Il selvaggio di Menotti ha un cuore pucciniano di Giorgio Pestelli

Il selvaggio di Menotti ha un cuore pucciniano Spettacolo di mestiere e di buon gusto al Festival Il selvaggio di Menotti ha un cuore pucciniano SPOLETO — Il terzo spettacolo musicale allestito dalla ventisettesima edizione del Festival del Due Mondi è l'opera In tre atti di Qlancarlo Menotti L'ultimo selvaggio, scritta nel 1963 per l'Opera Comlque di Parigi, ripresa l'anno dopo al Metropolitan di New York, poi a Venezia e Trieste e qualche altra volta In Europa, sempre con soddisfazione del pubblico. Lo spettacolo spolctlno, andato In scena al Teatro Nuovo, ha coinciso con 11 compleanno di Menotti (nato 11 7 luglio 1911) e quando 11 compositore, e nume del luogo, si è presentato in proscenio per ringraziare, anche chi non aveva consultato enciclopedie o annuari musicali ha capito sentendo la Spoleto Festival Orchestra e il Westmlnster Choir intonare l'augurale .Happy birthday to you. fra un diluvio di applausi. Com'è questo lavoro del maestro italo-americano, autore anche di libretto e regia? L'idea, come sempre, è ricca di mordente: il commerciante americano Scattergood e il marajà di Rajaputana intendono combinare le nozze del rispettivi figli contando di rassodare le loro ricchezze. Ma la figlia del primo, l'antropologa Kltty, subordina le nozze alla cattura e all'Incivilimento di un uomo primitivo, l'ultimo selvaggio appunto; il quale, non trovandosi In natura, viene finto dallo stalliere Abdul, che sta al gioco vestendosi di pelli come Tarzan e battendosi 11 petto nella gabbia In cui s'è fatto rinchiudere. Il progressivo innamoramento fra l'antropologa e 11 selvaggio. 11 rifiuto della civiltà moderna, il ritorno alla foresta vergine (dove la ragazza farà però recapitare frigorifero e televisione) sono lo sbocco umoristico della vicenda. Il piglio satirico contro la civiltà americana, meccanizzata e pubblicitaria, è blando: a Menotti interessa piuttosto la gaia commedia, l'intreccio sorridente. La sicurezza della sua mano si fa sentire più volte: nell'opposizione fra 11 canto coloratura, i meccanici vo- calizzl della Kltty americana (la brava Marina Bolgan) e il melodlzzare disteso, tendente alla popolaresca barcarola, degli Indigeni Abdul e Sardula; nello scrupolo artigianale con cui non si perde una sillaba dello spiritoso libretto; nell'avvio felice di .Arlettes. In stile francese, in spunti rossiniani, nella caricaturale fuga che conclude 11 secondo atto, quando 11 selvaggio resta frastornato dallo strepito di un ricevimento nell'alta società. Anche 11 cuore pucciniano di Menotti ha 1 suol momenti, nelle pagine espressive di Abdul («Mi son venduto la libertà, la miajgapanna è un paradiso.) e soprattutto di Sardula la cui parte, affidata alla fine Cristina Rubln. è stata in¬ fatti la più applaudita. Tuttavia, nell'Insieme, si ha una sensazione di prolissità e di certo non c'è quella economia di linea che fa la fortuna di Amelia al ballo, e del Telefono, della Medium o del Console. Sarà la solita, fatale Influenza della Francia sugli spiriti operisti italiani? L'ultimo selvaggio Infatti, commissionato dapprima dal grande Opera, solo In un secondo tempo fu pilotato sull'OpéraComlque: qualcosa di ampolloso gli è rimasto attaccato, lo si vede bene alla fine, con la tripla conclusione di un vaudeville, di un finale all'Italiana, e finalmente di un duetto. Lo spettacolo scorre sul binari della disinvoltura, del mestiere e del buon gusto, costanti In tutte le regie di Menotti: tra gli Interpreti (ce ne vogliono sette di primo plano) spicca per prestanza fisica e musicalità Louis Otey (il selvaggio), un intrepido marcantonio da uno e novanta; Gianni Vanzelli, Ambra Vespasiani (spassosa moglie del marajà), Francois Loup, William Llvlngston tutti bravi, e cosi pure la turba degli Interpreti minori fra cui si nota Florlndo Andreolll. Beni Montresor firma scene, costumi e luci, ed è un'altra prova riuscita, specie nella scena americana, con la presentazione del Selvaggio al mondo della finanza e della cultura. Il direttore Baldo Podio ha tenuto bene le redini della serata, sia spronando l'orchestra sia nel collegamento non facile con il palcoscenico. Giorgio Pestelli SPOLETO FESTIVAL 84 Mnrina Bolgan (Kitty) e Ixwis Otey (l'atletico selvaggio) in un momento dello spettacolo

Persone citate: Ambra Vespasiani, Baldo Podio, Beni Montresor, Bolgan, Francois Loup, Gianni Vanzelli, Louis Otey, William Llvlngston

Luoghi citati: Amelia, Europa, Francia, New York, Parigi, Spoleto, Trieste, Venezia