Israele ha cento frontiere di Furio Colombo

Israele ha cen to fron fiere I CONTRASTI CHE LO PORTANO A UN GRANDE ISOLAMENTO Israele ha cen to fron fiere Sono quelle, invisibili ma insuperabili, tra i gruppi politici e tra le fedi - Sono le reti metalliche intorno ai nuovi insediamenti; i confini tra le nuove città abitate da arabi e ebrei e le cittadelle fortificate di pionieri inflessibili - La linea di demarcazione tra sionismo e antisionismo - La solitudine di intellettuali e politici laici - Del Paese parlano tutti; col Paese, nessuno GERUSALEMME — Oli uomint clic vedete sul bordo della collina, col walkle tnlklc e la mitraglictla, forse sono uomini di guardia ai klbbutzlm. Gli attentati sono frequenti e in Israele non si è mai lontani dalla frontiera. O forse sono uomini del Gush Emunim, gente che disprezzo il klbbutz e la sua cultura socialista e crede nel diritto indiscutibile all'insediamento su questa terra. Da lontano decifrare i movimenti delle pattuglie sempre sul chi vive e impossibile. Ma potrebbero essere ortodossi di qualche Ycshlva (scuola delle antiche Scritture), che intendono affermare un principio che potrebbe essere violato, dagli arabi, ma anche dalla polista di Israele. O invece scrutano' l'unica strada che porta da Hebron, la vecchia città araba, al ìiuovo insediamento israeliano. Torpedoni di -nuovi cristiani» giunti apposta da Dallas si fermano occupando tutta la piazza. Una folla bianca e blonda comincia a cantare inni del fondamentalismo americano. Gridano parole sul Messia che sta per tornare, domani, adesso, fra poco. Il vento caldo scolla dai muri i manifesti elettorali con la faccia dell'ex ministro Ezer Weizman, figlio di uno dei fondatori di Israele, che promette cittadinanza e diritti anche agli arabi; di Shamir, capo del Likud, del governo e della destra nazionale, che vuole difendere a ogni costo la terra; di Sliimon Pcrcs, il laborisla. che preferisce l'integrità di un popolo a quella di un territorio, teme il futuro di itti «paese occupato-, respinge l'idea della guerra che non finisce. Qìii a Hebron, dove gli arabi sono terroristi, sono nazionalisti, sono per la coesistenza pacifica, in due Stati separati, oppure in un unico Stato; sono per la partecipazione politica, o per la resistenza più dura, e nessuno sarebbe capace, neppure tra loro, di dire dove passa il confine fra questi gruppi. Nessuno lo direbbe, comunque, nel silenzio ostinato di questi giorni del Itamadan. che prescriitono agli osse-vanti di astenersi da ogni segvr di vita sociale e ordinano il digiuno. Una bandiera I texani bianchi c biondi cantano a voce altissima «Jesus Jesus.. Nella polvere della piazza, ai piedi della moschea, applaudono a una gigantesca bandiera di Israele agitata dal vento infissa al balcone di un vecchio edificio nel mezzo della città araba Non sanno, e non mgliono sapere, di sostare sul bordo di una frontiera pericolosa e in visibile. Di qua c'è la moschea dove gli arabi impediscono ai non musulmani di entrare. Di là, dove sventola la bandiera, c'è il quartler generale del rabbino Levinger, che esige di abitare dentro il quartiere arabo per affermare il diritto dei popolo eletto. Non è del governo quella bandiera, e i soldati israeliani che si vedono sui tetti non sono li per proteggere il rabbino Levinger e la sua gente. Alcuni giorni fa quei soldati hanno fatto irruzione nella casa di Levinger, hanno arrestato collaboratori e parenti del rabbino nazionalista. Secondo la procura di Gerusalemme sono parte di un complotto per seminare il terrorismo tra gli arabi. Slavano per far saltare la «Moschea della roccia-, il luogo più sacrò per l'islamismo dopo la Mecca e Medina, la grande moschea che sorge sulla roccia da cui Maometto sarebbe volato al cielo, costruita sulle rovinedei secondo tempio di Israele, e fra le colonne della chiesa eretta per .11 santo del santi» da Goffredo di Buglione e dai