Desiderio d'aprire alla società civile di Andrea Manzella

Desiderio d'aprire alla società civile Desiderio d'aprire alla società civile eli Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustralo la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario-». Fino a ieri si discuteva sui significalo di questo articolo 59 della Costituzione. Ciascun Presidente della Repubblica può nominare sino ad un massimo di cinque senatori a vita? Oppure, comunque, in Senato non possono sedere più di cinque senatori a vita? lxi seconda interpretazione è quella che di fatto aveva prevalso fino alla decisione di Pertini di nominare Norberto Bobbio e Carlo Bo. La facoltà di nomina dei Presidenti della Repubblica si era esercitala a mano a mano che si spegnevano le vite dei precedenti nominati. Luigi Einaudi, primo Presidente della Repubblica, uè creò addirittura otto: avendo (.scandalosamente» rifiutato il maestro Arturo Toscanini ed essendo morti, a poca distanza dalla nomina, il poeta Trilussa e il matematico Castclnuovo. Giuseppe Saragat ebbe il tempo di nominarne quattro; Antonio Segni, nonostante la dolorosa brevità della sua carica, tre; Gronchi e Leone, uno per ciascuno. Sandro Pertini, finora, tre: Leo Valiani, Eduardo De Filippo e Camilla Ravera. Non è difficile scorgere all'origine di questa interpreta zione riduttiva un pregiudizio politico di fondo. Era l'estrema diffidenza con cui una parte della Costituente aveva accollo l'idea che in Parla memo entrassero persone «estranee alla politica» e che, sia pure con un modesto numero di nomine dall'alto, si potesse alterare in qualche modo la composizione numerica dell'Assemblea fissata dall'elettorato. Questo pregiudizio fece accantonare, per 36 anni, l'altra possibile interpretazione, che pur aveva ed ha maggiori giustificazioni tecniche, Prima fra queste la considerazione che l'art. 59 non è una norma sulla ('Composizione» dell'Assemblea, ma è una norma attributiva di specifica facoltà al Presidente della Repubblica. Ed è assai difficile spiegare perchè questa facoltà dovesse essere condizionata, creando una vistosa disparità fra Presidente e Presidente. al dato casuale, e un po' Iettatorio, della maggiore o minore longevità degli illustri italiani in laticlavio. Mutati i tempi politici, appare logico che quella prassi interpretativa sia stata ora superata. Che (da politica non sia più nella politici" t1 un dato accettalo generalmente. Dui comunisti, che, anche quando sembravano in ristrettezze elettorali, hanno fatto sempre gran posto e festa agli (indipendenti di sinistra» (che ora costituiscono addirittura gruppo a sé nei due rami de! Parlamento). Dai democristiani, che agli (•esterni» hanno dedicato assemblee apposite e collegi elettorali prediletti. Dai socialisti, che nella- loro nuovissima «assemblea nazionale» hanno fatto entrare più di cento personalità «non politiche». Dai repubblicani, che nel loro consiglio nazionale hanno cooptato una decina di «intellettuali indipendenti». Più che ad argomenti semantici, la nuova interpretazione dell'art. 59, quella che ha consentito al presidente Pertini di nominare altri due senatori a vita, si richiama dunque a questa necessità, diffusamente avvertita, di aprire più numerosi canali tra una società politica, ai limiti dell'asfissia, e la società civile. Tanto più che, secondo i progetti della «Commissione parlamentare per le riforme istituzionali», dovrebbero spettare al rinnovato Senato prevalenti funzioni di controllo tecnico-politico e di consulenza sugli effetti sociali delle leggi. 1-a svolta interpretativa, d'altronde, è stata accompagnata da due precise garanzie. La prima, di ordine giuridico: il parere positivo del presidente e della giunta delle elezioni del Senato, cioè dell'Assemblea unica abilitata a verificare le, in ipotesi, ad impugnare) le nomine «eccedentarie». La seconda, di ordine vorremmo dire morale; che i due nuovi senatori a vita sona {bàtterà quelli che la Co-, stituzione vuole che siano, cioè cittadini, illustri anche internazionalmente, provenienti dal di fuori della cerchia dei politici di professione (e non, come troppo spesso è avvenuto, politici, sia pur degnissimi, sottratti, per meriti o per anzianità, alla «bagarre» elettorale). Andrea Manzella