Scoprire Genova di Simon Boccanegra di Enrico Castelnuovo

Scoprire Genova di Simon Boccanegra AL MUSEO DI S. AGOSTINO TESORI D'UN MEDIOEVO DA RIVALUTARE Scoprire Genova di Simon Boccanegra GENOVA — Nella prima metà del Duecento alcune città francesi che godevano di grande prosperità economica, come Amlens o Beauvais, presero a costruire enormi cattedrali. La vastità del compito richiese molte energie e immobilizzo molto denaro, troppo forse, si che 1' ascesa continua di questi centri conobbe una battuta d'arresto da cui mal riuscirono p riprendersi. E mentre essi ipotecavano il loro avvenire In una politica di altissimi investimenti simbolici, Genova, la più ricca città d'Europa, gestiva secondo tutt'altrl criteri il proprio patrimonio, reinvestendo immediatamente ed evitando immobilizzi eccessivi in opere d'arte e monumenti. Grazie a queste diverse scelte, il destino di questa città fu segnato per secoli. L' architettura avrebbe dunque ucciso l'economia? Questa tesi suggestiva fu avanzata da Roberto S. Lopez in un celebre articolo delle Annales che molti anni fa mise il campo a rumore. Lasciando in sospeso la domanda del Lopez, potremmo fermarci su un aspetto particolare del suo discorso. Genova nel Medioevo ha avuto veramente una politica artistica cosi misurata e risparmlatrlce? Un'occasione per rifletterci viene dalla recente apertura del Museo di Sani' Agostino, dove le civiche raccolte genovesi di architettura e di scultura sono presentate e ben riordinate da Ida Maria Botto. Il complesso di Sant'Agostino era uno dei più straor¬ dinari insiemi medievali della città ligure, situato in un antico e splendido quartiere devastato dal bombardamenti e tremendamente degradato. Il museo, che si è appena aperto in quello che fu il chiostro quadrato complotamente rifatto dopo 1 disastri della guerra su un progetto dello studio Albini-Helg, potrà espandersi entro un anno, quando verrà ultimato il restauro del bel chiostro triangolare, dalla rarissima tipologia, ancora incerto invece è 11 destino della imponente chiesa gotica ben conservata nelle sue alte strutture, che sarà probabilmente utilizzata come auditorio. Se malgrado le trasformazioni e le mutilazioni subite questo complesso conventuale sussiste ancora, altri sono andati completamente distrutti tra Sette e Ottocento, cosi la bella chiesa di San Francesco al Castelletto, dove era la tomba di Margherita di Brabante scolpita da Giovanni Pisano, quella del doge Simon Boccanegra e che nelle sue dlciotto cappelle ospitava tante sculture e pitture, cosi la chiesa dei Domenicani, cosi 11 monastero benedettino di San Tommaso distrutto per l'ampliamento della ferrovia e molte chiese ancora, mentre altre vennero talmente trasformate tra Sei e Settecento si da perdere affatto 11 loro aspetto medievale. Molto dunque è andato distrutto, ciò che ancora resta — e sono monumenti di grande importanza — è qualche volta dimenticato. Se Santa Maria di Castello con i 6uol chiostri e il suo prezioso museo è tenuta in modo esemplare chi per contro passi davanti al portale settentrionale della cattedrale di San Lorenzo difficilmente si renderà conto di essere di fronte a un gran monumento romanico, tale è lo stato di abbandono in cui versa: al di là di una cancellata rugginosa e del vecchi cartoni sparsi a terra si Intravedono 1 rilievi Ispessiti e ottenebrati da una patina secolare. Le distruzioni, le trasformazioni, l'oblio, più che la scarsezza di investimenti hanno creato questa immagine sfocata del Medioevo arti stlco genovese che le opere riunite in Sant'Agostino alutano a sfatare. Sono qui testimonianze dei vari gruppi di scultori che hanno nel tempo operato a Genova, dalle maestranze bizantineggianti molto raffinate attive al chiostro di San Tommaso Intorno al 1000, ai maestri camplonesl — quelli stessi che lavorarono alla cattedrale di Modena — operosi in San Siro, al «Maglstrl Antelami» che sulla fine del XII secolo scolpiscono capitelli in San Tommaso. Alla fine del Duecento e agli Inizi del Trecento, dopo aver battuto Irrimediabilmente 1 pisani alla Melorla, Genova copre di candidi marmi le sue porte e le sue chiese, è 11 momento in cui Giovanni Pisano scolpisce la tomba dell'Imperatrice Margherita, un vertice della scultura europea del primo Trecento e in cui si moltipllca la costruzione di tombe e di arredi marmorei da parte di scultori genericamente chiamati pisani, ma che mostrano una cultura variegata e complessa e In cui affluiscono le opere nordiche come 1' agghiacciante Crocifisso del Caravana. Perché Genova fin dal XII secolo aveva assunto 11 ruolo di un crogiolo culturale dove confluivano e si fondevano tendenze differenti, era divenuta un luogo d'Incontro tra l'Oriente bizantino e l'Occidente gotico, come lo sarà più tardi tra Toscana e Provenza, tra Lombardia e Fiandre: In questo gran porto, dove si Incrociavano francesi e greci, teutonici e catalani, to¬ scani, piemontesi ed emiliani, dove arrivavano e da cui partivano tante opere d'arte, si crea precocemente un gusto particolare che predilige og getti e tecniche lussuose. Il sigillo tombale di Simonetta e Perclvalle Lercarl (già in San Giovanni di Pré, 1259) è un frammento casualmente superstite di questo gusto esigente e ricchissimo le cui testimonianze sono scomparse totalmente, un capolavoro di microtecnica suntuaria, una sorta di pagina marmorea, miniata e suntuosamente decorata con argento e cristallo di rocca. Cosi il pallio prezioso che 1' imperatore d'Oriente Michele Paleologo donerà alla cattedrale pochi anni dopo e che lo mostra sotto la protezione di San Lorenzo, patrono di Genova, non sarà un unicum, ma si comporrà perfettamente nel fastoso mondo artisti co genovese che continuerà a mostrare una predilezione per le opere riccamente orna te come appare nel crocifisso di Barnaba da Modena che viene da Santa Maria della Vigna, dove il legno della ero ce è coperto da un meraviglioso tessuto dipinto con motivi rari e ricercati entro medaglioni, secondo uno schema che alla fine del Trecento sarebbe impossibile immaginare fuori Genova. Per ricostruire la storia ar Ustica, ancora tanto oscura di questa città nei secoli che la videro capitale del Mediterraneo le raccolte di Sant' Agostino propongono più di uno stimolo e di un suggerimento. Enrico Castelnuovo Genova. Resti del monumento funebre a Simon Boccanegra (Musco di S. Agostino, pari.)

Persone citate: Antelami, Giovanni Pisano, Ida Maria Botto, Lopez, Michele Paleologo, Musco, Perclvalle Lercarl, Roberto S. Lopez