suol crociati. Sulla collina, più in alto di Hebron, c'è uno del nuovi Insediamenti, favoriti dall'ex ministro Sharon, guardati con perjìlessità da Begtn, appassionatamente osteggiati dal laborls'l, dal «falci», dal klbbutzlm, dagli intellettuali credi della cultura liberale e socialista su cui è stato costruito Israele. Si chiama Kirlat Arba. Dentro è tutto nuovo, pulito, disegnato da architetti che conoscono questa terra, realizzato da tecnici che sanno come utilizzare davvero l'energia solare. Gli alberi sono stati piantati a migliala, la terra è stata forzata a diventare verde. Ma il territorio a pochi metri dalle ultime case è circondato da un'alta rete metallica, vi sono posti di blocco, punti di osservazione, torrette di guardia. Scendendo o poi risalendo verso Gerusalemme da Hebron, ci si deve fermare a Betlemme. Dentro la grande chiesa, fitte demarcazioni segnano territori diversi dell'eredità cristiana. I greco ortodossi hanno diritto a guidare i pellegrini in fondo alla grotta dove Giuseppe e Maria ìianno trovato rifugio. I cristiani russi però controllano l'abside della chiesa. I cattolici hanno autorità sul cortile e sulla spelonca in cui ha abitato Girolamo, padre della chiesa quando lavorava a tradurre la Bibbia dall'ebraico in latino. La rete di divisione si irradia dal centro della Città tutta araba, con un sindaco arabo, anch'essa avvolta nel silenzio del Ramadan. Ma sulle colline qui intorno si vede un fiorire di costruzioni. Qualdie volta sono klbbutzlm, sul modello della vecchia organizzazionc basata sul lavoro comune e sul rispetto delle altre culture. Qualche volta sono nuove città, aperte agli arabi e agli israeliani, che i>l- vono e lavorano insieme. Qualclie volta sono gli insediamenti voluti dal Gush Emunim, cittadelle fortificate di ploncri inflessibili, agricoltori. Gerusalemme viene avanti in un trionfo di luce, oggi il rabbino capo di Israele, die è un ex generale, è venuto a visitare il «Muro occidentale», definizione ufficiale e corretta del «Muro del pianto» davanti al quale pregano in lunglte file gli ebrei credenti. Sopra il muro, sulla sinistra, c'è la grande mosdiea costrulla sulle rovine del tempio. Si deve varcare una linea di demarcazione non solo simbolica per entrare nella mosdiea. Tocca ai poliziotti arabi decidere da fuori, alla porta. E tocca "à rappresentanti del clero islamico decidere, dentro, chi può- e chi non può visitare la pietra sacra di Maometto. Alle ragazze sbracciate vengono fatti indossare caffettani azzurri. I cristiani evitano la moschea c vanno a vedere la chiesa crociata. Gli ebrei, se viene loro dato il permesso, ispezionano il terreno cercando l punti su cui si vedono le rovine del secondo tempio, distrutto dai romani. Se lutto saltasse in aria con un'immensa carica di dinamite, una notte, hanno pensato i terroristi del «Gush Emunim., si potrebbe finalmente costruire il terzo tempio, garanzia dell'arrlito del Messia e inizio della redenzione. Lavoravano, si è scoperto, con fondi e complicità dei fondamentalisti cristiani di Dallas. A cento metri di distanza, da un lato, c'è il roccione del Monte Calvario, dove il prete cattolico volta irritato le spalle alle monache russe mentre lucida i candelabri della sua parte di chiesa, e le monache cercano di impedire che una parte dei fedeli e delle offerte scivolino verso l'abside, e raggiungano il prete greco che offre immagini e croci e sta seduto per terra, nel punto in cui Giuseppe d'Arimatea avrebbe sepolto Gesù. A cento metri di distanza dall'altro lato c'è la tomba di Davide, sotto una chiesa costruita dai cristiani per negare la traccia di ogni altra fede e sopra una stanza in cui sono raccolte tutte le testimonianze dell'antisemitismo nel mondo, da Hitler ai nuovi cristiani d'America. C'è un piccolo giardino fresco, accanto alla toìnba di Davide. Due studenti di una Yeshlva di scutono il Torah fcrvidamente, chinandosi