morte di un commesso viag¬ giatore: 'Nel '64 era un giovane, affettato direttore di scena di Uno sguardo dal ponte, e un paio d'anni dopo fece la parte del ragazzo della porta accanto in una registrazione del Commesso. Voleva recitare Loman, ma per un po' non ero neppure sicuro che potesse diventare un attore in assoluto. Non ha mal avuto V aria di uno che assumeresti. Ma un giorno l'ho trovato a Broadway che dava calci a un barattolo, e stavo per dirgli di rinunciare al teatro e cercare qualcosa di più ragionevole. Lui mi disse che stava partendo per la California a fare il provino per un film, Il laureato. Il titolo sembrava andar bene, nel senso che Hoffman ha sempre avuto l'aspetto di un laureato. Così divenne una star e arrivammo a parlare del Commesso. «iVon dimentichi, tutto questo è caratteristico, è l'unica cosa che Broadway fa oggi: vecchi, sperimentati successi che sono andati bene altrove. Quest'anno, Dopo la caduta costerà settecentomila dollari, e magari in un teatro ci possono essere solo 500 posti. Se ne hai cinque vuoti sei già in rosso, se un critico tossisce ti ritrovi sulla strada. Se quello del New York Times itti/! dice che set Dio sceso in terra, puoi rinunciare. Ho visto chiudere dopo una sera cose che dieci anni fa sarebbero andate avanti nove mesi. Se incominciassi adesso, mi darei al cinema o alla televisione. Per fortuna sono abbastanza vecchio per non doverlo fare*, sheridan Morley Copyright «Tinte» Newspapers» e per l'Italia «La Stampa') Arthur Miller, di Levine (Copyright N.Y. Revlew of Books. Oliera Mundi c per nuuta -Ui Stampa*)