Si può morire per i capricci di una perfida Marianna
Si può morire per i capricci di una perfida Marianna L'Estate teatrale di Borgio Verezzi aperta da De Musset, con la Pitagora Si può morire per i capricci di una perfida Marianna DAL NOSTRO INVIATO BOROIO VEREZZI — I Grandi Sentimenti uccidono più della spada. Non sempre, | si capisce ; ma con Alfred de Musset, quadrumviro romantico di inossidabile malinconia, 1 Grandi Sentimenti ì sono un distillato tossico che finisce per paralizzare, magari con levità, nel cerchio d'un plenilunio e fra gli acuti profumi della notte mediterranea. • De Musset è l'autore che ha aperto l'estate teatrale di Borglo Verezzi. Nella piazza Sant'Agostino, Carlo Simonl, alla sua prima esperienza registica, ha proposto I caprìcci di Marianna che, pur essendo meno noti di Lorenzaccio, sono, secondo alcuni, 11 capolavoro drammatico demussettiano. E' una tragedia lirica del 1833, rappresentata dopo molti rimaneggiamenti nel 1851 e accolta con sconcerto per la «libertà licenziosa» che la dominava e per 11 cannibalismo morale' che regolava 11 rapporto tra Cello e Ottavio. Il primo è un giovane malinconico e sensibile, innamorato della gelida Marianna, sposata al vecchio e geloso Claudio; 11 secondo è un gaudente che, per amicizia di Cello, cerca di aprire il duro cuore di Marianna. Ma l'anima delle donne è capricciosa. Marianna, scopriremo, non è una rosa del Bengala, senza spine e senza profumo; In realtà e animata da una stizza tutta femminile e quando Ottavio le dice, mentendo, che l'amico Cello cercherà altre donne, cambia atteggiamento, dichiara che non sarà piti spietata con 1 corteggiatori. Anzi, gli fa capire che preferirebbe lui a Cello e gli dà un nastro che Ottavio dovrà restituirle quella notte. Ma 11 destino è un burattinaio capriccioso. Ottavio manderà al convegno Celio e Cello morirà, trafitto dal sicari di Claudio. Ora Marianna potrebbe avere Ottavio, che In fondo la ama. Ma 11 terribile nodo della lealtà verso l'amico rende Impossibile questa soluzione. Ottavio la respinge, Amore e morte sono dunque 11 grande concertato che accende e divora quest'opera elegantissima e vagamente oratoria. Il tema è esplicitamente indicato da de Musset con la citazione del versi leopardiani (•Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte ingenerò la sorte...') e viene condotto alle estreme conseguenze con una vena più lirica che drammatica. Carlo Simoni si accosta a questa difficile e sdrucciolevole materia con grande rispetto e un senso d'equilibrio che ha evitato le possibili cadute nel patetico e nel «ZarmoyanU. Uberto Bertacca gli ha disegnato una scena astratta e forse un po' macchinosa, con quel pannelli neri che slittano lateralmente e un terzo che s'abbassa e si alza a ponte levatolo. E' uno spazio allusivo e interiore, che Simoni ha diviso In due parti. Un angolo è 11 luogo della malinconia, regno del lamentoso Celio, l'altro è 11 luogo della vita, delle donne, del carnevale, frequentato da Ottavio e desiderato da Celio. Anzi, è la zona del frutto proibito e Infatti, non appena vi si avventura, Celio muore. E' un'impostazione persuasiva, intorno alla quale Simoni fa ruotare l'Intero spettacolo. Ci sarebbe piaciuta una maggiore stringatezza dei' tempi (soprattutto nel primo atto) e un «taglio» un po' meno televisivo, con le scene che sono veri e propri movimenti di camera e 1 primi plani e le parti a due Introdotti e accompagnati dal commento musicale di Mario Nasclmbene, elegante e a tratti un po' Invadente. Il gioco, poi, si affida e si risolve nella prestazione degli interpreti che, a parte qualche opaca figura marginale, danno efficace caratterizzazione ai personaggi. E' bravissima Paola Pitagora nel suggerire la natura capricciosa di Marianna. Giorgio Bonino dà fervore e ombre molto romantiche a Celio. Lo stesso Simoni è 11 disincantato e dongiovannesco Ottavio. Ricordiamo il Claudio di Gino Pernice, restituito con tocchi di controllato grottesco, e la Erminia di Paolo Daplno. Osvaldo Guerrieri Giorgio Bonino e Franco Simoni in una scena dello spettacolo che ha inaugurato la stagione di Verezzi
Luoghi citati: Borgio Verezzi, Verezzi
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