in fretta su un testo che ciascuno ha di fronte, in un movimento rigido e ritmico del collo e del torso. Chissà perché, stanno discutendo in francese, benché i libri die hanno aperti davanti, su un tavolino da ristorante, siano in ebraico. Traducono aiutandosi col dito che percorre le riglie da destra a sinistra, in fretta, con precisione. Ognuno non contesta mai la lettura, ri prende o completa l'interpretazione del verso. Intorno non c'è che una sola frontiera dentro e fuori la Bibbia, dentro e fuori la fede, dentro e fuori lo sjHrlto della legge die si discute al modo in cui si pulisce un diamante. Per ri velarlo in tutto il valore, non per cambiarlo. Gradatamente, dentro Israele, si scopre dunque un'altra frontiera, la linea di demarcazione fra sionismo e ostilità al sionismo, contrapposizione aspra, incomprensibile da lontano. Sono sionisti gli intellettuali, i laici, i politici che vogliono dialogare col mondo, i leaders di partito die vogliono restituire le terre, coloro che sono in favore del diritti di voto per gli arabi, e ritengono che lo Stato di Israele corra il rischio di non essere abbastanza democratico. Sono i socialisti dei klbbutzlm, gli scrittori che predicano il seme comune dell'Occidente, i buoni e rispettosi conoscitori della cultura araba e della sua religione. Silenzio Sono sionisti Moshe Dayan, Shimon Peres, Ben Gurion, persino Begin. Sono antisionisti, insieme, i religiosi ortodossi di Mea Sharin, e i religiosi col mitra di Kiriat Arba, il rabbino Levinger che pensava di far saltare il tempio del monte e la sua inosdiea, il rabbino Hook che ha allevato i discepoli nella certezza assoluta che la terra non può essere restituita mai, in alcun caso, perché il popo¬ lo di Dio non può scendere a patti. E sono antislonlsll i terroristi arabi. Arafat, il Pio, tutte le sinistre del mondo insieme con i terroristi israeliani appena arrestati, i rabbini fanatici, quella parte della nuova cultura religiosa di Israele che crede nella Bibbia, non nei trattati, e non intende sottoporre la Bibbia ai compromessi della storia. Nelle cento frontiere, esterne e interne di Israele, qual 6 la parte più debole? In questa terra di febbre, fra cristiani che si disputano i centimetri di chiesa, i fondamentalisti che bloccano il traffico per proclamare l'avvento, il doppio complotto degli evangelisti di Dallas e degli ortodossi di Kiriat Arba clic con l'esplosione del tempio vogliono far tornare o arrivare il Messia, i terroristi arabi pronti a far rotolare la bomba dentro la cucina del klbbutz, in mezzo ai bambini, un grande isolamento circonda gli intellettuali e i politici laici. Non sono affatto una minoranza, ma i cristiani parlano con le loro chiese, i fondamentalisti complottano con le loro organizzazioni, i terroristi hanno le loro centrali. Persino il Papa ritiene opportuno pubblicare «una carta» sul modo di regolare la vita delle fedi a Gerusalemme senza domandarsi perché non può farlo a Roma e senza pensare di rivolgersi al governo locale. Anche l'America, die il mondo Immagina come il padre-padrone di questo piccolo Stato, ne sa poco e non ama discuterne, se non come problema strategico. Qui arrivano armi e silenzio, pellegrinaggi imbarazzati e visitatori die fanno elogi frettolosi c partono subito, senza ascoi-, tare le voci. Come testimonia «Terra di Israele», l'ultimo libro di Amos Oz, scrittore die altrove sarebbe «di sinistra:., ma die la critica del mondo si limita a definire sobriamente «Israeliano», l'intellettuale, chiede appassionatamente al rabbino di dialogare col mondo, di parlare con l'Occidente. Il rabbino (il fondamentalista come Kook, l'agitatore come Levinger, il politico come Kahane) risponde che si deve parlare solo con Dio. In questo modo si risparmia la delusione che colpisce la parte laica, democratica, «sionista» del Paese. Di Israele parlano tutti. Con Israele nessuno. Furio Colombo