REGISTA E ATTORE NELLA «MANDRAGOLA»

E* lui, Mario Scaccia ( REGISTA E ATTORE NELLA .«MANDRAGOLA») E* lui, Mario Scaccia Non era ancora sceso dall' auto che l'ha portato a Moncalierl per la serata di -Assedio*, che già si domandava «ma perché non ci fanno recitare in quel meraviglioso castello?'. Mario Scaccia, che ha presentato per alcuni giorni al teatro Carcano di Milano «La Mandragola- di Machiavelli di cui è regista e interprete, dopo questo primo appuntamento all'aperto con la stagione estiva toccherà, le piazze di quasi tutta la penisola. •Dovendo mettere su per questa estate un testo che non m'impegnasse molto come attore perché ne avrei dovuto fare anche la regìa, ho scelto "La Mandragola" che conosco profondamente — dice l'attore, che In scena veste 1 panni di Fra Timoteo — non ho velleità registiche, però ho una tale maturità come attore, come teatrante che, soprattutto con testi che ho varie volte rivisitato, posso anche permettermi di farne la regio.'. Ma «La Mandragola- ha un fascino anche sentimentale per Mario Scaccia, perché è legata a ricordi emozionanti della sua vita che lo riportano indietro nel tempo: nel '53 quando Sergio Tofano lo chiamò improvvisamente a sostituire Vittorio Sanipoli che sosteneva 11 ruolo di LIgorio e poi nel '62 e nel '64 quando riprese le recite nella parte di Fra Timoteo. •Per questo mio allestimento ho lavorato in profondità sulla parola, perché la cosa più affascinante di questo testo di Machiavelli è proprio la parlata scultorea cinquecentesca — dice Scaccia —. Sono convinto che non si può tirar fuori dal contesto rinascl- mentale e cinquecentesco, dalla fiorentinità di quel tempo "La Mandragola" come altri hanno fatto, anche se in teatro tutto è permesso'. Per questo spettacolo ha raccolto attorno a sé una compagnia di giovani attori che, anche se di varia provenienza, hanno tutti già lavorato con lui, grande sostenitore del teatro routinier. •Ho il senso vero di tutte le cose e in particolare del teatro ■— conclude Scaccia —, ognuno deve stare al suo posto e l'esigenza di un regista si sente: se io ho fatto delle regie, quando avevo soprattutto la mia compagnia, era perché non avevo i soldi per pagare un regista degno di questo nome. Il prossimo inverno riprenderò "Nerone" di Carlo Terron, dopodiché credo che non farò più reole». m. ma.

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